Mario Ascheri chiede alla maggioranza un atto di coraggio. Ed una scelta delle priorità in modo "trasparente"
SIENA. Mentre arrivano i terremoti elettorali con il trionfo anunciato di Grillo e la morte non annunciata (ma meritata?) del Terzo Polo (non era la grande novità?), a Siena metabolizziamo la trasmissione di Report, senz’essere granché aiutati dal nervosismo di una certa stampa, molto coinvolta perché corresponsabile in prima persona.
C’è modo e modo di reagire, però, e soprattutto da certe posizioni istituzionali si desiderava maggiore prudenza, specie dopo aver rifiutato un’intervista; un’assenza inspiegabile che ha seguito un intervento sull’aeroporto non propriamente brillante (e non facile da dimenticare anche fuori Siena) del precedente sindaco.
E’ tempo allora di fare un appello alla serietà e al sangue freddo. Il pericolo della “nassa”, già evocato per uno dei tanti problemi aperti, c’è, eccome. Se ci si casca, come se ne esce? La città come ne esce, essendo già tanto in difficoltà?
Nel servizio di Report ci sono state omissioni anche gravi. Non è vero che tutti i senesi abbiano zuppato nel forziere Fondazione-banca, né che tutti siano stati conniventi o che il Pdl meritasse quello spazio negativo rispetto al quasi assente PD. Ci saranno stati anche errori per carità. Ma si replica in modo freddo, senza perdere la testa, con una gravità all’altezza della situazione. Non per suscitare altre risse inconcludenti e dannose, ancora una volta, per le nostre istituzioni.
La città è a una svolta perché è stata mal governata per tanto tempo. Negarlo non fa che peggiorare la situazione. Bisogna invece ammettere con umiltà lo stato di necessità attuale e rimboccarsi le maniche.
La Storia giudicherà, certo. Ma intanto bisogna farla, e incoraggiarla a cambiare strada con gli uomini e le donne che ci sono e che spesso possono essere stati corresponsabili della crisi. Chiediamo che si dimettano tutti? Di molte ‘partecipate’ dal Comune e Fondazione o di società loro dipendenti si può certo fare a meno, ma i rapporti politici e le istituzioni sono quelle che sono e bisogna fare tutti i tentativi per chiarire e migliorare la situazione al più presto senza scorciatoie e le abituali furbizie.
Non mi sembra che i bilanci di Comune, Fondazione e Banca siano al di là di ogni sospetto. Chi chiede chiarimenti non deve però essere visto come un malfattore e gli va risposto disponendo tutti gli accertamenti del caso: fornendo i dati utili sperando che chi ci capisce ci illumini. Non basta l’ondata antipartitica che già c’è?
Per il Comune (dove intanto sono sparite le delibere di giunta dal sito!) sono mettere in ordine le priorità. Non ci sarebbe infatti nulla di più controproducente che andare al voto sul bilancio consuntivo in questo clima di ambiguità. Esso deriva da due pretese discontinuità concorrenti. Mi spiego.
Mercoledì 9, questo pomeriggio, i dissidenti PD si presentano al pubblico a spiegare le loro ragioni. La loro discontinuità, buona naturalmente a loro avviso: ma riguarda – chiedo loro – solo la questione bilancio o comporta una riflessione sul passato e il futuro? Vedremo che viene fuori dall’assemblea pubblica, comunque meritoria.
Il problema è che c’è anche la discontinuità proclamata dal sindaco! In realtà, le modalità dell’unica nomina da lui fatta in Fondazione (non motivata, e di persona senza legami con il territorio) non ha tradito nessuna novità; poi ha preteso grandi novità per le nomine in MPS (non di sua competenza peraltro e comunque sempre molto legate ai partiti!); poi ha iniziato una campagna di rassicurazioni verbali in cui l’unica concreta è stata l’ammissione della necessità di riformare lo statuto della Fondazione (novità di domenica scorsa).
Ebbene, il momento dei confronti a tutto campo sui grandi problemi della città, e di valutare chi è più discontinuo rispetto ai disastri recenti, tra i due PD e gli altri gruppi esistenti, è questo, non altro. Ed è urgentissimo.
Per il voto sul bilancio bisognerebbe prendere quanto più tempo è possibile, mentre da subito deve esserci il dibattito sui punti reali e concreti della discontinuità in modo che il voto sul bilancio non sia pretestuoso (commissario sì o no), ma motivato, e tale da far vedere una chiara maggioranza di governo capace di durare – l’attuale o una nuova che sia.
In mancanza di chiarimento politico pubblico prima del consiglio sul bilancio, se i ribelli votano a favore del bilancio ci sarà il sospetto di qualche accordo sottobanco e non ci sarà in realtà nessuna novità rispetto al passato.
Se voteranno contrario e le minoranze faranno il loro compito (Senni è definitivamente e immotivatamente perduto?) bocciando il bilancio, si aprirà una crisi al buio con tutti i rischi delle incertezze provenienti dal caos politico nazionale e una campagna elettorale imperniata sul facile e improduttivo alibi del tradimento ecc. (refrain un po’ buffo per chi ha nel proprio passato certe vicende…). Brutta storia, quindi, ma brutta anche se si farà una nuova maggioranza con parte delle minoranze, persistendo la rottura del PD e la mancanza di chiarimenti sulla discontinuità. Anche qui tradimenti, sospetti ed equivoci da cui non nascerà niente di buono.
Che augurarsi quindi?
Che il PD si spacchi sulla maggiore discontinuità. In che cosa sono veramente disposti a recidere del proprio passato i ribelli e il Ceccuzzi con i suoi fedeli? Dove hanno sbagliato fin qui e dove si deve aprire un nuovo capitolo (come per lo statuto della Fondazione)? Cosa propongono i due PD insomma per ridare slancio alla città attonita (anche prima e senza Report)?
La città, prima ancora dei consiglieri di minoranza che volessero (stranamente) votare a favore del bilancio, ha diritto di sapere tutto questo. E sarebbero le risposte più serie ai due milioni e mezzo di italiani spettatori della Gabanelli, in gran parte sinceri ammiratori della nostra città.