Ma siamo in una epoca in cui anche i prezzi di saldo fanno fatica a trovare acquirenti
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. In quella che è stata definita “corsa contro il tempo” per cercare di ottemperare nel modo meno oneroso possibile alle richieste dell’Eba (3,2 miliardi di cui circa 2 miliardi già raccolti con azioni di liability management e ristrutturazione degli asset a rischio), Fabrizio Viola potrebbe vendere oltre alla piemontese Biverbanca parte della famosa Antonveneta, scorporando marchio e circa 200 sportelli dell’istituto rilevato dagli spagnoli del Santander nel novembre 2007.
Lungi da chiunque l’idea di recuperare i 10,1 miliardi spesi per l’acquisizione fallimentare sottoscritta dall’ex presidente Giuseppe Mussari: tanto è vero che i 6,5 miliardi di avviamento iscritti nel bilancio di Montepaschi sono stati abbattuti a fine 2011 di 4,257 miliardi. In attesa della due diligence per l’istituto con sede a Biella (122 sportelli in tutto a fine 2011, esercizio chiuso con 18 milioni di euro di utile e, 5,8 miliardi di massa amministrata, di cui 2,75 miliardi di raccolta diretta, e 2,24 miliardi di attivi), si sa che ci si attende un ricavo di circa 200 milioni.
Invece lo scorporo di una parte di Antonveneta, che ha chiuso l’esercizio passato con un risultato operativo netto di 175 milioni, una raccolta totale di 18,9 miliardi (di cui 10,5 miliardi di raccolta diretta) e 13,6 miliardi di attivi si potrebbe recuperare (sempre che sul mercato ci sia qualcuno con una simile capacità di spesa) una somma pari a 1,5-2 miliardi di euro. Quasi quanto servirebbe a Viola, considerando la permanente crisi di liquidità dell’istituto.
Una cura dimagrante tosta in chiave di riposizionamento regionale di banca MPS, ma sempre meglio del collocamento dei bond convertibili (“CoCo bond”) da utilizzare come “cuscinetto”, se i parametri patrimoniali dovessero tornare a peggiorare in futuro. Uno strumento peraltro costoso, si è scritto, che potrebbe essere limitato proprio da un cospicuo apporto derivante dalle cessioni.
Tuttavia, com’è ovvio in questa fase, l’istituto più accreditato per rilevare Antonveneta, cioè Veneto Banca, ha smentito alle agenzie di stampa che sia allo studio questa ipotesi. “In riferimento ad indiscrezioni di stampa riguardanti l’interesse di Veneto Banca all’acquisto di 200 sportelli da Monte dei Paschi di Siena, l’istituto dichiara che dette voci sono assolutamente prive di fondamento”, dichiara una nota della banca di Montebelluna (Treviso). Altrettanto netta la smentita di Viola: ”Non siamo mai entrati nei dettagli e non ci entro, perchè il piano di asset disposal è piuttosto fluido, anche dal punto di vista degli oggetti, e quindi è sbagliato anche identificare degli oggetti”. La notizia ha portato una ventata di freschezza in borsa per il titolo MPS, che ha performato un interessante +2,83% a euro 0,2108, primo rialzo dopo una settimana di ribassi continui.
Tutto ciò dovuto ai risultati evidenziati con la prima trimestrale dell’anno, che non ha mantenuto le attese degli analisti. Peggioramento della qualità del credito, ritardi nella vendita di parte delle attività e non ultimo l’intervento pesante di Guardia di Finanza e Magistratura all’interno della banca sono le cause più gettonate.
Lunedì si ripartirà dalle certezze che offrirà alla comunità finanziaria mondiale l’esito della riunione del G8 nel weekend: speriamo che una volta tanto la politica non sia “cattiva”, come solitamente l’abbiamo conosciuta in questi tempi terribili, ma dia un segnale di speranza verso lo sviluppo concreto.