E una bacchetta al linguaggio corrente...
nell’anno passato mi ha spesso citato nei suoi articoli. Non ho inteso mai replicare poiché non credo ci sia nulla di male nel sostenere che un uomo sia in corsa per degli incarichi pubblici. Anche qualora queste affermazioni lo possano danneggiare e la notizia non sia vera o almeno fondata, come i fatti hanno poi dimostrato. Sono uomo di parole (oltre che di parola), ma già allora non mi sfuggiva che i fatti avrebbero parlato per me. Adesso però le chiedo la cortesia di ospitare questo mio intervento, che credo possa (almeno dovrebbe) contribuire al dibattito politico di questi giorni e anticipare eventuali altre notizie o voci sul mio conto (mi fanno in ogni caso piacere entrambe, le notizie come le voci).
Da ottobre 2012 ormai non vivo stabilmente a Siena, viaggiando in Italia e all’Estero per le mie ricerche volte all’allestimento dell’edizione critica delle poesie di Umberto Saba. Sono comunque sempre molto aggiornato su quanto avviene in città e nel Partito (il Pd) in cui ho militato negli anni. A Siena del resto torno molto spesso.
Di tutto questo dibattito sulle primarie di coalizione passate (sulle quali ho una mia opinione) e sulle prossime primarie del Partito Democratico (anche qui non difetto di un’opinione e di una posizione), ciò che più mi intristisce è la divisione delle persone in fedeli e non. Una divisione a mio avviso nata all’interno del mio Partito tempo addietro ma diffusasi ed esplosa, per così dire, nei presupposti, nei ragionamenti e nelle accuse mosse legittimamente da altri gruppi politici. Da lì poi sulla stampa, che ha giustamente il dovere di cronaca. Ed ora è infine divenuto un modo di giudicare l’operato dei politici. Tuttavia sento la necessità di dire quanto io per primo (e non da solo, mi creda) mi senta umanamente (può dirsi?) rattristato nel ritrovare queste stesse classificazioni in altre città del nostro Paese. Mi dispiace il ricorso in sede di argomentazione del reato di fedeltà o di lesa fedeltà o tradimento o sabotaggio, che sono ormai buoni per ogni occasione. Me ne dispiace poiché fedeli sono per lo più i cani, non le persone, alle quali si addice (dovrebbe) la lealtà. E chi non è fedele è, forse, meno d’un cane? Ma tra uomini bisognerebbe usare un linguaggio da uomini. Non fosse altro perché poi questi uomini un giorno dovranno convivere, pure in schieramenti diversi, nella stessa comunità rappresentandola nel Consiglio Comunale.
So bene che una tale distinzione non si origina con lei, che è addetta alla cronaca, ma invito i lettori del suo giornale a riflettere sulle conseguenze generali di questo linguaggio. A chi come me, pur orgogliosamente siciliano, ama Siena (e, per chiarezza, non è candidato a nulla) e la continua a seguire nonostante i viaggi dentro e fuori il nostro Paese, fa soffrire vedere a quale livello sia arrivato il linguaggio in città. Credo (ne sono convinto senza alcuna retorica) che si possano avere idee diverse (anche fieramente opposte) senza distruggere la sfera dell’umano, della dignità delle persone e della politica. Confesso il mio peccato: stimo molte persone a Siena che stanno impegnandosi con passione in progetti politici diversi. Non credo ci sia nulla di male nell’impegno quando è appassionato e trasparente. Tutte queste persone dentro e fuori il mio Partito, e in tutti gli schieramenti politici, saranno chiamate tra poco più d’un mese a sedere nel massimo organo di rappresentanza della città, il Consiglio Comunale. In quella sede non potrà esserci la distinzione tra “Uomini e no”, per citare un famoso libro di Elio Vittorini. Dovranno tutti concorrere, ciascuno con le proprie idee, ad un progetto più grande e ambizioso di quello di cui ciascun schieramento è legittimamente portatore, un progetto che possa far tornare Siena ad essere protagonista sulla scena economica e culturale italiana e non solo. È per me un grande orgoglio girare il mondo e poter dire che vengo da qui ed è, credetemi, bellissimo scoprire la dolcezza di un sorriso, d’un ricordo a volte, d’un racconto che sa quasi di leggenda sulla nostra città da parte del mio interlocutore.
Il senso e lo scopo di questo mio intervento non è far sapere il mio pensiero sulle prossime primarie, non è questa l’occasione, ma incoraggiare tutti a ritrovare il senso comune dell’impegno politico per il bene della città.
Servirebbe poco per recuperare quell’unità umana che non divide gli uomini (non potrebbe onestamente) tra uomini e no. Potremmo cominciare con un un linguaggio più appropriato (non buonista!), affinché anche in quest’epoca disinfettata dall’odio ci sia spazio per una fiducia collettiva, una fiducia nonostante tutto.
Giuseppe Emiliano Bonura