131 aerei da guerra di aggressione a cosa servono?
ROMA. Barack Obama, alle prese con un deficit colossale negli stati Uniti e già impegnato nella campagna elettorale del prossimo novembre, ha deciso di tagliare di ben 450 miliardi di dollari le spese dell’apparato militare del suo paese. Spalmati in dieci anni, d’accordo. Ma pur sempre una iniziativa epocale: il bilancio del Pentagono calerà dell’8% e di conseguenza caleranno tutte le spese militari. Monti, nonostante abbia nominato un militare come Ministro della Difesa, ha l’opportunità clamorosa di dare un contributo importante alla riduzione del deficit italiano. Basta che prenda la decisione, con tanto di decreto e di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, di rinunciare all’acquisto di 131 cacciabombardieri d’attacco F-35, del valore di oltre 16 miliardi di euro, cifra stimata approssimativamente per difetto in quanto dall’inizio del progetto il costo di ogni singolo aereo è aumentato a dismisura, e potrebbero alla fine essere necessari più di 20 miliardi, quanto una “manovra di bilancio” per il governo Monti. Inoltre questo “investimento” non dovrebbe puntellare in alcun modo il Pil nazionale, in quanto nel progetto è prevista in Italia solo una fabbrica di assemblaggio a Cameri (NO) che darebbe lavoro, dal 2013, ad appena un centinaio di persone. Forse sarebbe meglio usare i soldi per alleviare i disagi dei poveri, o per mettere in cantiere opere infrastrutturali che diano lavoro a molti e che contribuiscano alla ripresa economica nazionale, visto che dal crescere del Pil dipendono le possibilità di salvare i conti nazionali e rimborsare il debito pubblico. Proprio in questi giorni è cominciata una campagna d’informazione, anche su media tradizionalmente contrari alla corsa agli armamenti come Rai 3 e Rai News, che mette in campo il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, che spiega agli italiani che è bello, giusto e fondamentale che l’Italia si doti di un simile armamentario bellico d’attacco. Non sappiamo chi dovremmo attaccare con questo apparato, diviso equamente tra aviazione e marina. Vedremo la reazione dell’industria bellica mondiale, che tradizionalmente è molto efficace a imporre agli stati nazionali l’acquisto dei propri prodotti.