di Silvana Biasutti
SIENA. Appartengo alla generazione di quelli che un tempo andavano in Toscana inseguendo un sogno i cui contorni oggi sono quasi indicibili – non perché siano scomparse le parole per raccontarli, ma quelle parole (indispensabili a un racconto il più fedele possibile) non sarebbero capite, o meglio, non sono ormai più riconosciute.
Me ne rendo conto ogni giorno, ma torno a pensarle aprendo il giornale, oggi.
Anzi, anche prima di aprirlo; perché in prima pagina, in dimensioni più che evidenti, un box con foto a colori mi dà conto della scomparsa di un artista noto – molto più conosciuto in Francia (e negli USA), ma apprezzato e conosciuto anche a Siena, la cui terra è stata il luogo in cui veniva a meditare, alla ricerca di una pace che ha molte analogie con il sogno che ormai rinuncio ad evocare.
Eppure è difficile arginare parole un po’ inquiete e non recriminare sul sogno divenuto ormai impossibile.
È tardi, lo so molto bene; le urgenze e le priorità ora sono ben altre – la crisi (quella del 2008 e giù di lì), la super crisi (quella mondiale, pandemia eccetera), e tutto ciò che questi infausti eventi hanno comportato, e continueranno per un bel pezzo a giustificare – sono un’efficace paravento (? non trovo le parole – sono rimasta legata a un lessico anziano) a un andazzo più sbrigativo, in cui vengono già e saranno ancora macinati diritti e principi (è già evidente) e valori; si sono andate formando le condizioni – lo scenario con l’inarrestabile precipitare degli eventi – per smontare e rimontare velocemente qualcosa che corrisponda in toto agli interessi di pochi ricchi ghiottoni, che da tempo hanno messo gli occhi sulle terre più fertili di storia e cultura.
Uno può chiedermi perché divago così pesantemente accennando a operazioni speculative. Ma è presto detto.
Gérard Fromager, l’artista scomparso ieri a Parigi – di cui “Le Monde” pubblica un lungo articolo a pagina 20 dell’edizione odierna a seguito del box in prima – è stato anche un attivista di sinistra; uno che ha lottato attivamente perché diritti e valori che veniva a ritrovare in una sorta di romitaggio toscano non rimanessero il sogno di pochi lungimiranti intellettuali e artisti, ma fossero valori condivisi e considerati patrimonio comune.
Qualcosa che è stato dimenticato da quelli che molti cittadini d’antan avevano votato affinché accadesse.
Incluso il sogno, anche quello di molti che avevano immaginato di realizzarlo in Toscana e altrove.
Ma – lo sappiamo bene – l’immaginazione non è più al potere. Anzi, forse abbiamo solo fatto finta che ci sia stata. O abbiamo solo sognato..
Adieu Gérard.