Un dibattito intenso ha animato l'incontro sulla riqualificazione del Rastrello

di Max Brod
SIENA. L’incontro pubblico di ieri (31 marzo) sulla riqualificazione del Rastrello – giudizio unanime – è stato apprezzato da tutti i presenti come valido strumento di partecipazione, una partecipazione “non dovuta” in questa fase, ma come spiega il sindaco Valentini assolutamente “voluta” (guarda il video). Se però lo strumento piace, a non tutti è piaciuto il modo in cui è stato utilizzato: per alcuni l’esposizione del progetto è stata “troppo tecnica” ed ha evidenziato le sole criticità. “Non ho sentito nemmeno un accenno ai vantaggi per la città” ha commentato Lorenzo Mulinacci, presidente dei Fedelissimi. “Il Comune deve dire cosa pensa” è l’opinione di Lorenzo Rosso, consigliere provinciale NCD.
Dal lungo dibattito che ha seguito l’esposizione del progetto poi, sono venute fuori le argomentazioni delle varie anime della città, in un incontro-scontro che potremmo definire fondamentalmente a due voci.
La prima, quella che sicuramente ieri era la più numerosa e appassionata, è stata quella dei cittadini (tra i quali molti tifosi) che ormai non hanno più dubbi: la riqualificazione del Rastrello va fatta, e il progetto di fattibilità deve essere approvato. I motivi sono principalmente i seguenti: la zona non è curata ed è da riqualificare e il progetto è una grande opportunità che porterà posti di lavoro, attività di svago, servizi alla città e utili parcheggi, che vuol dire più zone pedonalizzate. In molti si lamentano del fatto che il progetto venga legato alla salvezza del Siena, ma questo, come spiega Gianluca Petrini (in accordo anche col presidente dei Fedelissimi): “E’ un compito che sta a Mezzaroma” aggiungendo, sul progetto: “Non è la città che fa un regalo all’AC Siena, ma è l’AC Siena che fa un regalo alla città: infatti solo una società di calcio può usufruire di questa legge di stabilità”. Ma è Pietro Poggi dei Vecchi Ultras a esprimere uno dei commenti forse più duri, ma probabilmente più realistici, nella visione storica del problema: “Purtroppo negli ultimi 12 anni invece di fare i tifosi siamo stati costretti ad occuparci di argomenti politici e finanziari. Prima (i politici, ndr) cercavano il consenso attraverso lo sport, e noi facendo i finti stolti ci siamo anche fidati, ci hanno fatto vedere 10 anni di serie A, e questo gli è servito per distogliere l’attenzione e fare quello che purtroppo oggi è cronaca. Oggi battiamo noi cassa, minacciando anche – e questa è una promessa – che se non saremo soddisfatti, magari alle prossime elezioni troveranno una lista fatta da noi, che potrebbe sottrargli quei 230 voti che l’ultima volta sono stati l’ago della bilancia”.
La seconda voce, che ieri era, almeno a giudicare dagli interventi, nettamente in minoranza, è quella dubbiosa, se non contraria allo studio di fattibilità. Le motivazioni sono, tra le altre, i dubbi sul trasferimento della Achille Sclavo, la protezione dell’area denominata “parco urbano” nell’attuale regolamento urbanistico, i 900 giorni che passeranno (nella migliore delle ipotesi) prima della posa della prima pietra, la quantità e il prezzo dei parcheggi che si costruiranno, i dubbi sulla copertura finanziaria, l’impatto dei 9000 mq di spazi commerciali che – secondo Valter Fucecchi (Confesercenti, Confcommercio) che pure ritiene il progetto interessante – risultano sproporzionati rispetto alle esigenze della città. Ci sono tifosi anche tra queste fila, ed è proprio Luca Giannini a dire: “Noi tifosi non possiamo farci utilizzare come cavallo di troia per entrare dentro un meccanismo che si legge stadio, ma si dice cemento”.
Dopo i primi botta e risposta però, il dibattito sembra spostarsi, compiere un cambio di rotta concettuale: dalla valutazione dello studio di fattibilità, si passa infatti alla – più generica – valutazione dell’opportunità di riqualificazione. E questo perché? Perché lo studio, essendo “studio” e non “progetto definitivo” è ampiamente modificabile dalla contrattazione tra le parti. Per questo motivo, in molti, spiegano che i giudizi tecnici e funzionali sono da discutere in un secondo momento, primo tra tutti Alberto Parri (Sienainsieme): “Questo non è un progetto, è un’ipotesi. Ci sono troppi parcheggi? Li toglieremo. Troppo commerciale? Lo toglieremo. Ma questa è la sfida per noi e per i nostri figlioli”. E qualcuno ribatte: “Il piano non può essere rivisto, ha dei numeri: se tolgo un ettaro di parcheggi quel quadro economico non sta più in piedi”.
Sta al sindaco concludere la serata, e lo fa senza sbilanciarsi. Se da una parte afferma che “i consumi non aumentano se ci sono più negozi, ma se c’è più lavoro” e – ricordando gli errori dell’edificio lineare, della nuova sede di Siena Ambiente e di San Marco – afferma che “non sempre costruire è sinonimo di benessere e funzionalità”, dall’altra parte ribadisce che non ci sono più soldi, e le opere dovranno essere in futuro sostenute dai privati. Alla fine poi, rimanda la decisione ultima al Consiglio Comunale, garantendo: “Io mi prendo l’impegno di chiudere la valutazione, e raccontarvela”.
Guarda tutto il dibattito in dieci minuti (clicca qui). Leggi la cronaca dell’evento e gli interventi integrali dell’architetto Pallanch e del sindaco nell’articolo di Filippo Tozzi.