Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto

La Triplice Cinta dei Templari a Frosini, gioco o simbolo esoterico?

CHIUSDINO. Stavolta divertiamoci e stupiamoci con un simbolo assai caro ai Templari e presente in molti luoghi dove questi Cavalieri vissero. Nei miei numerosi articoli di storia locale, che ormai da un paio di anni sono pubblicati sul Cittadino Online, non ho potuto fare a meno di notare che quello più letto, più gettonato, è stato sicuramente quello sul “Sator” incastonato nel Duomo di Siena. Il fatto che oltre 1200 persone abbiano letto questo piccolo trattato, peraltro incompleto di riferimenti bibliografici e di archivio, mi ha convinto del grande interesse che suscitano i simboli esoterici nel pubblico.

Questo comporta, da parte del singolo curioso, una ricerca sulla rete e una voglia di approfondire questo genere di argomenti. Ovviamente, il fatto di non inserire note e numeri da parte mia, è una scelta derivata dal fatto che si tratta di articoli che devono essere obbligatoriamente poco lunghi e di facile comprensione per tutti e non solo per gli addetti ai lavori. In realtà ogni articolo è frutto di accurata ricerca e documentazione comprovata che mi riprometto di far avere a chiunque ne richieda gli estremi per motivi di studio.

Ma veniamo ai Templari di Frosini e alla cosiddetta “triplice cinta”(vedi figura), conosciuta anche più volgarmente come “filetto”, ma anche come “Mulino, Mulinello, Smerello, Tris, Trex, Tria” ed all’estero come “Morels” in Spagna, “Merelles” in Francia ecc. ecc. fino alle estreme terre d’oriente. Questo simbolo è composto in sostanza di tre quadrati, l’uno dentro l’altro, ma non si disdegnano anche varianti come quelle di tre cerchi concentrici.

Il fatto che mi incuriosisce di più però, è che la triplice cinta si trova molto spesso in alcuni edifici, chiese, ospedali, appartenuti all’Ordine Monastico Militare dei Poveri Cavalieri di Cristo, altrimenti detti Templari. Nella nostra zona, ad esempio, compare a Frosini, San Galgano e Arcidosso, tutti luoghi frequentati o abitati dai Templari. Il simbolo in figura ad esempio, proviene dalla località di Frosini che agli inizi del XIII secolo era sede di una Magione del Tempio.

Alcune precisazioni sul Castello e sulla Magione di Frosini

Questa località, posta oggi sulla strada Statale 73 che da Siena va a Grosseto, era dopo al mille un importante castello ed un borgo per la via che andava verso le colline metallifere. Qui si ergeva uno dei castelli dei Conti Gherardeschi che fu donato (in parte) nel lontano 1004 al Monastero di Santa Maria della Serena. In realtà l’atto di donazione precisava che solo una parte di esso veniva regalata: “castello de Frosini sexta parte cum ecclesia sancti Michaelis archangeli cum curte” e con esso anche la locale chiesa di S. Michele Arcangelo. Questa zona, che apparteneva in quel tempo alla Diocesi di Volterra, entrò ben presto nelle mire dei senesi che riuscirono pian piano ad impossessarsene, ma non senza conseguenze armate. Infatti il castello sopracitato subì diverse distruzioni, anche da parte della vicina Siena che, una volta conquistato definitivamente, ne smantellò le mura. L’intera area poi, una volta divenuta potente la vicina Abbazia Cistercense di San Galgano, venne amministrata interamente dai frati (compreso il castello). Inutile ricordare che i cistercensi senesi in quei tempi erano validi alleati del Comune di Siena.

Non mi dilungherò ancora sulla storia di Frosini e del suo castello perché la testimonianza della magione templare che a noi interessa non riguarda questo sito. Lo so che per molti sarà una delusione, ma recenti ricerche (non solo le mie) vanno in un’altra direzione. La cosiddetta “Mansio Templi de Fruosina” non fu mai nel castello di Frosini ma ad un paio di chilometri da esso, in un podere che ancora oggi è chiamato “Magione”. Tra il castello ed il podere sopra citato vi è un altro podere chiamato “Valloria”. La strada antica infatti passando davanti al castello si dirigeva ad ovest passando prima da Valloria e poi dalla Magione, traversando poi subito dopo il torrente Feccia. Tutta questa zona, dopo al mille, era tutta compresa nella Diocesi di Volterra ed era sottoposta a quel Vescovo. Con gli inizi della costruzione del Monastero di San Galgano e la sua imponente ascesa politico-amministrativa (XIII° secolo), tutti i beni di quest’area finirono nella mani dei monaci cistercensi di origine francese ed anche la nostra Magione, ma solo dopo la soppressione dell’Ordine dei Templari (1307/1312).

La presenza dei Templari a Frosini è testimoniata da una carta del Fondo di S. Agostino di Siena, nel nostro Archivio di Stato e risale al 1243 (3 Gennaio). Questo documento non è altro che una confessione di debito di 12 staia di grano fatta da fra’ Ulivieri, Rettore della Casa del Tempio di Fruosini. La pergamena però ci dice ancora molto altro. Per esempio che la Magione dei templari è posta nella Corte di Frosini e ciò ci conferma che non era nel castello, ma anche che i Templari erano in lite con Ranieri di Ildebrando di Ranieri e Gherardo conte di Frosini, probabile padrone della fortificazione.

Templari e Cistercensi

Tra i Templari e i Cistercensi c’era sicuramente una simbiosi particolare.

Bernardo di Chiaravalle ad esempio, (San Bernardo fu una figura primaria di questo ordine religioso derivante da una riforma di quello benedettino) fu colui che sponsorizzò per primo la nascita e la divulgazione in Occidente dell’Ordine Templare, si prodigò nel far si che i “Poveri Cavalieri di Cristo” fossero ben accetti al papato ed a tutte le corti europee, compose nel 1135 un trattato di lode a favore del nuovo Ordine Monastico Militare (“De laude novae militiae ad Milites Templi”) ed anche la Regola dei Templari che poi fu approvata dal Papa, sembra sia stata dettata da lui in persona.

Dunque un rapporto molto stretto, tanto che anche le mansioni templari furono create ad immagine delle “grance” (cistercensi per quanto riguarda il sistema di amministrazione e autoproduzione agricola). Tutto questo per dire che la “corte di Frosini” all’interno della quale era la “mansione” dei Templari aveva un suo castello, un paio di chiese e la magione stessa. Apparteneva tutto ai conti Gherardeschi e ciò fu confermato anche nel 1235, quando Pagano Vescovo di Volterra lo ribadì in un atto stipulato nella chiesa di San Nicola al quale erano presenti anche il prete Nicola di detto castello.

Questa chiesa detta “ecclesia Sancti Niccolay de Fruosini”, compare anche in un atto precedente (1221), retta da tale prete Pietro, ma il tutto ci fa dubitare sul fatto che nelle carte del 1004 a Frosini era invece indicata la chiesa di S. Michele Arcangelo, tuttora esistente appena fuori del castello. Fatto sta che la magione templare, ubicata a due chilometri dal castello, vicino al torrente Feccia, doveva avere anch’essa una chiesetta e un piccolo ospedale. Intanto il signore di Frosini, (Conte Pepo di Ugolino), aveva cominciato a vendere terreni e beni di questa corte ai monaci cistercensi di San Galgano a partire dal 1229 e dal 1230.

Frosini aveva ancora il Castello ed i suoi uomini facevano il turno di guardia alla torre (un bell’elenco delle “guayte” o “guardie” del 1221 è ancora in toto consultabile). In poche decine di anni i cistercensi diventarono padroni assoluti del territorio ed anche del podere Valloria, vicinissimo al castello, che divenne una delle loro “grance”. I Templari, ancora presenti ed autonomi nella loro magione, li troviamo durante tutto il XIII° secolo mensionati nelle carte della Abbazia di San Galgano (dette Caleffi) in quanto vicini, confinanti ed adiacenti di tutte le loro proprietà in Frosini. La Magione era ancora presente nel 1302/1304 quando per il suo ruolo di difesa dei pellegrini e caposaldo dell’ordine, veniva dal Vescovo di Volterra esonerata dalle decime. Dopo il 1312, quando ormai l’Ordine dei Templari era stato abolito, della Magione poco si sa, se non che anch’essa finì tra i possedimenti dei monaci cistercensi.

In genere tutti i beni templari, per decisione e bolla papale, dovevano passare all’altro Ordine Equestre detto Cavalieri Ospedalieri di Gerusalemme (poi di Rodi ed infine di Malta), ma questi di Frosini probabilmente furono un eccezione. Tutta l’area continuò ad essere gestita dall’Abbazia di San Galgano e poi finì in amministrazione di “Commenda” a vari prelati e porporati tra cui ricordiamo il Cardinale Giuseppe Maria Feroni sotto il Governo di Pietro Leopoldo. Dell’antica “Mansio Templi” sita nel podere “Magione” di Frosini nulla rimane se non la certezza che un tempo remoto fosse esistita davvero e alcuni segni templari nei dintorni. Oltre ad una croce rossa dipinta nell’eremo di Montesiepi, ci sono anche testimonianze dei Cavalieri del Tempio a Frosini e a San Galgano con la presenza di ben due “triplici cinte”. Qualcuno ha sostenuto a più riprese che si trattasse di un semplice gioco, il “filetto”, conosciuto già nel medioevo e ciò potrebbe essere avvalorato dal fatto che i nostri cavalieri erano anche abili giocatori di scacchi. In realtà questo “Segnio” veniva dipinto o scolpito perché rappresentava un simbolo. Ecco perché lo troviamo spesso nei luoghi di culto, nelle colonne delle chiese, nei capitelli, negli scalini di luoghi sacri ed importanti. Ed ecco perché spesso è nelle pareti e in verticale. Che senso avrebbe metterlo in una posizione così scomoda se fosse stato apposto con un intento meramente ludico? Dovrebbe essere in orizzontale, se fosse solo un gioco da fare per ammazzare il tempo nei momenti di calma.

Su quello che poi rappresenti da un punto di vista filosofico, alchemico, numerologico, esoterico è come al solito argomento paludoso, ma proviamo ad accennare qualche studio in proposito. La triplice cinta e le sue varianti più prossime sono presenti in tutti i popoli del mondo (Luk Tsut Ki in Cina), nelle rovine della città di Troia, in alcuni siti sepolcrali dell’età del Bronzo, nelle navi Vichinghe ecc…. E’ anche vero che essa deve aver assunto una particolare considerazione nel Medioevo. Osserviamo in proposito alcune caratteristiche di questo simbolo.

Dal punto di vista numerologico, va notato che la combinazione delle tre cinte quadrate dà origine al sistema duodenario. Ma c’è anche un collegamento con l’Astrologia in quanto le otto linee inscritte nel quadrato formano lo schema nel quale gli antichi astrologi rappresentavano lo Zodiaco. Per molti studiosi questo simbolo deve essere accostato alla mitica “Gerusalemme Celeste” (Apocalisse 21), con le sue dodici porte, sempre descritte nell’ordine di tre per ciascun lato.

Secondo altri la “triplice cinta” veniva rappresentata dai Templari per indicare luoghi con particolari sacralità telluriche o magnetiche. Scrive in proposito lo studioso italiano Aldo Tavolaro che questo simbolo voleva indicare l’ “omphalos” della zona, cioè il centro di energie fisiche (correnti telluriche, magnetiche e cosmiche) che possono venire esaltate da un gruppo di persone legate da alta spiritualità e che può servire ad amplificare ed esaltare il risultato di una profonda preghiera comune. Secondo Renè Guenon è invece la rappresentazione dei tre gradi di iniziazione presenti in ogni scuola esoterica, compresa quella Druidica. Rappresenterebbe la gerarchia, ed i tre cerchi indicherebbero la vita e l’esistenza, analoga ai “tre mondi” della tradizione Hindu. Non è certo quale di queste teorie fosse la più cara ai templari, o forse nessuna di queste, ma comunque la pensiate di una cosa si può essere certi: la triplice cinta ed i templari hanno un unico filo che li lega e quasi sempre dove è l’uno, troviamo l’altro.

Nessuno di noi ha la verità in tasca ed ognuno è libero di pensarla come vuole, ma prima di lasciarvi ancora una piccola notizia che vi potrebbe interessare.

Quando il Re francese Filippo il Bello (nel 1307) decise di imprigionare i gran maestri Templari e di accusarli di eresia, dovette ritardare la loro esecuzione capitale per problemi politici dovuti ai rapporti con la chiesa di Roma. In realtà tutto era già stato deciso e si sarebbe concluso con un rogo pubblico, ma solo alcuni anni dopo. In questo periodo il Gran Maestro J. De Molay ed i templari più importanti furono secretati nella prigione del castello di Chinon in Francia. Nella grotta dove furono torturati e dove vissero i loro ultimi mesi troviamo scolpiti nella roccia diversi simboli tra cui spicca quello della “Triplice Cinta”.

1 Commento

  1. Andrea Tigli

    Buongiorno, ho letto con interesse l’articolo e vorrei segnalare in proposito un sito espressamente dedicato allo studio e alla ricerca della Triplice Cinta in Europa: http://www.centro-studi-triplice-cinta.com/ a
    In esso, oltre a quello di Frosini oggi purtroppo rubato, si segnala anche quello di Siena.
    Spero di aver fatto cosa gradita

    Reply

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