
“L’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura – spiega Marco Nasorri, capogruppo del Pd in consiglio provinciale – è regolato dalla direttiva europea 86/278, recepita con il decreto legislativo 99/92, che fissa anche il limite di concentrazione dei vari componenti, le caratteristiche agronomiche dei terreni e le quantità massime che possono essere sparse. Nel 2004 la Regione Toscana, con il Dpgr 14/R/2004, ha regolamentato la materia rifacendosi alla normativa nazionale”.
“I fanghi di depurazione derivanti dal trattamento di acque reflue urbane – spiega Nasorri – sono trattati, come rifiuti speciali non pericolosi dalla normativa che prevede che essi possano essere trasportati e smaltiti da e verso ogni parte del territorio nazionale, senza che gli enti competenti per il rilascio delle autorizzazioni possano regolarne i flussi, attraverso adeguati strumenti di programmazione. E’ importante sottolineare che i fanghi, prodotti dalla depurazione civile, rispettano i parametri previsti dal Dlgs 99/92 e quindi sono un ottimo ammendante per i terreni agricoli e non hanno alcun effetto negativo per la salute”.
“Sul nostro territorio – dice ancora Nasorri – l’attività di spandimento risulta essere un fenomeno assolutamente marginale, grazie anche alle limitazioni, quantitative e qualitative, previste dalle autorizzazioni della Provincia di Siena. Per limitare i possibili effetti, legati alle emissioni di cattivi odori, infatti, sono stati fissati limiti alle quantità giornaliere spandibili e alle modalità operative di spandimento. E’ poi importante sottolineare che le aziende titolari delle autorizzazioni sono soggette ai controlli di Polizia provinciale, Arpat e di altre autorità competenti”.
“Con l’aumento della produzione dei fanghi – dice Nasorri – la giunta provinciale e le amministrazioni locali hanno aperto una riflessione relativa da una parte all’inserimento di ulteriori limitazioni nelle autorizzazioni allo spandimento, connesse con la salvaguardia ed il rispetto di particolari caratteri ambientali e paesaggistici e dall’altra con la richiesta di revisione della normativa europea e nazionale che apra al principio di “prossimità” permettendo di legare il recupero di tali rifiuti ai territori che li producono. A tale proposito appaiono evidenti le lacune normative del governo Berlusconi, che non fornisce autonomia decisionale nella programmazione e gestione del ciclo dei fanghi lasciando senza strumenti di programmazione il territorio”.
“Alla luce di tutto questo – afferma Nasorri – chiediamo al Parlamento e al governo di rivedere la normativa vigente, limitando la provenienza dei fanghi ai soli impianti a servizio ed in regolare attività di depurazione sul territorio locale e alla giunta provinciale di farsi promotrice di ogni iniziativa possibile,nei confronti degli organi competenti, orientata alla modifica dell’attuale normativa ed alla assegnazione delle competenze agli enti locali necessarie alla programmazione e regolamentazione in materia di spandimento di fanghi da depurazione”.