Indiscrezioni del mondo finanziario a seguito dell'approvazione dell'aumento di capitale
di Red
SIENA Il mercato ha creduto nella bontà dell’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena per ben un giorno, ma il 13 aprile il titolo è stato punito con un -1,35% che non lascia spazio a nessuna fantasia positiva, così d’acchito. Forse è stato un po’ avventato avvertire la comunità finanziaria, alla presentazione del nuovo piano industriale, che si intende produrre “più di 2 miliardi di dividendi e 37 miliardi di nuovi crediti da qui al 2015”, che segnerebbero il “ritorno a livelli di redditività in linea con le attese degli azionisti e un rafforzamento della posizione di mercato, con performance migliori alla media di sistema”. A Milano, Giuseppe Mussari ha difeso il proprio operato: “In questi anni difficili abbiamo continuato a conquistare clienti” e Antonio Vigni ha chiosato sul contenimento dei costi: “Usciranno altre mille persone con il normale turnover”, ribadendo la ricerca di efficienza tecnologica in cui si investirà 400 milioni.
Ma in soli due giorni sembra tutto vanificato. Come paventa il Sole 24 ore potrebbe trattarsi di una semplice “presa di beneficio” ovvero una operazione di chiusura di una posizione in titoli eseguita nel breve termine. Ma i dubbi sulla capacità reddituale della banca restano forti, visto che l’utile di quasi 1 miliardo di euro vantato solo pochi giorni fa è stato in grandissima parte raggiunto con la massiccia smobilizzazione dei gioielli di famiglia e trasferendo partite di spesa da un anno all’altro, come alcune voci dei compensi ai dipendenti. E non ci sono altri asset da vendere per ottenere partite di guadagno, viste le perdite che genereranno la cessione delle partecipazioni in Intesa S. Paolo e Mediobanca. Infatti gli analisti finanziari mantengono comunque una posizione di “cautela” verso il titolo (ad esempio Goldman Sachs mantiene una raccomandazione “neutral” con un fair value a 1,1).
Inoltre c’è un aspetto che riguarda gli accordi con il ministro dell’Economia. Tutti gli analisti credono nella volontà di Tremonti di usare la Cassa Depositi e Prestiti come la nuova IRI di questo millennio, un polipo dai mille tentacoli non soggetto ai parametri di Basilea e alle limitazioni del bilancio dello Stato: se l’aumento di capitale dovesse rimanere insufficiente o parzialmente inoptato, la CDP entrerà a sostegno della Fondazione (che nel frattempo sarà indebitata per 1 miliardo di euro) e allora “lo splendido isolamento” della città di Siena diventerà un sogno perduto e rimpianto. Cosa che sembra non dispiacere ai mercati, anche se le limitazioni di voto al 4% degli altri soci non cambieranno molto i termini del controllo, almeno per ora. Poi il ministero dell’Economia farà valere la sua forza persuasiva e la banca entrerà nell’orbita romana.
Ma gli orizzonti si potrebbero allargare ulteriormente. Qualche tempo fa si vociferava a Siena di “segrete missioni” per conquistare alla causa della banca l’aiuto di un “cavaliere bianco” del Medio Oriente, fondo sovrano o meno che fosse in Dubai piuttosto che in Qatar. Ora però, Affariitaliani.it lancia le ambizioni di Rocca Salimbeni alla conquista della Cina: “Secondo quanto si vocifera in ambienti finanziari milanesi, a Siena qualcuno potrebbe presto aver bisogno di un interprete che sappia parlare bene il Cinese. Dopo che già Axa (socia al 2,05%) ha manifestato informalmente la propria disponibilità a partecipare all’aumento di capitale sembra che anche alcuni fondi sovrani ed in particolare China Investment Corporation (Cic), cui spetta istituzionalmente il compito di reinvestire parte delle riserve valutarie cinesi (pari a circa 2.400 miliardi di dollari), siano interessati all’operazione”. Per concludere dipingendo uno scenario assai variopinto: “E dato che Cic predilige al momento o investimenti in settori in forte crescita come quello energetico (tanto che già un anno fa si parlò di un interesse per entrare con una quota in Eni o Enel) o in aziende in grado di generare buoni ritorni sugli investimenti, come già capita per Morgan Stanley e BlackRock, solo per restare nell’ambito del settore finanziario, ecco che l’ipotesi di un suo ingresso nel capitale MPS sembra acquistare concretezza, proprio mentre sono in molti a chiedersi cosa decideranno di fare, invece, altri soci come Francesco Gaetano Caltagirone (3,92%), Unicoop Firenze (2,43%) o Jp Morgan Chase (4,65%)”.
