L'analisi di Toy Story 3 La Grande Fuga
di Paola Dei
SIENA. Andy, un bambino ormai cresciuto, si prepara alla partenza per il college, ma i suoi fedeli amici giocattoli si ritroveranno in un asilo, dove diverranno prede di bambini indomabili, comandati da una banda della quale è capo Lotso Grandi Abbraci, un orsacchiotto di peluche che profuma di fragola. Ecco che spinti dal motto tutti per uno-uno per tutti, insieme pianificano la grande fuga. All’avventura si uniranno molti nuovi personaggi, alcuni di plastica, altri di peluche, tra cui lo scapolo amico di Barbie, Ken, l’istrice con i caratteristici pantaloncini Lederhosen di nome Prickles e molti altri. Regia: Lee Unkrich, Sceneggiatura: Michael Arndt. Fra gli attori voci di: Tom Hanks, Gerry Scotti, Fabrizio Frizzi, Massimo Dapporto, Claudia Gerini, Giorgio Faletti, ecc..
Irriverente, sarcastico, delicato, rassicurante e denso di significato, il film mostra tutte le storture dell’essere umano trasferite su pupazzi, bambole e giocattoli elettronici che hanno la funzione di oggetti transizionali a ricordarci quanto le epserienze negative esperite nel primo periodo della vita possano condizionare il comportamento incidendo segni, simboli e sintomi che condizionano la quotidianità in maniera indelebile.
Un esperimento che ripercorre le orme di quanto già avevano tentato di fare Hayao Miyazaky, autore di fumetti, regista e sceneggiatore noto accanto al padre per le sue pellicole dedicate ai ragazzi. In un suo Film dal titolo Il castello errante di Howl, tratteggia l’importanza delle relazioni interpersonali. Qui il regista tenta di mettere in luce le conseguenze di un abbandono precoce e lo fa uscendo dagli stereotipi che vorrebbero l’orsacchiotto di peluche buono e morbido o il bambolotto dolce e tenero. L’orsacchiotto Lotso Grandi Abbracci infatti è autoritario e terribile e il bambolotto cicciotto è il braccio destro tiranno pur con la voce a bambino e le guance grassottine. L’abbandono è raccontato teneramente alla maniera di Winnicott con una sceneggiatura dai tempi perfetti che rispetta i ruoli e che pone come ultimo obiettivo il raggiungimento del bene. Ottimo per una esperienza catartica mentre si fanno quattro risate.
I tratti caratteriali
Il regista ci stupisce in ogni sequenza per la grazia con la quale scruta la psiche dei protagonisti lasciando emergere di ciscuno il tratto caratteriale e la tipologia di ogni personaggio che fa di ciascuno il leader, l’integrato, il solitario, ecc. Un bel viaggio all’interno delle teorie di personalità e dell’enneagramma per scoprire gli aspetti fondamentali dei personaggi e di noi stessi. I tratti da leader hanno caratteristiche comuni ma colui che gestisce il gruppo di coloro che lottano per un fine nobile mette le sue qualità al servizio della giustizia e dell’etica, mentre l’altro esercita un mero
meccanismo di potere per avere il controllo sul gruppo.
L’animismo dei bambini
Il Film offre anche spunti notevoli per lavorare con i bambini attraverso qualcosa che è insito nel loro percorso evolutivo: la fase dell’animismo. L’animismo secondo un concetto antropologico permette di comunicare con Dio attraverso il creato ed in questo i bambini sono veicoli di estrema
spiritualità con la loro capacità di attribuire un anima a tutti gli oggetti presenti sulla terra.
Il regista si muove in uno spazio che inneggia all’animismo dei bambini capaci di dare sentimenti e corpo anche agli oggetti meno significativi. Mister Potato e signora divengono qui ironici, giocosi e capaci di vedere il mondo persino con un occhio dall’altra parte della città…
La favola
La pellicola attraverso la favola permette una catarsi con un messaggio di grande vitalità vivificante e vitale. Chi non ha provato tenerezza, rabbia e non ha fatto il tifo per uno dei personaggi delle favole trepidando perché la giustizia e l’amore trionfino? Chi non ha immaginato la magia di un incontro che possa cambiare la vita o una piccola fata che ci venga in soccorso nei momenti difficili della vita. capita, capita di incontrare fate, maghi buoni che ci sostengono, ma accade anche di incontrare streghe o rospi cattivi che non si trasformano in Principi. Attraverso le favole è possibile dare un volto a questi archetipi ed acquisire quella sicurezza che scaturisce dalla conoscenza per effettuare un percorso catartico all’interno del quale tutte le metaforiche barche che arricchiscono di contenuti ilo nostro sapere si incontrano in un grande fiume chiamato “bellezza” della vita, popolato da giustizia e amore. All’interno di questo fiume- storia, il regista ci ha cullato e trasportato dolcemente permettendoci di attraversare situazioni diverse e di conoscerne i vari aspetti arricchendoci non solo culturalmente ma anche interiormente.
Il bambino che sei stato
Tratto da un testo di Hugh Missildine, il titolo del paragrafo ci porta in contatto con gli aspetti psicopatologici che si innescano fin dall’infanzia come uniche possibilità possibili in quel momento ed in quel nucleo familiare per sopravvivere all’esperienza di dolore. Ecco allora alla luce di queste teorie il bambino che cerca la perfezione o colui che esercita un potere o ancora colui che segue il leader disprezzandolo ma temendolo. Ognuno di essi con i propri significati acquista senso alla luce di ciò che ha subito nell’infanzia mentre la malattia diviene un campanello d’allarme per ripristinare comunicazioni precedentemente interrotte.
Il narcisismo
La pellicola offre anche l’opportunità per citare alcune righe di un testo di A. Lowen psicoterapeuta bioenergetico che recitano più o meno così “.. è difficile resistere alla seduzione del potere quando da bambini si è stati feriti e traditi da chi ci amava…ma vendere il Regno dei cieli…….” Il narcisista lo accetta.. A chi non piace sentirsi importanti, amati apprezzati, ammirati ma non va dimenticato che il piacere è una esperienza positiva e semplice e che il migliore dei cocktail quando non si ha sete non uguaglierà mai il piacere che dà un bicchiere d’acqua quando non si ha sete…. Il Film è anche questo, un bicchiere d’acqua fresca per tutti coloro che hanno sete di giustizia, di amore e di semplicità…
La pellicola
La pellicola, un piccolo capolavoro e scrigno di tesori da utilizzare con i bambini ma da far vedere anche agli adulti per delle salutari risate sempre curative perché permettono di muovere quasi il doppio dei muscoli di quando piangiamo, allargano i polmoni, fanno bene agli asmatici e alleggeriscono le giornate negative e ci permettono di allargare la nostra conoscenza della
Storia dell’Arte grazie ad un grande pittore di nome Francisco Goya Y Lucientes ed alla sua opera che Pinin Carpi con un testo Edito dal Battello a Vapore trasforma in una fiaba intensa dal tuitolo: Il gioco dei giganti: L’arte per bambini: Goya. la magia di questa opera assomiglia in parte a quanto realizzato dal Regista, dove si racconta senza alcun intento didascalico, per mezzo di personaggi o dipinti a volte cupi, una storia brillante e sorprendente che affascina grandi e piccini e che ci aiuta a
trasformare la realtà.