"Brutta campagna elettorale, ma considero il testo un passo nella giusta direzione"

SIENA. Da Simone Bezzini, consigliere regionale PD, riceviamo e pubblichiamo.
“Siamo entrati nella settimana che ci porterà al referendum del 4 dicembre. Una data certamente importante, anche se non va vissuta con la drammatizzazione eccessiva che spesso avvertiamo su media o sui social network. Così come occorre depurare il dibattito da finalità improprie che andrebbero collocate o nei congressi di partito o nelle elezioni politiche. Proverò a spiegare le ragioni che mi hanno portato a scegliere di votare sì al referendum e ad impegnarmi nella campagna referendaria puntando sul dialogo con i cittadini e rifuggendo da logiche da tifoseria.
Trovo giusto superare finalmente il bicameralismo paritario, con due camere identiche che votano entrambe la fiducia al Governo, e costruire un Senato che sia l’espressione delle istituzioni territoriali. Alla Camera dei Deputati spetterebbe la prevalenza del processo legislativo e il voto di fiducia al Governo; mentre il Senato diverrà finalmente il luogo della rappresentanza delle regioni e dei comuni, che potranno così intervenire direttamente su materie di particolare rilievo.
E’ giusta l’istituzione del voto “a data certa” per l’iniziativa legislativa del Governo in modo anche da mettere un freno all’abuso della decretazione d’urgenza, ai maxi emendamenti, ed al ricorso al voto di fiducia, che spesso hanno svilito il ruolo del Parlamento. Sono giuste le misure che rafforzano gli strumenti di democrazia diretta come la certezza della discussione sulle proposte di legge di iniziativa popolare, l’abbassamento del quorum per la validità dei referendum abrogativi (se richiesti da 800mila elettori), l’introduzione dei referendum propositivi e d’indirizzo. Mi rassicura sapere che non vengono alterati gli elementi di garanzia, quali l’elezione e le funzioni del Capo dello Stato, dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura o della Corte Costituzionale, che anzi sarà chiamata a giudicare la legittimità delle leggi elettorali. Così come non si toccano i poteri del presidente del Consiglio dei Ministri. Trovo giusto aver previsto lo statuto delle opposizioni, così come il principio di trasparenza della pubblica amministrazione e quello dell’equilibrio tra donne e uomini nelle leggi elettorali, per la prima volta sanciti nella Carta costituzionale. Concordo, infine, con l’abolizione del Cnel, un ente che ha da tempo perso la sua utilità.
Non nascondo che mi convince meno la riforma del rapporto tra Stato e Regioni. Se condivido l’obiettivo di intervenire sulla legislazione concorrente, per evitare l’eccesso di contenziosi presso la Corte Costituzionale, mi preoccupa una tendenza ormai in atto verso una centralizzazione di poteri e competenze. Tutto ciò in assenza, ad oggi, di un disegno chiaro che ridefinisca organicamente il ruolo di Regioni ed autonomie locali, anche alla luce del superamento delle province. Mi auguro che queste carenze possano essere recuperate con la legislazione ordinaria.
Si è poi discusso a lungo delle relazioni tra questa riforma costituzionale e la legge elettorale. Su questo punto (che comunque non è oggetto del referendum) apprezzo l’impegno preso dal Pd, anche spronato dall’azione di Cuperlo, a rivedere alcuni aspetti dell’Italicum. La volontà di introdurre correttivi, anche se le prime ipotesi avanzate non mi convincono, va considerata comunque in modo positivo”.
In conclusione, io credo che guardare al merito del quesito significhi affermare con onestà intellettuale che non siamo di fronte ad una riforma miracolistica, come a volte si vuol far credere, ma sicuramente ad un passo in avanti nella giusta direzione. Ribadisco che gli elementi positivi, a mio avviso, sono di gran lunga maggiori di alcune perplessità sopra riportate. Per questo voterò sì il prossimo 4 dicembre, per questo mi sono impegnato nella campagna referendaria per sostenere la riforma costituzionale e continuerò anche nelle prossime ore.