
di Patrizia Fazzi
MARINA DI PETRASANTA. “Speriamo nella poesia, speriamo nell’umanesimo”: con queste parole Raffaello Bertoli, presidente del Premio Giosuè Carducci, ha concluso la lettura della motivazione del premio assegnato per questa 54^ edizione a Corrado Calabrò per il libro “La stella promessa” (Mondadori). E davvero la poesia e il valore della cultura umanistica hanno brillato almeno quanto il sole che il 27 luglio (giorno natale di Carducci) filtrava fra i pini marittimi della Versiliana, preservati dall’abbattimento grazie ad un’altra grande voce poetica, Gabriele D’Annunzio, che circa un secolo fa soggiornò proprio nella palazzina che si delineava tra verde e cielo sullo sfondo dell’evento. Questo lembo di costa amato dal Vate fa parte della Versilia: e una linea di versi, creatività e memoria ha riunito nomi illustri nella cornice del Caffè letterario ideato e condotto da Romano Battaglia, facendo vivere al pubblico, accorso numeroso, una serata magica, per fortuna ripresa in diretta dalle telecamere e per molti canali tv fruibile da un più vasto pubblico di utenti. Presente quasi al completo sul palco la qualificatissima giuria di quello che è uno dei più validi e prestigiosi premi letterari italiani: il già citato presidente Raffaello Bertoli, il vicepresidente Aldo A. Mola, Angela Guidotti, Giuseppe Marchetti; con loro il cantautore e docente universitario Roberto Vecchioni. La lunga storia del “Premio Carducci” si è recentemente arricchita, aprendosi agli studenti delle scuole medie e superiori, largamente partecipanti e premiati nella mattinata successiva, e comprendendo, oltre alla Poesia, una sezione Saggistica divisa in Letteraria, Storica e d’Arte. La giuria, di cui fa parte anche Marco Forti, aveva stilato quattro terne di finalisti, comprendenti opere di grande impegno e spessore, ma solo il giorno precedente erano stati comunicati i nomi dei vincitori.
Carducci, il poeta toscano Premio Nobel 1906, un po’ accantonato nelle recenti antologie e percorsi didattici dopo un periodo di grande riconoscimento critico, ha unito nella sua forte personalità l’amore per i classici con l’impegno didattico, civile e politico e nella sua produzione poetica si intrecciano passionalità e malinconia: un “percorso speculare” a quello del vincitore Corrado Calabrò, come ha ben sottolineato la giuria nella sua motivazione. Attuale presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Calabrò ha unito l’ampia attività letteraria ad una lunga carriera di alto dirigente dello Stato, ricercando nelle sue opere i valori del “bello assoluto” e della “fratellanza universale”, dando voce al sentimento dell’amore e al tempo stesso di umana solitudine e offrendo la sua parola alla recitazione, al contatto con il pubblico. Nell’occasione Calabrò ha letto il componimento “T’amo di due amori” e ha ringraziato puntando l’attenzione sul valore della parola poetica insito nel titolo stesso del volume premiato: “Pensiamo di vedere la vita solo di giorno: in realtà è il cielo notturno che ci apre alle stelle, al senso dell’oltre. La poesia ci fa vedere quello che di giorno non guardiamo”. “La poesia è la luce del mondo e nel mondo ci vorrebbe più poesia” ha sottolineato Battaglia.
Poi un altro momento di suggestione: il colloquio telefonico in diretta con Maria Gabriella di Savoia, vincitrice per la Saggistica Storica con “Gioielli di famiglia” (Electa), volume in cui ha amorosamente assolto ad un desiderio non realizzato dal padre: riunire le collezioni di casa Savoia, salvaguardando, come ha apprezzato la giuria, “un patrimonio di memorie storiche”. Grata per il riconoscimento, Maria Gabriella ha accolto l’invito, rivoltole in diretta dal Sindaco di Pietrasanta Domenico Lombardi, a ritirare personalmente il premio nella bella località marina.
Ancora di premi, anzi di uno dei più prestigiosi al mondo, si è parlato con l’opera vincitrice della Saggistica Letteraria, “La letteratura italiana e il Premio Nobel” (Olschki), di Enrico Tiozzi, docente di Letteratura Italiana a Goteborg in Svezia. Il libro, attraverso anche documenti inediti, offre uno sguardo dietro le quinte sulla lunga storia e le procedure del Premio, ivi comprese la vita del fondatore da cui prende nome e le varie vicissitudini di nomi premiati e non, a volte per motivi non strettamente letterari. Carducci, ha ricordato Tiozzi, fu premiato, oltre che per l’indiscusso valore, anche per le difficoltà nate sul nome di Antonio Fogazzaro, autocensuratosi per l’opera “Il santo”, e a volte, ha ribadito lo scrittore, la mancata traduzione in svedese ha nuociuto a nomi altamente meritevoli, a vantaggio di altri. Ed è stato bello scoprire, proprio sullo scenario di una premiazione, che a volte vale sì il vincitore, ma anche il non premiato e sarà il tempo – grande galantuomo – e il pubblico – se ben guidato – a dare la palma definitiva ai grandi artisti…
Di arte, in uno straordinario libro di illuminazioni sull’arte medioevale, ci parla l’opera “La voce delle immagini” di Chiara Frugoni (Einaudi), premiato per la Saggistica d’Arte. Un libro, ha sottolineato con forza Giuseppe Marchetti nella sua appassionata motivazione, “paragonabile per forza mistica e suggestiva ad una predica di San Bernardino” e che “andrebbe visto” per la valenza delle immagini: è una “dichiarazione poetica della inevitabilità del libro”, che, nonostante qualche corvo pronto a sostituirlo, “non morirà mai”. L’autrice ha rivolto un appello, specie ai giovani, a guardare la bellezza delle immagini artistiche nel loro contesto, a frequentare di più i musei (chi li visiterà in futuro se non educhiamo le nuove generazioni al bello dell’arte?) e non solo a fare la fila per le mostre-evento.
Il succedersi delle premiazioni si è intercalato con gli interventi di Roberto Vecchioni, poeta della canzone, che ha espresso il suo amore per la parola poetica richiamandosi al ritmo della poesia latina e citando alcuni versi della poesia carducciana “Davanti a San Guido” (…“un pover uom tu se’…”), in cui si svela l’umanità dolente del poeta di Castagneto, così fiero eppure così consapevole del nostro destino appeso a volte solo ai ricordi felici. Poi, con voce venata di emozione, Vecchioni ha recitato “Traversando la Maremma toscana”. “Ha ancora senso oggi la poesia?” gli ha chiesto allora Romano Battaglia. “Certo”, ha risposto il cantautore, “ la vita è come una medaglia e la poesia ti svela il rovescio, il lato oscuro, ti da tutte le risposte e ti salva la vita”. Parole alate quelle intrecciate con garbo sotto l’ombra di un pomeriggio di sole non sfacciato: intanto il pubblico ascoltava attento, partecipe, plaudente, lì, in quest’angolo di Versilia dove non solo Carducci, Pascoli, D’annunzio – la triade che ci si appresta a celebrare nel 2012 – ma tanti altri poeti, artisti, intellettuali sono passati, ospiti da molti anni del “Caffè della Versiliana” e del suo palcoscenico di cultura viva, in presa diretta tra protagonisti e pubblico, in un incontro che ogni anno si rinnova grazie all’impegno del suo ideatore e dei tanti collaboratori e sostenitori, un incontro capace ogni volta di suscitare un’emozione e riflessione nuova.
(Nella foto, da sin. Roberto Vecchioni, Romano Battaglia, Corrado Calabrò, Aldo A. Mola, Angela Guidotti, Giuseppe Marchetti)
MARINA DI PETRASANTA. “Speriamo nella poesia, speriamo nell’umanesimo”: con queste parole Raffaello Bertoli, presidente del Premio Giosuè Carducci, ha concluso la lettura della motivazione del premio assegnato per questa 54^ edizione a Corrado Calabrò per il libro “La stella promessa” (Mondadori). E davvero la poesia e il valore della cultura umanistica hanno brillato almeno quanto il sole che il 27 luglio (giorno natale di Carducci) filtrava fra i pini marittimi della Versiliana, preservati dall’abbattimento grazie ad un’altra grande voce poetica, Gabriele D’Annunzio, che circa un secolo fa soggiornò proprio nella palazzina che si delineava tra verde e cielo sullo sfondo dell’evento. Questo lembo di costa amato dal Vate fa parte della Versilia: e una linea di versi, creatività e memoria ha riunito nomi illustri nella cornice del Caffè letterario ideato e condotto da Romano Battaglia, facendo vivere al pubblico, accorso numeroso, una serata magica, per fortuna ripresa in diretta dalle telecamere e per molti canali tv fruibile da un più vasto pubblico di utenti. Presente quasi al completo sul palco la qualificatissima giuria di quello che è uno dei più validi e prestigiosi premi letterari italiani: il già citato presidente Raffaello Bertoli, il vicepresidente Aldo A. Mola, Angela Guidotti, Giuseppe Marchetti; con loro il cantautore e docente universitario Roberto Vecchioni. La lunga storia del “Premio Carducci” si è recentemente arricchita, aprendosi agli studenti delle scuole medie e superiori, largamente partecipanti e premiati nella mattinata successiva, e comprendendo, oltre alla Poesia, una sezione Saggistica divisa in Letteraria, Storica e d’Arte. La giuria, di cui fa parte anche Marco Forti, aveva stilato quattro terne di finalisti, comprendenti opere di grande impegno e spessore, ma solo il giorno precedente erano stati comunicati i nomi dei vincitori.
Carducci, il poeta toscano Premio Nobel 1906, un po’ accantonato nelle recenti antologie e percorsi didattici dopo un periodo di grande riconoscimento critico, ha unito nella sua forte personalità l’amore per i classici con l’impegno didattico, civile e politico e nella sua produzione poetica si intrecciano passionalità e malinconia: un “percorso speculare” a quello del vincitore Corrado Calabrò, come ha ben sottolineato la giuria nella sua motivazione. Attuale presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Calabrò ha unito l’ampia attività letteraria ad una lunga carriera di alto dirigente dello Stato, ricercando nelle sue opere i valori del “bello assoluto” e della “fratellanza universale”, dando voce al sentimento dell’amore e al tempo stesso di umana solitudine e offrendo la sua parola alla recitazione, al contatto con il pubblico. Nell’occasione Calabrò ha letto il componimento “T’amo di due amori” e ha ringraziato puntando l’attenzione sul valore della parola poetica insito nel titolo stesso del volume premiato: “Pensiamo di vedere la vita solo di giorno: in realtà è il cielo notturno che ci apre alle stelle, al senso dell’oltre. La poesia ci fa vedere quello che di giorno non guardiamo”. “La poesia è la luce del mondo e nel mondo ci vorrebbe più poesia” ha sottolineato Battaglia.
Poi un altro momento di suggestione: il colloquio telefonico in diretta con Maria Gabriella di Savoia, vincitrice per la Saggistica Storica con “Gioielli di famiglia” (Electa), volume in cui ha amorosamente assolto ad un desiderio non realizzato dal padre: riunire le collezioni di casa Savoia, salvaguardando, come ha apprezzato la giuria, “un patrimonio di memorie storiche”. Grata per il riconoscimento, Maria Gabriella ha accolto l’invito, rivoltole in diretta dal Sindaco di Pietrasanta Domenico Lombardi, a ritirare personalmente il premio nella bella località marina.
Ancora di premi, anzi di uno dei più prestigiosi al mondo, si è parlato con l’opera vincitrice della Saggistica Letteraria, “La letteratura italiana e il Premio Nobel” (Olschki), di Enrico Tiozzi, docente di Letteratura Italiana a Goteborg in Svezia. Il libro, attraverso anche documenti inediti, offre uno sguardo dietro le quinte sulla lunga storia e le procedure del Premio, ivi comprese la vita del fondatore da cui prende nome e le varie vicissitudini di nomi premiati e non, a volte per motivi non strettamente letterari. Carducci, ha ricordato Tiozzi, fu premiato, oltre che per l’indiscusso valore, anche per le difficoltà nate sul nome di Antonio Fogazzaro, autocensuratosi per l’opera “Il santo”, e a volte, ha ribadito lo scrittore, la mancata traduzione in svedese ha nuociuto a nomi altamente meritevoli, a vantaggio di altri. Ed è stato bello scoprire, proprio sullo scenario di una premiazione, che a volte vale sì il vincitore, ma anche il non premiato e sarà il tempo – grande galantuomo – e il pubblico – se ben guidato – a dare la palma definitiva ai grandi artisti…
Di arte, in uno straordinario libro di illuminazioni sull’arte medioevale, ci parla l’opera “La voce delle immagini” di Chiara Frugoni (Einaudi), premiato per la Saggistica d’Arte. Un libro, ha sottolineato con forza Giuseppe Marchetti nella sua appassionata motivazione, “paragonabile per forza mistica e suggestiva ad una predica di San Bernardino” e che “andrebbe visto” per la valenza delle immagini: è una “dichiarazione poetica della inevitabilità del libro”, che, nonostante qualche corvo pronto a sostituirlo, “non morirà mai”. L’autrice ha rivolto un appello, specie ai giovani, a guardare la bellezza delle immagini artistiche nel loro contesto, a frequentare di più i musei (chi li visiterà in futuro se non educhiamo le nuove generazioni al bello dell’arte?) e non solo a fare la fila per le mostre-evento.
Il succedersi delle premiazioni si è intercalato con gli interventi di Roberto Vecchioni, poeta della canzone, che ha espresso il suo amore per la parola poetica richiamandosi al ritmo della poesia latina e citando alcuni versi della poesia carducciana “Davanti a San Guido” (…“un pover uom tu se’…”), in cui si svela l’umanità dolente del poeta di Castagneto, così fiero eppure così consapevole del nostro destino appeso a volte solo ai ricordi felici. Poi, con voce venata di emozione, Vecchioni ha recitato “Traversando la Maremma toscana”. “Ha ancora senso oggi la poesia?” gli ha chiesto allora Romano Battaglia. “Certo”, ha risposto il cantautore, “ la vita è come una medaglia e la poesia ti svela il rovescio, il lato oscuro, ti da tutte le risposte e ti salva la vita”. Parole alate quelle intrecciate con garbo sotto l’ombra di un pomeriggio di sole non sfacciato: intanto il pubblico ascoltava attento, partecipe, plaudente, lì, in quest’angolo di Versilia dove non solo Carducci, Pascoli, D’annunzio – la triade che ci si appresta a celebrare nel 2012 – ma tanti altri poeti, artisti, intellettuali sono passati, ospiti da molti anni del “Caffè della Versiliana” e del suo palcoscenico di cultura viva, in presa diretta tra protagonisti e pubblico, in un incontro che ogni anno si rinnova grazie all’impegno del suo ideatore e dei tanti collaboratori e sostenitori, un incontro capace ogni volta di suscitare un’emozione e riflessione nuova.
(Nella foto, da sin. Roberto Vecchioni, Romano Battaglia, Corrado Calabrò, Aldo A. Mola, Angela Guidotti, Giuseppe Marchetti)