La nuova deputazione parte da -350 milioni
di Red
SIENA. La sortita di ieri di Bruno Valentini sugli investitori stranieri per il Monte sembra ingenua e un po’ buttata là, dilettantesca. In realtà, sancisce il definitivo inserimento del nostro sindaco nella nomenclatura del gruppo dirigente del Pd: quando sei dentro, parole e movimenti diventano funzionali al sistema. E così da finto ingenuo si è comportato anche a “rischio” di condizionare i mercati, forse proprio per quello. Infatti il cruccio manciniano di non riuscire prima della nomina dei nuovo organismo della Fondazione a vendere il pacchetto di azioni utile a ripianare i debiti contratti si è realizzato, e la nuova Deputazione dovrà partire da -350 milioni. E’ bastato appena un giorno dalla non casuale presentazione della semestrale (che negli anni precedenti veniva fatta dopo il 20 agosto, buoni ultimi tra tutti gli istituti di credito) a far capire che non ci sarebbe stata quella risposta che potesse portare il titolo in borsa verso quel valore di 0,28 euro indispensabile alle arzigogolate manovre di Gabriello Mancini. Infatti che differenza faccia vendere prima o dopo la fine del suo mandato è una cosa ignota ai più e lascerebbe sottointendere essere un passaggio di manovre segrete intorno alla galassia MPS.
Poi c’è il discorso Pizzetti, su cui il sindaco che parla tanto non ha speso una parola e la cui candidatura non è chiaro chi l’abbia avanzata. Con la sua nomina si riporterebbe la banca completamente sotto il controllo della fondazione politica Astrid, figlia di quei signori fondatori Bassanini e Amato che da Siena hanno spiccato il volo verso la gloria della politica romana e che lo zoccolo duro creato proprio con l’istituzione delle fondazioni bancarie non hanno mai mollato. Francesco Maria Pizzetti, detto Franco, ex presidente dell’authority garante per la privacy, “incidentalmente” fa parte del Comitato Scientifico di Astrid. Dopo i guasti di Mussari e Mancini meglio mettere direttamente e scopertamente al timone di comando uno dell’associazione piuttosto che delegare a un senese sconosciuto e incompetente. Già perché l’azione combinata nel controllo del partito di maggioranza e nella banca ha proibito che i più capaci e meritevoli potessero fare carriera nel Pd locale: in politica mettersi vicino uno capace potrebbe dare come risultato l’essere fatti fuori …
La nostra impressione è che nelle prossime settimane si vedrà se qualcuno avrà la capacità di far risalire il titolo MPS in borsa: vendere azioni è fondamentale per chiudere una stagione e allontanare l’interesse dalla Fondazione. Tanto da non parlarne più ed evitare che qualcuno possa aprire armadi e scrivanie e farci sapere se Mancini a termini di statuto poteva o no indebitarsi per coprire l’ultimo aumento di capitale del luglio 2011, quello della resa finale, quello che si è mangiato gli asset che davano utili alternativi ai dividendi della banca (garantendo la minima operatività di una Fondazione ora completamente immobile). Perché se la magistratura, avendo verificato che la Banca d’Italia, la Consob e il Ministero dell’Economia non sono capaci di farlo, dovesse un giorno stabilire che il Fresh era un debito da 490 milioni per Palazzo Sansedoni, come poi si è praticamente rivelato, la violazione statutaria sarebbe incontestabile.