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Geotermia: cosa bolle in pentola sul piano legislativo?

di Fabrizio Pinzuti

AMIATA.

Cosa bolle in pentola sul piano legislativo in tema di geotermia e delle sue conseguenze e implicazioni su ambiente e paesaggio? Per il momento nulla di sicuro e approvato ma quello che circola è qualcosa di più dei soliti e semplici rumours.

Il 16 agosto scorso in un articolo a firma di Aldo Carra pubblicato ne “Il Manifesto” con l’eloquente titolo “Il bicchiere mezzo vuoto della geotermia”, venivano messe in luce le minacce per il paesaggio e per l’economia agricola della bassa Toscana provenienti da un sempre più ampio distretto energetico geotermico, con impianti industriali, favorito dalla Regione Toscana. Ci si chiedeva in quell’articolo se “scelte così importanti per la vita attuale e futura di un territorio possono essere sottratte al potere decisionale dei territori e se si può sollecitare l’interesse emergenziale immediato a risanare i bilanci vanificando politiche fatte nel passato con finanziamenti pubblici ed europei. Si può fare tutto questo trascurando il valore del paesaggio fondamentale per un paese come il nostro?”. Tra le notizie di Carra anche quella che “pochi giorni fa il parlamento ha approvato la decisione di produrre ad ottobre un nuovo documento di bilancio che non farà riferimento solo al Pil, ma anche agli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (Bes) e le Camere voteranno una risoluzione su ambiente, trasporti, servizi … Si tratta di una svolta importante perché le politiche pubbliche dovranno cominciare a misurarsi con obiettivi più precisi rispetto al generico Pil. Il paesaggio è uno dei più importanti aspetti del Benessere Equo e Sostenibile. Perseguire a livello nazionale una politica di tutela e di valorizzazione per farne una leva di sviluppo sostenibile non può ridursi a vuote parole da scrivere nel documento di programmazione se poi, a livello territoriale, si impongono politiche che vanno in direzione opposta. Si rischia, così, di fare una politica in cui parole e fatti non si incontrano e i cittadini si allontanano danneggiando anche il paesaggio democratico che è altrettanto prezioso di quello naturale”. Che, nonostante gli ammiccamenti e le edulcorazioni della cosiddetta “buona geotermia”, si cominciasse a capire che “non c’è trippa per gatti”,  lo si comprendeva anche da quanto dichiarato dal neoministro dell’Economia e dello Sviluppo Economico (MISE) Carlo Calenda subito dopo la sua nomina avvenuta il 10 maggio scorso. All’assemblea della Confindustria del 26 maggio il responsabile del dicastero annuncia che nei prossimi mesi ci sarà la “revisione di tutti gli incentivi, secondo il principio di fondo di concentrare le risorse sulle iniziative che funzionano”. Sarà casuale che alla sua prima uscita pubblica in un’occasione particolare e con una platea di ascoltatori particolari – e interessati – il successore di Federica Guidi parli di un piano strategico e operativo basato su “politiche industriali attive e per la produttività totale dei fattori?”

Calenda specificava: “Ho intenzione di verificare ogni singolo incentivo erogato per capire quali sono stati i risultati raggiunti in termini di soddisfazione dei clienti e di impatto. Il principio di fondo sarà quello di concentrare le risorse sulle iniziative esistenti che funzionano. Per essere efficace una misura deve avere la dimensione adeguata”. E faceva notare agli industriali: “Per voi è normale farlo nelle vostre aziende. Per il ministero è una rivoluzione … Non farò politiche di settore, a quello ci pensa il mercato. Farò politiche neutrali per rafforzare le condizioni di tutti. Difenderò le imprese italiane, non l’italianità … sulle energie alternative dico: il conto degli incentivi non possono pagarlo le imprese energivore. Una follia”. Novità anche sul fronte della trasparenza. Calenda annuncia una sorta di registro degli ingressi, un modo per rendere pubblici tutti gli incontri, fin qui riservati, del ministro. “Si saprà che quell’amministratore delegato e quell’azienda mi sono venuti a trovare”, spiega. “D’altro canto ho una storia professionale che mi ha messo in contatto con molte imprese. E non voglio equivoci su potenziali conflitti di interesse. Proprio per questo, per evitare il porto delle nebbie, il Mise adotterà le regole di accesso al ministero proprie della Commissione europea”.

Che non si trattasse di un vuoto discorso di insediamento lo dimostra la reazione di Fabio Roggiolani, già assessore regionale dei Verdi, ora vice presidente GIGA, indicato dai “Difensori della Toscana” come socio di Toscogeo, che in un’intervista a Time To Renew resa l’8 liglio scorso a Roberta De Carolis su “Incentivi FER non fotovoltaiche in GU: cosa cambia per le rinnovabili?” così esprime il proprio rammarico: “Se non sei figlio o nipote di una delle grandi lobbies energetiche in Italia non hai diritto di entrare nemmeno in partita. Con due anni di ritardo il governo presenta alla firma un decreto sull’incentivazione delle energie rinnovabili (fotovoltaico escluso) e lo fa in una conferenza stampa annuncio con Eni ed Enel.

Da oltre un mese i quotidiani erano inondati dalla notizia inverosimile del fotovoltaico trasparente con cui Eni ci vuol convincere che oltre a strivellacchiare mezzo mondo ora tiene alla sostenibilità energetica e alle fonti rinnovabili, e il premier invece di fare un brindisino con le migliaia di imprese del settore lo ha fatto con i monopolisti ancora de facto di questo paese.

Questo decreto per la geotermia vale 30 MW di incentivi possibili che a fronte di una legge dello stato che promette minimo 50 MW di impianti da incentivare già spiega la assoluta timidezza e contraddittorietà di provvedimenti fatti dalla stessa fonte.

Questi 30 MW con buona pace dei comitati che si sono opposti contro i nuovi impianti a ciclo binario ed impatto zero non sono legati solo alla reiniezione totale, ed è facile prevedere che a fronte dell’osceno giochetto tra stato e regioni che rimpallando non porta a conclusione nessun iter autorizzativo, e del ministero che non sblocca i primi impianti ormai autorizzati da oltre un anno e autorizzabili in tempo per entrare nei registri, alla fine sarà Enel ancora una volta a incassare incentivi per far andare avanti improbabili rewamping di vecchi impianti inquinanti ed obsoleti.

Sia chiaro che gli impianti non sono proposti da dilettanti allo sbaraglio o da società di speculazione finanziaria: iniziative come quella di Castelnuovo Val di Cecina proposto da Graziella Green Power con la partnership di Nuovo Pignone partono da imprese che hanno in Italia migliaia di posti di lavoro e che vengono sempre di più spinte fuori da questo paese.

Altra perla tra le perle è quella che mentre per idro, eolico, biomasse ecc si possono mettere a incentivo impianti fino a 100kw così non è per la geotermia che è in condizione di realizzare queste performance S con impianti a impatto e consumo zero grandi come 6 mq.

Ma voglio essere ancora positivo, almeno questo è gratis, e pensare che dopo esserci liberati del ministro più incompetente che si sia mai visto allo sviluppo economico, dopo che Calenda ha fatto in un mese quello che alla Guidi non era riuscito in due anni, adesso questo ministro ci dimostri che il governo dei figli di un dio lobbista è finalmente finito e che si pubblicheranno subito le regole mancanti per correggere questa partita truccata”.

Ad Ecofuturo 2016, la kermesse organizzata tra gli altri da Jacopo Fo e Michele Dotti, dedicata alla sostenibilità e alle energie rinnovabili, che si è svolta dal 26.07.al 31.07 2016 a Rimini, Roggiolani dichiara che (sintesi del suo discorso a braccio (Il link del servizio è visionabile su: http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/07/27/ecofuturo-2016-pozzi-inutilizzati-per-10-miliardi-di-euro-gli-esperti-col-geotermico-potrebbero-scaldare-la-pianura-padana/547093/): “non parliamo più di geotermia elettrica che può essere di 100, 200, forse 300 MW potenziali, ma non importanti, la vera svolta  è il potenziale geotermico della terra come calore (la bassa entalpia) e mira ai pozzi  che in Emilia Romagna ed in Pianura Padana furono utilizzati per estrarre petrolio e gas e che ora giacciano inutilizzati (valore ad oggi di 10 miliardi per la loro escavazione), che riutilizzati possono scaldare tutta la Pianura Padana!”

Sulla rivista “Eco di Bergamo” del 17 maggio 2016 si legge che la società di Firenze IdroGeo Service srl ha proposto al comune di Caravaggio di riutilizzare due pozzi perforati da Agip nei primi anni 80 del Novecento per la ricerca di petrolio e gas. Altri domande sono in corso in Emilia su vecchi pozzi ENI.

Insomma si va delineando una nuova filiera dopo la “buona geotermia”, i cicli binari, i promessi impatti zero?

Infine nella G.U. del 23.06.2016 viene pubblicato il Decreto sugli incentivi alle rinnovabili: atto molto tormentato, fermato a Bruxelles per lungo periodo, esce in ritardo e sarà valido solo fino alla fine del 2016. Commentandolo Renzi è costretto ad invitare il comparto delle energie rinnovabili ad abbandonare i “pianti” legati al calo degli incentivi e a prendere atto che tutto può trovare soluzione nel fatto che l’Italia è all’avanguardia.

Fine o riduzione degli incentivi alla geotermia?  Se son rose … fioriranno

 

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