Piccini suggerisce un atto di indirizzo congiunto degli enti nominanti per fissare gli impegni dei nuovi vertici
SIENA. Quando incontrerete per strada Ceccuzzi, non vi preoccupate è solo una illusione ottica a detta dell’ex sindaco di Monteriggioni. Così come non esiste una componente ceccuzziana in consiglio comunale che determina le decisioni della pubblica amministrazione. Il tutto è frutto di un miraggio. Non ci risulterebbe, viceversa, essere stata tale la riunione fatta lunedì sera fra Mancuso, Bezzini e Guasconi che ha individuato in Clarich (marito dell’avvocato Carli) il candidato alla carica di presidente della Fondazione. Sembra che alla fine della riunione sia stato interpellato telefonicamente il Valentini e che abbia dato l’assenso alla candidatura. Nel PD si tenta con pervicacia a voler rifiutare il passato. Porre, cioè una frattura fra ciò che loro stessi hanno determinato e il futuro. A mio parere non sarebbe sbagliato capire cosa effettivamente è successo per individuarne anche le reali responsabilità. Nella fattispecie, comunque, non è che siamo difronte a un ritorno del passato, la questione è che i comportamenti dei nuovi sono identici a quelli dei precedenti compagni di partito. Catapultare dall’esterno sulle istituzioni le decisioni che vengono prese da un numero ristrettissimo di persone fuori da qualsiasi coinvolgimento dei titolari effettivi del voto. Ma le stranezze non finiscono qui! Il Valentini aveva espresso il proprio gradimento alla candidatura della professoressa Campedelli presentatagli come possibile presidente dalla Mansi e dal rettore Riccaboni. Così è fatto l’uomo! Non gli è bastata, evidentemente, la pessima figura riportata nella gestione del precedente presidente di Fondazione.
E se tutti gli attori interessati provassero a rovesciare la questione? Come ad esempio un atto di indirizzo congiunto degli enti nominanti dove si prendono degli impegni nei confronti della gestione della Fondazione e della città? Un documento che riaffermi la netta volontà di proseguire con determinazione nell’azione di responsabilità. Che il nuovo vuole chiarire la correttezza nei comportamenti degli otto vecchi, fra cui alti dirigenti del PD, gestori della Fondazione. Una netta presa di posizione per ribadire la volontà di fare chiarezza sulla gestione di alcune partecipate come la Sansedoni e la Casalboccone. E una indicazione puntuale su cosa si intende fare delle partecipate che chiudono in perdita, salvo ovviamente la Chigiana. Io parlerei anche degli utili scrivendo, magari, che questi saranno distribuiti solo quando saranno prodotti e non sarà venduto patrimonio per soddisfare le esigenze di terzi. Questi potrebbero essere alcuni elementi, per carità non gli unici, che renderebbero meno stressante l’individuazione del presidente e rassicurerebbero la città. Ma evidentemente è chiedere troppo e il nuovo è lontano da arrivare.
Pierluigi Piccini
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