Non farsi intervistare non trasmette una sensazione positiva...
di Red
SIENA. Nel lunedì borsistico del FTSE MIB il maggior progresso tra i titoli bancari l’ha fatto B.P. Milano (+8,7%), grazie alle indiscrezioni sul nuovo piano industriale dell’istituto che sarà presentato entro l’estate: si parla di 1000 esuberi e della fusione di Banca Akros. Effetto Report su banca MPS non è stato segnalato: l’azione senese a fine seduta vale +6,33% a euro 0,262, grazie all’accelerazione positiva del pomeriggio. Spread Btp/Bund a 379 punti base.
Ma che le tensioni col sindacato, che nulla sa ed è in trepida attesa di conoscere il nuovo piano industriale della banca, non lasciano tranquilla neppure la Gazzetta di Mantova, che ricorda i 1500 licenziamenti annunciati o – in alternativa – i contratti di solidarietà per tutti. E prossimamente (11/13 maggio) nella città lombarda arriveranno Profumo e Viola, presidente e amministratore delegato di Rocca Salimbeni per una tre giorni della banca con la locale squadra di calcio, e i due saranno protagonisti di una tavola rotonda. Almeno loro avranno qualcosa da dire, nella città di Virgilio.
Impressione negativa, invece, ha causato la scelta di Ceccuzzi, Mancini e Mussari di non farsi intervistare dal cronista di Report. Il buon Paolo Mondani non sembrava così cattivo da prendere in castagna i tre moschettieri della politica senese. Ma il “gran rifiuto” ha trasmesso a tutti gli italiani all’ascolto ben 2.803.000, 11,59% di share, terzo programma più visto della serata), la sensazione che Siena sia uno strano posto dove succedono cose strane e si intrecciano oscure trame.
Nei soliti capannelli tra Banchi di Sopra e Banchi di Sotto si è parlato, in giornata, di un contro documento che la Direzione Generale starebbe per partorire con cui confutare le tesi offerte dal programma televisivo di Rai 3 almeno all’attenzione dei dipendenti. Ma è chiaro che la formale privatizzazione della banca e l’apertura delle possibilità di trading e speculazione offerta negli anni passati agli istituti di credito retail, che avrebbero dovuto mantenere la loro specializzazione nel credito e non trasferirsi a giocare sulla finanza, abbiano spalancato la porta alle situazioni che stiamo vivendo: crisi generale e credit crunch.
Il cane che si morde la coda dell’economia reale. Attendiamo che mani generose ci portino a conoscenza del documento, per darne notizia ai nostri lettori: sarà finalmente disponibile una valutazione ufficiale della banca MPS che fino ad oggi ha sempre latitato sull’informazione, pur disponendo di un folto ed efficiente ufficio stampa.
Chissà che non ci scappi fuori il contratto di acquisto di Antonveneta con tutte le sue clausole e tutti i passaggi di denaro che ne sono conseguiti… Che qualcuno ci sappia spiegare perché non necessitasse la due diligence per diventare padroni dell’istituto padovano, sarebbe anche ora visto che Giuseppe Mussari si divide ormai tra Vico Alto e Roma, e in centro non ci viene più, anzi, non scende più nemmeno al palazzetto della Mens Sana per due sane ore di basket di primo livello.
Forse è necessario che la Direzione Generale si prepari a fronteggiare altre ricostruzioni della caduta di banca MPS. Questa che segue è quella di Traderlink.it: “Da cosa nasce una situazione tanto catastrofica? Dalle solite abitudini tipicamente italiane: dare soldi a tutti per tenersi buono chi serve. A prescindere dal fatto che sia politica utile o meno per l’azienda che si rappresenta. Ecco allora che vengono resi difficili i prestiti ma facili le possibilità di speculazione (ma guarda un po’, ma sentito prima!). Un esempio? Con la partecipazione di broker stranieri MPS si è lasciata ammaliare dai Cdo, operazione che ha portato notevoli perdite, tra l’altro difficilmente rintracciabili nel bilancio. Oppure quella con la IMCO dei Ligresti. Certo che una banca che butta i soldi in affari puntualmente in perdita non si fa una buona reputazione. Eppure stiamo parlando del Monte de’ Paschi di Siena! E adesso gli azionisti, inferociti e sul piede di guerra, si scoprono non più soci di una banca antica e affidabile, ma solo di una piccola banca senza più patrimonio (svenduto come detto prima, per fare cassa) e niente in mano”.
E con 14 miliardi di crediti inesigibili che non si potranno recuperare per insolvenza dei grandi debitori. E chissà se a costoro avran fatto firmare almeno le fideiussioni che gravano da sempre sui clienti “poveri”…