Ridimensionata S&P. La regia ex-Ds dietro MPS è un fatto
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Ha chiuso in positivo la Borsa di Milano dopo una giornata dagli indici altalenanti. Il Ftse-Mib ha segnato un +0,36% a 13.154 punti, mentre l’All share si è assestato a quota +0,34% a 14.117 punti. Leggeri guadagni per quasi tutte le banche: Intesa Sanpaolo (+0,7%), Unicredit (+0,6%), Ubi banca (+0,7%), Mediolanum (+0,7%). Male MPS -1,9% a euro 0,2103.
Evidentemente non c’è sui mercati molto feeling con il management di Rocca Salimbeni a poco più di un mese dal “redde rationem” dell’Eba sul buffer da 3,2 miliardi di euro, forse per le ultime dichiarazioni di Profumo che non ha escluso categoricamente di riuscire a ottemperare alle prescrizioni della UE. Mentre le diffidenza provocata dall’intervento a gamba tesa della Magistratura non sembra aver motivo di esistere, perché riguarda operazioni passate che sono la fonte dei problemi attuali, ma non li peggiora ulteriormente.
Unica considerazione importante, non sono state prese sul serio le considerazione negative di Standard & Poors su Unicredit, Intesa e MPS. L’opinione dell’agenzia di rating è che il mercato reputi queste tre banche più rischiose di quanto non facciano gli stessi analisti dell’S&P, prospettando un aumento dei loro asset in sofferenza e dei rendimenti obbligazionari tra quest’anno e il 2013 in caso di peggioramento degli scenari globali. Non è la prima sconfitta, in termini di considerazione, per l’agenzia statunitense. Infatti il comune di Firenze, seguendo a ruota la Regione Toscana, ha deciso di non rinnovare i rapporti con S&P risparmiando bei soldini. Il sindaco Matteo Renzi ha commentato: “Per avere il rating del Comune paghiamo alle agenzie specializzate 120.000 euro. Per l’azione di governo della città non abbiamo bisogno del rating. E in generale credo sia arrivato il momento di farla finita con la subalternità della politica alla finanza. Per questo abbiamo deciso che da quest’anno quei 120 mila euro andranno al sociale e non alle agenzie di rating”.
In controtendenza Citigroup che sui rischi degli istituti di credito sulle possibili ulteriori evoluzioni negative in Grecia ha delineato prospettive non eccessivamente catastrofiche, affermando che la Banca Centrale Europea possiede molti strumenti per permettere un “atterraggio soft”.
Lorenzo Dilena scrive su Linkiesta.it, giornale internet in cui è socio curiosamente Alessandro Profumo presidente MPS, a proposito delle ultime esternazioni del dimissionario sindaco di Siena: “Ora se a Siena c’è un politico locale che più di ogni altro ha manovrato sulla banca quello è proprio Ceccuzzi. Da funzionario del Pds-Ds fu lui a tessere la tela che portò Giuseppe Mussari alla presidenza della Fondazione Mps nel 2001. A livello locale, avevano l’appoggio di Franco Bassanini e Luigi Berlinguer, a Roma di Giuliano Amato e Massimo D’Alema. Avevano promesso di portare a termine la fusione Mps-Bnl, un pallino della finanza di matrice Ds, che però poi non avvenne. Di Mussari, Ceccuzzi è stato testimone di nozze. Negli ultimi dieci anni a Siena non si è mossa foglia che i due compari non volessero”.
A parte il doppio senso che si potrebbe dare alla parola “compari”, la regia degli ex-Ds nelle vicende MPS sembra acclarata per tutti coloro che si occupano di finanza e banca. Speriamo ora che Dilena nel suo piccolo non faccia la fine di Tedeschini a La Nazione, licenziato in tronco per un articoletto giudicato fastidioso, pare, in Rocca Salimbeni, quando avrebbe dovuto esser premiato per aver fatto dell’autentico giornalismo. Caterina Caselli divenne famosa cantando “La verità mi fa male, lo so … nessuno mi può giudicare”: evidentemente erano davvero altri tempi, i favolosi anni ’60. I giudizi si cantavano, oggi si cancellano. Ma la verità fa sempre male.