L'accoglimento dell'Odg è una buona notizia per le piccole e medie aziende che operano nel comparto del design
SIENA. “Accogliamo con soddisfazione il parere favorevole del governo al nostro ordine del giorno con il quale chiedevamo un impegno ad emanare nei prossimi provvedimenti una norma che modifichi i contenuti restrittivi e soprattutto gli effetti retroattivi sul codice di proprietà industriale nel settore dell’arredamento”. Con queste parole Susanna Cenni, parlamentare toscana del Pd e prima firmataria dell’odg sul design, commenta l’approvazione del documento, proposto insieme ai colleghi del Pd, Rolando Nannicini e Alberto Fluvi, a difesa dei livelli produttivi ed occupazionali delle imprese del settore del mobile.
“Cancellare l’articolo 8, comma 10 del decreto sviluppo è stato un grave errore – prosegue Cenni – Non abbiamo gradito i toni usati in aula dalla Lega Nord ieri mattina, con cui le nostre imprese sono state paragonate a coloro che vivono producendo falsi. L’accoglimento dell’Odg è una buona notizia per le piccole e medie aziende che operano nel comparto del design, molte delle quali concentrate in Valdelsa. Noi continueremo a batterci sapendo che siamo nel giusto, a fare pressione e a non abbassare la guardia. E’ bene ricordare, infatti, che il clima di incertezza normativa che ha portato il dietro front sulla modifica al codice di proprietà industriale e l’esito del voto di fiducia, imposto ieri dal Governo al decreto sviluppo, rappresentano un pericolo per migliaia di lavoratori che si occupano da decenni di produrre complementi d’arredo con qualità, professionalità e competenza”.
“La richiesta del voto di fiducia, ormai la numero 40 in soli tre anni di legislatura – prosegue Cenni – non ci ha permesso di intervenire con emendamenti in aula sul Decreto Sviluppo. Si tratta ormai del sintomo di un fortino assediato, con cui il governo non più maggioranza, blinda importanti decisioni per il futuro del nostro Paese. In questo caso l’estensione della tutela della proprietà intellettuale nel settore del mobile, imposta dall’emendamento firmato da Lega Nord, Pdl e Udc non è, come è stata definita in aula, una difesa del Made in Italy, ma solo di quella parte che, disponendo di maggiori risorse e di ampi spazi pubblicitari, può far sentire meglio e più forte le sue ragioni. Il rischio è che si determini una situazione di monopolio a vantaggio dei grandi e famosi marchi di design a scapito delle piccole e medie imprese, che sono la parte florida della nostra economia. Si tratta, infatti, di una filiera di circa 700 imprese, dislocate in numerosi distretti produttivi, che conta di 13.500 addetti e un fatturato di circa 950 milioni di euro”.
“Adesso – conclude Cenni – ripartiamo dall’ordine del giorno e dalla sentenza della corte di Giustizia. Sono certa che le istituzioni, le organizzazioni sindacali, tutti i soggetti che sino ad oggi non hanno fatto mancare il loro appoggio al comparto del design riprenderanno il loro impegno a fianco delle imprese.”
“Cancellare l’articolo 8, comma 10 del decreto sviluppo è stato un grave errore – prosegue Cenni – Non abbiamo gradito i toni usati in aula dalla Lega Nord ieri mattina, con cui le nostre imprese sono state paragonate a coloro che vivono producendo falsi. L’accoglimento dell’Odg è una buona notizia per le piccole e medie aziende che operano nel comparto del design, molte delle quali concentrate in Valdelsa. Noi continueremo a batterci sapendo che siamo nel giusto, a fare pressione e a non abbassare la guardia. E’ bene ricordare, infatti, che il clima di incertezza normativa che ha portato il dietro front sulla modifica al codice di proprietà industriale e l’esito del voto di fiducia, imposto ieri dal Governo al decreto sviluppo, rappresentano un pericolo per migliaia di lavoratori che si occupano da decenni di produrre complementi d’arredo con qualità, professionalità e competenza”.
“La richiesta del voto di fiducia, ormai la numero 40 in soli tre anni di legislatura – prosegue Cenni – non ci ha permesso di intervenire con emendamenti in aula sul Decreto Sviluppo. Si tratta ormai del sintomo di un fortino assediato, con cui il governo non più maggioranza, blinda importanti decisioni per il futuro del nostro Paese. In questo caso l’estensione della tutela della proprietà intellettuale nel settore del mobile, imposta dall’emendamento firmato da Lega Nord, Pdl e Udc non è, come è stata definita in aula, una difesa del Made in Italy, ma solo di quella parte che, disponendo di maggiori risorse e di ampi spazi pubblicitari, può far sentire meglio e più forte le sue ragioni. Il rischio è che si determini una situazione di monopolio a vantaggio dei grandi e famosi marchi di design a scapito delle piccole e medie imprese, che sono la parte florida della nostra economia. Si tratta, infatti, di una filiera di circa 700 imprese, dislocate in numerosi distretti produttivi, che conta di 13.500 addetti e un fatturato di circa 950 milioni di euro”.
“Adesso – conclude Cenni – ripartiamo dall’ordine del giorno e dalla sentenza della corte di Giustizia. Sono certa che le istituzioni, le organizzazioni sindacali, tutti i soggetti che sino ad oggi non hanno fatto mancare il loro appoggio al comparto del design riprenderanno il loro impegno a fianco delle imprese.”