I mille tosco-campanili

di Paolo Moschi
VOLTERRA. Chi di numeri ferisce, di numeri perisce. È la prima battuta che viene in mente pensando a Pisa in provincia di Livorno, secondo la delibera di Governo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Da tempo stiamo assistendo ad una giusta lotta agli sprechi, cercando di individuare le spese in eccesso e le voci da accorpare. In questa operazione “chirurgica” dello Stato, per poter bene operare il paziente, senza provocargli danni maggiori a quelli esistenti, è necessario conoscere in profondità il sistema paese, i territori con le loro storie, le caratteristiche ed il territorio. Per troppi anni ci siamo abituati a tagli e ridimensionamenti il cui unico criterio ammesso era quello del numero di abitanti. Ma questa non è né politica né capacità amministrativa.
Siena e Pisa sono due città nel vero senso della parola, le uniche due che possono guardare dritto in volto Firenze, per storia ed istituzioni. Ora, per una legge avente come unico criterio gli odiati “numeri”, verrebbero sacrificate a Grosseto e Livorno. Città in via di sviluppo, ma entrambe con un chiaro cordone ombelicale ancora vivo nei confronti delle due “cugine-storiche”. La rivalità infatti nasce sempre in famiglia, difficilmente tra sconosciuti. Da volterrano vorrei che i pisani si ricordassero dei sentimenti di questi giorni, quando dovranno decidere sulle sorti di Volterra. La città Etrusca, fino a pochi lustri fa, eccetto l’università possedeva tutte le istituzioni degne di una città nobile. Poi, sempre utilizzando l’unico criterio dei numeri della popolazione, si è colpito mortalmente (e in maniera più pesante rispetto a realtà analoghe), le prerogative esistenti da secoli, causando una paralisi dell’economia non solo volterrana, quanto di tutta la Val di Cecina ed oltre. Si ricordi Pisa, dunque Volterra, se verrà accorpata a Livorno. In caso contrario, si capisca comunque che i numeri da leggere non sono tutto. Per oggi una piccola soddisfazione goliardica nei confronti dei pisani ce la meritiamo. Ma per il futuro è necessario potersi riconoscere in una identità affine, se non pienamente condivisa. Per poter crescere e stare insieme, in uno stato che offra opportunità oltre alla burocrazia.