Una trasmissione che parla i fatti fa il suo mestiere
Oggi, leggendo le lamentazioni della nomenklatura senese contro Gabanelli e colleghi, ritroviamo esattamente quella logica e quella stessa arroganza. Pure “Report” è un prodotto di Rai 3, la rete di “sinistra”; pure è una trasmissione che ha realizzato inchieste coraggiose e meritorie su tanti argomenti, capitalizzando la simpatia dell’opinione pubblica progressista e liberal italiana, e in quella trasmissione non c’era alcuno scoop: tutto quello che vi si diceva abbiamo potuto leggerlo negli ultimi mesi sulle pagine del “Corriere della sera”, de “La Repubblica”, de “Il sole 24 ore” e anche altrove. Ma per la nostra nomenklatura è inaccettabile.
Nessuna controdeduzione, nessuna confutazione dei fatti e dei dati esibiti dal programma: semplicemente il teorema per cui se si parla con taglio critico della realtà senese – cosa oggi quanto meno doverosa e inevitabile – si diffama la città. Se non ci si uniforma alla lettura della nostra crisi che viene data dai poteri locali (tutta colpa della crisi internazionale e del destino cinico e baro) si è nemici della città.
In realtà da anni, a Siena, chiunque si azzardasse ad evidenziare la deriva finanziaria verso cui la città andava orientandosi, veniva tacciato di nemico della patria, vate di sventura e strumentalizzatore. E’ la tipica logica, molto berlusconiana, per cui colpevole dei danni non è chi li provoca, ma chi li denuncia. Del resto i politici locali, le massime autorità della banca avrebbero avuto la possibilità di essere intervistati e replicare: hanno scelto di non farlo.
La crisi del Monte è un fatto; il dissesto dell’Università è un fatto; i procedimenti penali per Ampugnano sono un fatto. Se una trasmissione di inchiesta ne parla – dandone l’interpretazione che l’esame del contesto le suggerisce – non fa altro che il suo mestiere. Si chiama: Giornalismo. Sarà bene che anche da queste parti comincino a farci l’abitudine.
Fausto Tanzarella
(foto tratta dal profilo Facebook)