La prima opzione basilare per la Fondazione che passa sopra la testa di tutti
di Red
SIENA. Lio Scheggi, rappresentante indicato dalla Regione Toscana nella Deputazione Generale della Fondazione MPS, sarà sentito in audizione dalle commissioni Affari istituzionali e Sviluppo economico del Consiglio regionale della Toscana, rispettivamente presiedute da Marco Manneschi (Idv) e Caterina Bini (Pd). A renderlo noto lo stesso presidente Manneschi che d’intesa con il vicepresidente della terza commissione Nicola Nascosti (PdL), inoltrerà formale richiesta al presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci per convocare il rappresentante regionale del Monte dei Paschi. E’ probabile che lo stesso Monaci ne sappia di più dello Scheggi e perché non chiedere a lui, ma così va la formalità delle cose. L’ex presidente Ds della provincia di Grosseto, designato nel 2009 dalla Regione Toscana, riferirà degli avvenimenti che hanno portato alla svendita delle azioni di banca MPS possedute da Palazzo Sansedoni nel tentativo di salvare il salvabile.
Mentre il titolo in Borsa perde terreno -3,02%, a causa delle incertezze sulla governance, continuano le voci sui mercati che ritengono imminente la vendita di Biverbanca. Banca Popolare di Vicenza, che ha tra l’altro già in corso anche una due diligence in vista dell’acquisizione di Banca Network Investimenti, sembra essere il compratore più interessato. Altri gruppi, come ad esempio Veneto Banca, sarebbero invece impegnati nel consolidamento delle acquisizioni già realizzate. Lo stesso presidente della BPVicenza Zonin nei giorni scorsi non aveva escluso la possibilità di aggregazioni per istituti da 30-150 sportelli: “Se capiterà qualche opportunità, interessante per dimensioni e per integrazione geografica, la guarderemo con attenzione”.
Il 60% di Biverbanca potrebbe valere secondo stime di mercato circa 250 milioni di euro con un contributo per Mps di 25 punti base sull’indice di patrimonio core Tier1. Per Siena un piccolo supporto di fronte alle richieste dell’Eba cui far fronte con un mix di strumenti e senza aumento di capitale. Anche Il Sole 24 Ore ritiene che abbiano fondamento le voci della vendita di Consum.it e di una parte della quota nel consorzio che gestisce il sistema informatico e il back office amministrativo del gruppo. Un’operazione rilevante, visto che il consorzio ha circa 500 milioni di ricavi.
Il gruppo senese si appresta poi a una forte pulizia di bilancio nel cda del 28 aprile sull’approvazione dei conti 2011, i quali si chiuderanno in decisa perdita secondo gli analisti: saranno confermate le svalutazioni degli avviamenti delle banche incorporate, con una perdita miliardaria, che non avrà effetto sul conto economico, ma permetterà di risparmiare fior di quattrini di tasse. Si è diffusa la notizia di un prossimo incontro (il 30 marzo) tra Fabrizio Viola e i rappresentanti sindacali per discutere del bilancio della banca e dei previsti licenziamenti, ma è probabile che proprio l’uscita contabile dal perimetro di MPS del consorzio regali preziosi punti base alla causa Eba, contribuendo a evitare il pericolosissimo aumento di capitale.
Oggi è la volta di Ubi Banca, che dopo aver fatto pulizia nei propri conti, chiude il 2011 con una perdita netta di 1,84 miliardi di euro (senza le rettifiche avrebbe chiuso in utile per 394 milioni). La rettifica degli avviamenti ha generato oltre 2 miliardi di passivo. Con il Core Tier 1 all’ 8,56%, la banca ritiene, in una nota, di non dover fare alcun aumento di capitale “Eventuali fabbisogni di natura sostanziale, utili a raggiungere l’obiettivo di Core Tier1 al 9% raccomandato dall’Eba e che dovessero ancora residuare in base a valutazioni da effettuarsi al 30 giugno 2012, saranno coperti con la parziale conversione del prestito obbligazionario convertibile in essere”.