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di Max Brod
SIENA. Quante volte abbiamo sentito dire che il Palio, è vita? Infinite. Eppure quando si vuole arrivare all’essenza della festa, alla definizione ultima, si torna sempre a quella parola lì: vita. Ma il Palio è anche di più, il Palio non è solo vita presente, di tutti i giorni, il Palio è anche “vita che non c’è più”. Ce lo ricorda Cecilia Rigacci – che insieme a Cesare Olmastroni dipingerà il prossimo palio dell’Assunta – unendo in un circolo immaginario senesi che furono e senesi che sono, quando, con la voce rotta dall’emozione, descrive il momento in cui le hanno detto che avrebbe dipinto il drappellone: “La notizia ha subito investito il mio presente, ma anche il mio passato: ho subito avuto davanti le figure che non sono più con me, come la mia mamma e i nonni, che sarebbero stati molto felici di questa notizia. È stato come rimettermi in contatto con loro”. Il Palio è anche questo, rimettersi in contatto con i propri avi.
Il cencio per gioco. Senese e chiocciolina nata “in casa” – ci teneva a dirlo per l’appunto la sua mamma – in via della Diana, Cecilia ha alle spalle vent’anni di attività nel campo del restauro e dell’artigianato. È nata nel 1962 – lo ricordiamo per chi guarderà la videointervista, dove la signora Rigacci proprio non dimostra la sua età – e dall’unione con Riccardo, suo marito, ha avuto due figli: Ernesto e Giulio, chiocciolini anch’essi. L’idea di questo palio a quattro mani nasce proprio da lei, che propone a Cesare Olmastroni – quasi per scherzo – di dipingere, prima o poi, un drappellone insieme. Poi nel 2012 il bando comunale esce davvero, e un Olmastroni, inizialmente reticente, si imbarca con rinnovata energia nella stesura “in tandem” del bozzetto. In prima battuta non sono loro a vincere in bando, ma il loro progetto è encomiato per le sue qualità. Proprio per questo motivo, nella seconda selezione, per i palii del 2013, si aggiudicano la commissione (insieme a Claudia Nerozzi, per il palio di Provenzano).
Un intimo silenzio. Cecilia sta vivendo questi giorni di preparazione (a breve inizierà a mettere le mani sulla tela) con gioia ed apprensione. Obbligata alla massima discrezione sui dettagli artistici del cencio, si gode un silenzio intimo e riflessivo, che descrive così: “Il silenzio mantiene l’opera in uno stato di purezza che è il più idoneo, e giova molto a capire ancora di più cosa significa questa festa, e cosa si cerca da essa”.
Palio tradizionale. Nel tentativo di farla sbilanciare un po’ sulle peculiarità del drappellone, scopriamo che sarà “tradizionale”, se per tradizione si intende la fedeltà all’immagine di Siena, e sarà un palio che “conterrà diverse arti”, nel segno di quell’artigianato che è la vocazione originaria della Rigacci. “Vorrei inserirci anche la musica” dice scherzando (ma non troppo), lasciando intravedere un Palio che non sarà solo opera del pennello.
Il drappellone chiocciolino? Sulla possibilità che il prossimo agosto ci attenda un “palio della Chiocciola”, ovvero con colori o tratti fortemente legati alla contrada d’origine, Cecilia sembra smentire: “La mia contrada ha dei colori primari che in arte o si accettano per quelli che sono, o non sono molto facili da collocare. Giallo, rosso e azzurro sono tinte molto forti, e io adoro gli sfumati”.
Genesi di un palio. La videointervista con Cecilia Rigacci è stata volutamente realizzata in uno dei luoghi-simbolo del Palio: piazza del Duomo. Nella Cattedrale, infatti, il dipinto verrà portato in trionfo da uno solo dei popoli che parteciperanno alla carriera, quello vittorioso. In questa piazza, luogo di destinazione così agognato, abbiamo provato a descrivere la genesi della più importante opera che un senese possa avere l’onore di firmare.
GUARDA IL VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=Wh6JBCDvl6Q