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I Templari a San Gimignano

San Jacopo a San Gimignano

San Jacopo a San Gimignano

di Augusto Codogno

SAN GIMIGNANO. Come Siena, anche San Gimignano fu una città dove i Poveri Cavalieri di Cristo, detti Templari, ebbero una loro magione. Questo Ordine Monastico-Militare, nato in Terrasanta dopo la prima Crociata, si era espanso in modo capillare in tutta la nostra penisola ed anche in Toscana si contavano numerosissime dimore (domus templi), soprattutto lungo le arterie stradali principali. Così anche la francigena pullulava di mansioni templari (domus templi) e spesso erano presenti, in contemporanea, anche chiese e ospedali di altri ordini.

Nel caso di San Gimignano ad esempio, sono testimoniati già nei primi anni del XIII° secolo i Cavalieri di San Giovanni Gerosolomitano, detti poi Cavalieri di Rodi e successivamente di Malta.

Dove erano i Templari?

I segni inconfondibili dei Templari, ma anche le documentazioni storiche, ci dicono che anticamente possedevano due chiese, un ospedale, orti, case e terreni fuori e dentro le mura. Come scriveva anche lo storico V. Coppi nel 1695 (Annali-Memorie ed huomini illustri di Sangimignano): “La Chiesa del Tempio era la Chiesa oggi di San Iacopo, fabbricata da Ruggiero Baccinelli, come dice Messer Lodovico, degli avanzi delle spoglie rapite nell’acquisto di Gerosolima (Gerusalemme) fatta da Goffredo di Lorena, e la Porta del Bigazzino si diceva ancora del Tempi”.

In effetti la Porta del Bigazzino, ora sostituita da un passaggio sopraelevato fatto in tarda epoca dalle suore, continuò per molto tempo a chiamarsi la “Porta del Tempio”, anche dopo che l’Ordine dei Templari fu definitivamente soppresso con bolla papale del 1314. Sempre secondo il Coppi: “Similmente era de’ Templari anche la Chiesa di San Giovanni, oggi de’Padri di San Francesco, quali la Comprarono dal Commendatore Buondelmonti, ed ancora si vedono molte armi dietro al Coro, ed alcuni con residui della Croce che era rossa in campo bianco”. In realtà l’antica chiesa di San Giovanni, ora chiamata San Francesco, dovette essere, ritenendo veritiera la supposizione del Coppi, passata da subito nelle mani dell’altro Ordine (di Malta) con l’annesso ospedale. E’ pur vero che in questa seconda chiesa, ci sono entrambe le simbologie, come la croce templare e l’agnello crucifero, cosa che può farci confondere le idee, ma la titolazione ci è di grande aiuto.

Per far chiarezza, mentre San Jacopo era il Santo prediletto dai Templari, San Giovanni lo era per i Cavalieri di Malta detti appunto “Giovanniti”.

La tragica fine dei Poveri cavalieri di Cristo, cominciata con la retata di Filippo il Bello del 1307 ed i successivi processi per eresia dei loro Gran Maestri, culminò con l’esecuzione capitale (sul rogo) e la definitiva chiusura dell’Ordine con bolla papale. A quel punto tutti i beni mobili ed immobili dei Templari (almeno in Italia) passarono per ordine del Pontefice agli Ospedalieri. Ed anche a San Gimignano, così come a Siena e Poggibonsi, le chiese e gli ospedali cambiarono ordine e divennero di proprietà dei Giovanniti che a questo punto erano doppiamente presenti nel territorio e dovevano gestire entrambe le magioni. Questo ha dato luogo a molti errori storici e molta confusione poiché alcune antiche “mansio” che a metà del 300 erano gestite dai Cavalieri di San Giovanni erano in realtà anticamente Templari. Anche l’accanimento contro questo ricchissimo ordine da parte della Chiesa, che oltre alla suddetta Bolla promosse anche la damnatio memoriae, contribuì a cancellare antichi simboli, scritte e testimonianze scomode dei frati rossocrociati con tanto di scalpellazione da facciate ed interni.

Anche a San Gimignano, sulla spinta emotiva dell’arresto e la contemporanea divulgazione delle false accuse ereticali, ci fu un probabile assalto a San Jacopo, tanto che nel 1308, la Magione del Tempio, fu ridotta in rovina “dalla furia del popolo o da altro che accadesse”. Sempre dal Coppi: “questo si deduce chiaramente, perché in detto libro di stanziamenti, il dì 22 d’Agosto di detto anno 1308 trattarono di stanziare buona somma di denari per la restaurazione della magione del loro Tempio, e Messer Folchino Moronti, Messer Primerano Soldato Ardighelli, Messer Conte di Vanni Pellari, Ser Merazio Guidi, e Ser Ranuccio di Rinaldo Torsi, vi consentirono, che erano i cinque del Consiglio di spese”. “Oltre allo finanziamento fatto per resarcire questa Magione del Tempio, provvedde parimente il Comune d’ogni necessario sostentamento i Padri Eremiti di S. Agostino, che nel mese di Settembre vennero a fare il loro Capitolo Provinciale a S. Gimignano”.

Ma a San Gimignano c’erano anche tanti altri beni posseduti dai Templari:

Era attenente alla Chiesa del Tempio di S. Iacopo, ancora l’Orto grande, che si possiede oggi dalle R.R Monache Vallombrosane del Monastero di S. Girolamo, e similmente la Croce de’ Templari si vede nell’architrave della porta della Chiesa di S. Matteo.

Avevano molte Case ed effetti che si posseggono oggi in parte a livello da diverse famiglie, come da quella de’ Moronti, Laccini e Ridolfi, e anticamente ne avevano un livello di Beni in casa Gamucci.

Questi effetti de’ Templari per essere immobili furono consegnati alla Religione degli Ospitalarj oggi di Malta, per accrescere la Commenda di Poggibonsi, quale si chiama la Commenda della Magione di Valdelsa”.

Dunque secondo il Coppi (1695), anche la Chiesa di San Matteo fu originariamente Templare.

La chiesa suddetta oggi porta il nome di San Bartolo, ma tale titolazione gli fu data solo nel 1300 per via di un Santo locale (nato nel vicino castello di Mucchio da Giovanni Bompedoni), che morì assistendo i lebbrosi nel lazzaretto di Cellole di cui ne era rettore. Più anticamente era dedicata a San Matteo, nell’omonimo borgo e sembra esistesse già nell’anno 1173, ma il toponimo è rimasto oggi solo alla Via ed alla Porta.

A quei tempi la Chiesa era fuori dalla cinta muraria di San Gimignano, (molte magioni si trovavano appena fuori delle porte cittadine, per dare ricovero ai pellegrini che arrivavano a tarda ora, quando le porte erano già chiuse). Successivamente con l’allargamento della cinta muraria si ritrovò inglobata all’interno.

Nell’architrave della porta di ingresso è ancora visibile una croce templare, erroneamente attribuita ai cavalieri di Malta.

Se questa fu probabilmente una chiesa templare, lo fu matematicamente quella di San Jacopo.

Mentre la fondazione della Chiesa è ancora avvolta dalla leggenda, un “hospitale de Templo” è testimoniato in un documento del 30 Luglio 1221 (cit. R. Stopani “ Chiese medievali della Valdelsa”, pag. 168) ed in un altro del 12 Settembre 1257 (idem). Ed ancora il 10 Luglio del 1261 quando ricevette un prestito di 10 lire d’argento da Richardino del fu Scotto impegnandosi a restituirle “se et suos successores et bona omnia dicte domus predicte”. Il rettore della Chiesa e dell’Ospedale adiacente era in quel tempo “frater Rugerius rector et administrator ecclesie seu domus Sancti Jacobi de Templo in Sancto Geminiano sitae” (dal Volume Gli Spedali dell’antica Diocesi di Volterra – M. Battistini, pag. 98)

Dopo essere passata agli Ospedalieri (Priorato di Pisa), dal 1599 entrò a far parte della Commenda di Poggibonsi (sempre dello stesso ordine), ma veniva officiata dalle vicine monache del Convento di San Girolamo le quali, nel 1657, ottennero la facoltà di costruire quel cavalcavia già citato precedentemente per il loro comodo di poter passare dal monastero alla chiesa senza attraversare la strada.

Il paramento murario della Chiesa di San jacopo è formato da conci di travertino nella parte inferiore mentre la parte superiore è composta da mattoni zigrinati disposti in maniera irregolare.

La facciata è a capanna ed il portale a tutto sesto ha, nell’architrave, una croce dell’Ordine Templare in rilievo.

Appena sotto la cuspide della facciata sono inserite tredici formelle smaltate di provenienza magrebina o siriana databili tra la fine del XII secolo e i primi del XIII, probabilmente residuo delle crociate.

L’ultimo templare sangimignanese di cui esiste memoria fu tale Fra’ Egidio che nel 1312 veniva indicato come precettore di San Jacopo e che, come tanti altri, fu costretto a subire il processo per eresia a Firenze.

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