Continua il lavoro di analisi del disagio giovanile nel suo insieme

SIENA. Da Pierluigi Piccini (Per Siena) riceviamo e pubblichiamo.
“A seguito di una mozione presentata dal gruppo Per Siena e qui riportata (mozione), si è avviato un lavoro delle commissioni, che dura ormai da qualche mese. Nella speranza che si possa arrivare a un documento unitario, ad oggi non possiamo che affermare il buon lavoro svolto. Il tema dei nostri confronti con gli esperti del settore prendeva a pretesto i fatti accaduti in Piazza del Mercato per estendere l’analisi al disagio giovanile nel suo insieme. Un lavoro che si sta avvicinando alla conclusione.
Qui mi preme sottolineare un aspetto più generale da quello che con molta probabilità diventerà l’atto finale. La fotografia della società senese, e non solo di essa (alcuni dati coinvolgono i Comuni contermini e la realtà ospedaliera), è molto diversa da quella che viene normalmente rappresentata. Per essere ancora più chiari: la retorica narcisistica con cui viene narrata la società senese non risponde per intero alla verità dei fatti che ci è stata descritta dagli esperti dei vari settori interessati. C’è una frattura fra ciò che pensiamo di essere e ciò che siamo: un territorio “normale”. Risulta poco credibile la divisione che alcuni tentano ancora di fare fra città e campagna, fra amici e nemici. I comportamenti sono molto omogenei ed è estremamente difficile trovare una differenza fra gli atteggiamenti interni ed esterni alla città. I casi che ci sono stati presentati, dentro una crescita quantitativa significativa, sono fra gli altri: trasformazione profonda del nucleo familiare, disagio sempre più marcato nel rapporto dei figli con i genitori, perdita di autorevolezza di questi ultimi e dei principali protagonisti “istituzionali” del mondo dei giovani, dipendenze a partire dall’alcool per arrivare a quelle delle nuove tecnologie, fluidità sessuale, cambiamento del senso di colpa in quello di vergogna, amplificato quest’ultimo dal digitale, e altro ancora difficilmente sintetizzabile in questo articolo.
È vero che Siena ha degli anticorpi, anche potenti e nel colloquio che abbiamo avuto con i rappresentanti delle Contrade si è capito che il quadro è a loro ben chiaro. Ma c’è un ma: spesso le Contrade vengono chiamate a dei compiti che non sono pertinenti ad esse, come se fossero la soluzione di tutti i mali. Anche loro hanno bisogno di strutture che le possano sostenere e affiancare. I cambiamenti sono così rapidi e profondi che richiedono competenze a cui appoggiarsi. La questione della rete e della comunicazione fra soggetti diversi, che operano nel settore, è stata la richiesta costante che è venuta da tutti gli operatori che fino ad ora abbiamo intervistato.
Qual è il senso di queste poche righe? Quello di riportare la discussione sulla realtà dei fatti, senza una conoscenza precisa di ciò che accade e senza l’analisi del concreto e nel concreto è estremamente difficile poter pensare di abbozzare delle risposte a cui siamo inevitabilmente chiamati. Questo metodo non vale solo per gli argomenti qui trattati. C’è bisogno di concretezza e di risposte complesse perché la situazione lo richiede. Se poi, viceversa, si pensa che il tutto possa essere risolto con le forze dell’ordine e con delle telecamere di sorveglianza, allora: auguri!”.