Due consiglieri votano contro: Betti e Navarri
di Red
SIENA. Oggi (29 ottobre) non sono mancati momenti di tensione durante l’ultima seduta della Deputazione Generale della Fondazione Mps, dedicata all’approvazione del documento di programmazione annuale. Contestato il presidente Clarich che, domenica scorsa aveva autorizzato la nota stampa di “appoggio” al management di banca Mps, nonostante la bocciatura arrivata a conclusione degli stress test della Bce.
A votare contro il documento i consiglieri di nomina comunale Betti e Navarri. La loro forte critica nasce dal non condividere l’intenzione del presidente di contribuire alla ricapitalizzazione da 2,11 miliardi a cui la banca si prepara. Una scelta che non tiene conto della situazione della Fondazione Mps che, se passasse la linea di Clarich, si troverebbe ad intaccare nuovamente il patrimonio per parare i colpi subiti dalla banca. Senza domandarsi e domandare perchè e come sia stato possibile passare da un aumento consistente di capitale nel 2014 senza riuscire a dare stabilità alla banca, al punto da vedersi costretti a ricapitalizzare nuovamente, e non per una inezia.
Sebbene in posizione meno supina rispetto al passato, l’ente non gode ancora di ottima salute. Con quei 400 milioni di patrimonio – fra immobili e titoli Mps – e i suoi 429 milioni in liquidi, Palazzo Sansedoni dovrà far fronte ai debiti delle partecipate – Siena Biotech e Sansedoni – e pensare anche alla svalutazione del titolo della banca che incide non poco nel bilancio.
Oggi, dalle Borse non sono arrivate buone notizie per i titoli bancari. Ovviamente, tra i peggiori si è nuovamente piazzata Banca Mps: – 8,23% ed un valore che ha toccato lo 0,7305.
Se non bastasse c’è anche un’altra questione in sospeso. Si potrebbe dire: un altro rivolo dal quale la Fondazione Mps viene dissanguata. La questione dei debiti maturati per vecchie erogazioni approvate nell’era Mancini e prive di copertura. Questi debiti sono già costati all’ente ben 11 milioni. Ovvero “erosione del patrimonio”.
I due consiglieri contrari al testo presentato hanno proposto di ricontrattare i debiti, hanno chiesto di emendare il documento, ma la maggioranza ha proseguito per la sua strada portando all’approvazione di quanto portato in consiglio dal presidente Clarich e dal dg Enrico Granata.
“Quelle erogazioni vennero concesse quando non c’erano utili – ha dichiarato Betti all’Ansa – Oggi li paghiamo con i soldi incassati dalla vendita del patrimonio, con la cessione delle azioni della banca nel cui capitale siamo passati dal 31,5% al 2,5%. Quindi li paghiamo non con gli utili ma con il patrimonio stesso. Potevamo aspettare”.
Navarri, invece, ha espresso le sue perplessità circa la “attualità e quindi validità” del documento di indirizzo alla luce dell’esito degli stress test che certamente inciderà sul futuro della banca e ricadrà inevitabilmente e pericolosamente sulla stabilità della Fondazione Mps.
Il presidente Clarich, invece, non pare preoccuparsi di questo. Dopo aver dichiarato che l’unanimità non è indispensabile ha lasciato intendere che l’ente seguiterà ad appoggiare le scelte dei vertici della banca. Una fiducia “cieca” che ci ricorda quella del suo predecessore, Gabriello Mancini. E non è un bel ricordo.
SIENA. Oggi (29 ottobre) non sono mancati momenti di tensione durante l’ultima seduta della Deputazione Generale della Fondazione Mps, dedicata all’approvazione del documento di programmazione annuale. Contestato il presidente Clarich che, domenica scorsa aveva autorizzato la nota stampa di “appoggio” al management di banca Mps, nonostante la bocciatura arrivata a conclusione degli stress test della Bce.
A votare contro il documento i consiglieri di nomina comunale Betti e Navarri. La loro forte critica nasce dal non condividere l’intenzione del presidente di contribuire alla ricapitalizzazione da 2,11 miliardi a cui la banca si prepara. Una scelta che non tiene conto della situazione della Fondazione Mps che, se passasse la linea di Clarich, si troverebbe ad intaccare nuovamente il patrimonio per parare i colpi subiti dalla banca. Senza domandarsi e domandare perchè e come sia stato possibile passare da un aumento consistente di capitale nel 2014 senza riuscire a dare stabilità alla banca, al punto da vedersi costretti a ricapitalizzare nuovamente, e non per una inezia.
Sebbene in posizione meno supina rispetto al passato, l’ente non gode ancora di ottima salute. Con quei 400 milioni di patrimonio – fra immobili e titoli Mps – e i suoi 429 milioni in liquidi, Palazzo Sansedoni dovrà far fronte ai debiti delle partecipate – Siena Biotech e Sansedoni – e pensare anche alla svalutazione del titolo della banca che incide non poco nel bilancio.
Oggi, dalle Borse non sono arrivate buone notizie per i titoli bancari. Ovviamente, tra i peggiori si è nuovamente piazzata Banca Mps: – 8,23% ed un valore che ha toccato lo 0,7305.
Se non bastasse c’è anche un’altra questione in sospeso. Si potrebbe dire: un altro rivolo dal quale la Fondazione Mps viene dissanguata. La questione dei debiti maturati per vecchie erogazioni approvate nell’era Mancini e prive di copertura. Questi debiti sono già costati all’ente ben 11 milioni. Ovvero “erosione del patrimonio”.
I due consiglieri contrari al testo presentato hanno proposto di ricontrattare i debiti, hanno chiesto di emendare il documento, ma la maggioranza ha proseguito per la sua strada portando all’approvazione di quanto portato in consiglio dal presidente Clarich e dal dg Enrico Granata.
“Quelle erogazioni vennero concesse quando non c’erano utili – ha dichiarato Betti all’Ansa – Oggi li paghiamo con i soldi incassati dalla vendita del patrimonio, con la cessione delle azioni della banca nel cui capitale siamo passati dal 31,5% al 2,5%. Quindi li paghiamo non con gli utili ma con il patrimonio stesso. Potevamo aspettare”.
Navarri, invece, ha espresso le sue perplessità circa la “attualità e quindi validità” del documento di indirizzo alla luce dell’esito degli stress test che certamente inciderà sul futuro della banca e ricadrà inevitabilmente e pericolosamente sulla stabilità della Fondazione Mps.
Il presidente Clarich, invece, non pare preoccuparsi di questo. Dopo aver dichiarato che l’unanimità non è indispensabile ha lasciato intendere che l’ente seguiterà ad appoggiare le scelte dei vertici della banca. Una fiducia “cieca” che ci ricorda quella del suo predecessore, Gabriello Mancini. E non è un bel ricordo.