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Porta di Busseto: la seconda puntata

Il toponimo dovrebbe aver origine dal latino "Buxus"

di Augusto Codogno

SIENA. (Seconda ed ultima parte)

Dopo aver ampiamente parlato, nella puntata precedente, dello scomparso Monastero di San Giovanni a Busseto, veniamo ora ad occuparci della Porta che si apriva in questo tratto di mura, poco lontano dal Fortino cinquecentesco di Baldassarre Peruzzi e da Porta Pispini. 

La Porta di Busseto

Sebbene sia da secoli tamponata, Porta Busseto è ancora ben visibile sia dall’esterno che dall’interno della cinta muraria. La cosa più semplice, per chi volesse toccarla con mano, è quella di entrare dentro il Distretto Militare, nella Contrada del Nicchio e dirigersi a sinistra del forte del Peruzzi. Da questo lato, sono ancora visibili tracce di affresco di colore blu sulla parte superiore della volta. Il toponimo “Busseto” dovrebbe aver origine dal latino “Buxus” e cioè dalla pianta di Bosso, che in queste vallate, e quindi anche in quella del Riluogo, era abbastanza diffusa, anche nella forma cosiddetta “a siepe”.

Il Borgo dell’ Abbadia Nuova, che prese il nome dall’omonimo Monastero costruito vicino a Porta Pispini, si era sviluppato “extra moenia” a fine 1100. A partire da questo secolo, molte case e palazzi, andarono a formare un nuovo quartiere che si prolungò al di fuori di Porta San Giorgio e Porta S. Maurizio, ma solo successivamente venne incluso dentro una cerchia di mura. Tuttavia a metà del 1200 le porte di Busseto e Santa Eugenia (la futura S. Viene), esistevano già.

Porta S. Maurizio (ora Arco di San Maurizio) era l’uscita della Via Romana verso sud, mentre Porta San Giorgio era nel vecchio tratto di mura che da Via Samoreci si dilungava lungo via Pantaneto verso S. Giovannino in Piazza della Staffa (ora Grassi). Porta San Giorgio era praticamente dove ora è la chiesa dedicata al medesimo santo, forse proprio nello stesso punto. La costruzione di questo edificio di culto infatti, è posteriore al 1260 in quanto fu costruito proprio per commemorare la Battaglia di Montaperti e quindi non esisteva prima di questa data. Sia porta S. Eugenia che Porta Busseto dunque, a metà del 1200 erano già attive, ma la loro collocazione era più interna rispetto a quella definitiva di metà 1300.

Porta Busseto era sicuramente lungo la Via che dalla chiesa di Santo Spirito andava alla località di Busseto (oggi il vicolo cieco nominato “di Finimondo”), mentre quella di S. Viene (S. Eugenia), era sulla strada che andava alla chiesa di S. Eugenia fuori dalle mura. Tra le due porte era sicuramente l’Abbazia dei SS. Jacopo e Filippo detta l’Abbazia Nuova, avamposto dei Vallombrosani e così appellata per distinguerla da quella più antica, sempre dello stesso ordine religioso, che si trovava nel poggio di San Donato (Piazza dell’Abbadia).

Del 1247 è uno dei primi documenti riguardanti la Porta di Busseto, mentre del 1262 è la menzione nel “Constituto”, dove è detta “Porta superior Abbatie Nove”. Nello stesso, si nomina anche “Porta Sancti Eugenii”, quindi esistevano entrambe.

Sicuramente erano a quei tempi protette da mura provvisorie o cinte parziali, ovvero le famose “Castellacce”. Attorno alle castellacce in muratura, fossati e carbonaie costituivano il resto della difesa del borgo, così come per altre realtà come Porta San Marco, prima del collegamento di tutto il perimetro di mura.

E’ infatti del 1258 il documento del camarlingo di Biccherna con il quale vengono pagati alcuni operai per fare tali opere difensive “super facendi reactari carbonarias et fascinas fossa rum Sancti Prosperi et Abbatie Sancti Jacobi”.

Allo stesso modo nel 1267 si pagarono alcune somme ai deputati destinati a far fare i muri delle “castellaccia della Badia nuova”

Da questo periodo in poi, fino a metà del 1400 la Porta di Busseto comparirà in numerosi documenti, spesso legati a contratti di compravendita, permuta o altro, riguardanti i vicini monasteri di S. Giovanni (fondato dai Sansedoni) o dei SS. Giacomo e Filippo (Abbadia Nuova dei Vallombrosani). Tale Porta assumerà nel tempo diversi nomi tra i quali “Porta di San Giovanni a Busseto, Porta Superiore della Badia Nuova, Porta della Badia di San Giacomo o anche semplicemente Porta Busseto.

Nel 1346 venne progettato il tracciato per completare le mura che da Porta Nuova andavano a Porta di Busseto e quindi per cingere definitivamente il Borgo detto dell’Abbadia Nuova, ma questo ebbe compimento definitivo solo nel secolo successivo.

Nel 1355 la custodia di questa Porta, come quella di S. Eugenia, sebbene non ancora definitivamente collegata al resto del perimetro, era affidata alle due Compagnie militari del Borgo e cioè “Societatis Abbatiae nova superioris, & inferioris”, le quali dovevano difendere contemporaneamente “Portam S. Eugeniae, Busseti, & Sancti Georgii”.

Nel 1412 i, i lavori delle mura non erano ancora conclusi, come testimoniano numerose delibere ad annum. Si ricorse addirittura a dei veri e propri bandi di gara che prevedevano l’ingaggio di maestri muratori. I Quattro della Biccherna e gli ufficiali “Sopra le Mura” fissarono le tariffe ed il Comune decise di provvedere direttamente, in un ottica di risparmio (notare l’oculatezza di quei tempi) al trasporto e alla fornitura dei materiali sul posto. Quindi venivano portati “ai pie’ delle mura pietre et mattoni, calcina et rena, e che sarà a discrezione dei soli ufficiali delle mura di poterle allogare a più vantaggio di comune che potranno”. Per poter completare questo tratto, il 30 Novembre dello stesso anno vennero messi a disposizione del progetto anche i proventi di alcune tasse provenienti dalle città di Massa e Lucignano, nonché dei contributi straordinari richiesti a religiosi e laici, compreso l’Ospedale Santa Maria della Scala, ritenendo che il benificio della sicurezza andasse a vantaggio di tutti.

Nel 1413 il Consiglio della Campana stanziò ulteriori 1.400 Lire perché era ritenuto sommamente necessario terminare i lavori onde “tollere ogni dubbio et pericolo che potesse occorrere”. Sempre nel 1413 (mese di Ottobre), forti preoccupazioni vennero espresse dal Consiglio per il levitare dei prezzi e delle spese occorse nel lavoro delle mura, tanto che vennero di nuovo eletti altri tre ufficiali con lo scopo di contenere le spese, ma non si rinunciò alla qualità del manufatto perché si ribadì il fatto che il progetto con merlatura rimanesse inalterato. Da questo periodo in poi, diverse notizie ci confermano la Porta Busseto attiva e prospera fino alla seconda metà del 1500 quando le notizie cominciano a scarseggiare. Secondo alcuni studiosi fu chiusa nel 1554, al tempo dell’assedio del Marignano e degli Imperiali, mentre secondo Girolamo Macchi fu murata nel 1559 quando arrivarono nel convento dei SS. Jacomo e Filippo, le Clarisse Francescane di Santa Chiara, che poi daranno il nuovo nome al Monastero stesso.

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