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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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La via crucis di Giordana nel mobbing di Mps

E Rocca Salimbeni ricompensa il mobber con un sostanzioso premio in denaro

SIENA. (Prima parte) In un mio predente intervento sul Cittadino online mi domandavo quanti fossero i casi di mobbing all’interno del Monte dei Paschi di Siena e concludevo affermando che quel problema andava affrontato seriamente in quanto – per numero e gravità – stava rischiando di diventare drammatico.

Il mobbing, secondo la definizione di uno dei più noti studiosi di quel fenomeno, lo psicologo Harald Ege,  è “una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente ed in costante progresso, in cui una o più persone vengono fatte oggetto di azioni ad alto contenuto persecutorio da parte di uno o più aggressori in posizione superiore, inferiore o di parità, con lo scopo di causare alla vittima danni di vario tipo e gravità. Il mobbizzato si trova nell’impossibilità di reagire adeguatamente a tali attacchi e a lungo andare accusa disturbi psicosomatici, relazionali e dell’umore, che possono portare anche a invalidità psicofisica permanente”.

Descrizione chiara, ma per capire cosa veramente significhi la bomba mobbing credo sia necessario toccare con mano il dramma vissuto da una persona in carne e ossa. Come quello, allucinante, di una dipendente del Monte che da circa nove anni si è vista stravolgere la vita, in tutti i suoi aspetti privati e sociali, da un carico di sofferenze atroci, provocate da una calcolata strategia di terrore psicologico messa in atto dall’azienda.

Quello che sto per raccontare è un pugno nello stomaco, ma è anche un’operazione verità, che strappa il velo di ipocrisia e di omertà che regna nel Monte, con la speranza che possa essere di aiuto ai tanti dipendenti che si trovano in simili ambasce.

Necessariamente, vista la complessità della vicenda e il numero degli episodi che la contraddistinguono, tratterò per sommi capi l’anamnesi lavorativa della protagonista, che chiamerò con il nome di fantasia di Giordana per motivi di privacy.

Giordana, che vive e lavora in una grande città del Sud, viene assunta al Monte nel maggio del 1991 e fino alla fine del 2008 il suo rapporto lavorativo prosegue con reciproca soddisfazione. Il suo eccellente apporto viene premiato con tre successive promozioni fino al grado di 3° Area Professionale 4° livello e trova un significativo riconoscimento con l’assegnazione delle funzioni di direttore di sala, che comporta il coordinamento di 14 dipendenti. Improvvisamente, dopo essere rientrata in filiale a seguito della conclusione di un corso di formazione, svolto come insegnante a favore di colleghi ex Antonveneta, viene spodestata dal ruolo che occupava precedentemente e dequalificata a semplice addetta alla clientela.

Giordana chiede ai superiori di conoscerne le motivazioni, ma in risposta trova un ostinato silenzio e da quel momento ha inizio una serie ininterrotta di atti avversativi. Nel 2009 partorisce un bimbo e nel periodo dell’allattamento domestico viene tempestata di telefonate da parte del Gestore Risorse Umane, che le propone una dietro l’altra le più disparate destinazioni, procurandole in un periodo così delicato uno stato di costante tensione emotiva, che le provoca una accentuata prostrazione psico-fisica. A partire da quel periodo la signora comincia a soffrire di una depressione con stati d’ansia debilitanti, che, come vedremo, le comprometterà la salute psico-fisica.

Al rientro dal periodo d’allattamento Giordana viene trasterita in un’agenzia ex Antonveneta della città e si trova ad operare, senza alcuna formazione preventiva, in un ambiente del tutto estraneo, dotato di procedure ancora non standartizzate, senza neppure vedersi assegnata una postazione fissa. Lavora in una tale situazione di stress che il 17 Gennaio 2012, in occasione di un subitaneo passaggio di consegne alla cassa, non si avvede di una cassettiera lasciata nel salone e cade rovinosamente fratturandosi il polso destro. L’incidente le procura un’invalidità del 13%, che a giugno dello stesso anno sale al 64% a causa dei danni provocati alla salute dagli eventi vessatori lavorativi, tanto che ottiene di usufruire della copertura della legge 104.

Ma la dipendente continua a girare come una trottola da un’agenzia all’altra con assegnazioni dequalificanti e senza la prescritta formazione professionale. Il 7 agosto 2015 viene punta nel suo ufficio da una blatta (il che la dice lunga sullo stato igienico-ambientale del luogo di lavoro), che le procura un shock anafilattico con conseguente ricovero al pronto soccorso ospedaliero. Al rientro la situazione di degrado dell’ufficio non è cambiata e a fronte delle rimostranze della dipendente la direttrice si permette di mettere in dubbio quanto accadutole e, di fronte a lei, ha la spudoratezza di telefonare al 118 per avere una conferma, che naturalmente arriva.

La verità sbattutale in faccia ha l’effetto della puntura di una tarantola. Perde la testa e investe, davanti ad un collega, Giordana con ingiurie talmente gravi che la dipendente è costretta a richiedere l’intervento della forza pubblica. Generosamente evita di presentare una querela e va a chiedere spiegazioni al Direttore Operativo di Rete (DOR), ma incredibilmente pure lui mette in dubbio la veridicità dell’infortunio e addirittura la diffida, con toni minatori, dall’interessarsi delle condizioni igienico-sanitarie del suo ufficio.

A quanto pare per il Monte un certificato di pronto soccorso non è ritenuto un atto probatorio sufficiente e i suoi rappresentanti si ritengono liberi di diffamare impunemente.

Ad ottobre del 2015 Giordana rientra nella filiale sede della città col ruolo sottodimensionato di ODSC e trova il solito ambiente ostile: è costretta a lavorare senza una postazione fissa, senza l’ausilio di una formazione adeguata e con continui cambi di mansione giornalieri. Va sottolineato che nonostante tutto ciò continua ad applicarsi lodevolmente nel lavoro che le è permesso di fare, non rimanendo mai inoperosa.

L’opera vessatoria continua incessanemente e si arricchisce pure di un tocco di sadismo. Un giorno le viene chiesto di accompagnare una ditta per il trasbordo della documentazione dall’agenzia dove era stata punta dalla blatta alla filiale, il che la costringe a recuperare le pratiche sparse per terra in mezzo a cumuli di immondizia, nonostante soffra di allergie ed abbia già subito uno shock anafilattico.

Un’altra volta viene diffidata in malo modo, davanti a dei clienti, dal suo Responsabile ufficio Small Business, nonché sostituto, dal controllare i documenti di una pratica dopo avergliela strappata dalle mani.

Giordana viene obbligata per qualsiasi questione riguardante il lavoro a rapportarsi direttamente con il Gestore Risorse Umane (GRU), in modo da farla apparire come una persona “ingestibile” e riceve un giudizio valutativo per l’anno 2015 immotivatamente negativo.

La scheda le viene consegnata il 22 Aprile 2016 ed ecco la reazione di Giordana, come da lei stessa riferita in una sua memoria: “Non riuscii a guardare la scheda: iniziai sin da subito ad avvertire un forte calore alla testa, una sensazione di intorpidimento generale… Sentivo i muscoli tirare, avevo la vista offuscata e la sensazione di non essere presente a me stessa… Verso le 17 il mio lato sinistro era completamente paralizzato, la bocca tirava verso sinistra e la lingua sembrava attorcigliata su se stessa impedendomi di parlare, il viso era completamente tirato verso sinistra, occhio compreso”. Conclusione: la dipendente viene ricoverata al pronto soccorso dell’ospedale con la diagnosi di “Emiplagia non specificata ed emiparesi a sede emisferica non specificata”. In parole povere Giordana subisce un ictus.

Ora, persone dotate anche di un solo briciolo di umanità si sarebbero rese conto della delicatezza e pericolosità della situazione e avrebbero cercato quantomeno di evitare altre vessazioni alla dipendente. Ma i suoi superiori hanno evidentemente una precisa missione da portare a termine e puntigliosamente proseguono nella loro persecuzione, rigettando il ricorso contro la valutazione 2015. La dipendente, angosciata, invia una e-mail alla Direzione Risorse Umane di Siena e il giorno successivo ha luogo un incontro con il DOR, al quale chiede conto delle diffamazioni che circolano nella filiale riguardo alla veridicità dei suoi infortuni e denuncia gli atteggiamenti persecutori nei suoi confronti. Fa presente che non chiede altro che di poter godere di una vita normale, come quella vissuta nei primi anni lavorativi. Il suo interlocutore non mostra alcun segno di comprensione, ma solo indifferenza e fastidio.

Giordana è fiaccata dalla virulenza degli attacchi, ma non si arrende e combatte a testa alta, chiedendo spiegazioni con e mail e raccomandate a mezzo mondo, che purtroppo non sortiscono effetti. Decide allora di rivolgersi all’Ambulatorio Mobbing e Disadattamento Lavorativo gestito dall’Asl della città e poi, dopo essersi rivolta ad un studio legale, sceglie di adire il tribunale proponendo ricorso contro il Monte dei Paschi per dequalificazione e comportamenti vessatori e persecutori.

La relazione medica del Centro AntimobbingEnte pubblico indipendente – è un bollettino di guerra: “La Signora Giordana, dopo oltre 15 anni di brillante sviluppo di carriera, viene demansionata. Negli anni seguenti e fino ai giorni recenti (la valutazione si ferma al 7.10.2016) diventa vittima di una serie di atti gravemente ostili da parte di sovraordinati gerarchici, che si costituiscono come una strategia di persecuzione finalizzata ad addomesticare la brillante personalità della lavoratrice. Origine degli atteggiamenti ostili sembra essere lo stile lavorativo della dipendente improntato a professionalità, meticolosità nell’applicazione di norme e regolamenti, eticità… Gli episodi narrati si caratterizzano per la gravità dei comportamenti messi in atto dai sovraordinati gerarchici e l’inosservana di norme e regolamenti, nonché delle regole non scritte del civile comportamento umano”.

Mi permetto di osservare che certi soggetti che operano con poteri gerarchici negli uffici del Monte, più che incivili sembrano non appartenere al genere umano.

La relazione conclude che la signora è affetta da “Disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso, cronico, moderato-grave, insorto in conseguenza di eventi lavorativi gravemente avversativi, protrattisi per circa 7 anni“… La patologia riscontrata va considerata di natura professionaleLa patologia riscontrata va considerata di natura professionale. Il danno biologico diagnosticato è di 40 punti percentuali, ma sicuramente verrà aggiornato a seguito dei successivi clamorosi atti persecutori di cui parlerò nella seconda parte. (Continua)

Marco Sbarra

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