Smentite le voci di un meeting a Cernobbio

di Red
SIENA. Fabrizio Viola non incontrerà il Commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, per discutere del piano industriale del Monte dei Paschi. Era stato ipotizzato, infatti, che – in occasione del workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio – l’ad di Mps avrebbe potuto discutere “in diretta” con il commissario UE i ritocchi da apportare al piano, ma Viola ha smentito personalmente la voce. Secondo gli analisti sarebbe stata l’occasione proprizia per aggiustare il tiro e limare le divergenze sulle scelte della banca. L’ad di banca Mps non ha voluto commentare le voci su un eventuale raddoppio dell’aumento di capitale da uno a due miliardi; ma su una eventuale crisi politica del paese ha detto “E’ un’ipotesi da non prendere nemmeno in considerazione”. “Una crisi al buio è l’ultima cosa che possiamo permetterci”, ha puntualizzato. L’opinione di Viola sul consolidamento delle banche: “Dopo diversi anni in cui le banche hanno messo ordine in casa propria, il prossimo passaggio sará il consolidamento del sistema ma i modi e i termini non saprei dirli. La nostra strategia è creare le condizioni per tornare ad essere efficienti”.
Il top management della banca sta lavorando alacremente per attuare i cambiamenti richiesti all’epoca dalla Comissione come “conditio sine qua non” per la concessione dei Monti Bond. Sul tema sempre Viola ha affermato “Ci stiamo lavorando”. Come si ricorderà Almunia aveva inviato una lettera a fine luglio al ministro Saccomanni, titolare del dicastero dell’Economia, in cui trattava diffusamente l’argomento Mps, soffermandosi sui punti critici. La lettera era stata motivo di polemiche ed interpretazioni varie, spesso contrastanti, sulla collaborazione tra Ministero e Commissione in merito al piano Mps. Almunia chiedeva misure più efficaci, soprattutto per quanto riguarda i tagli alle remunerazioni dei manager, ritenendo che fosse penalizzante intervenire solo con tagli consistenti di posti di lavoro (4600). Sempre per ridurre i costi, il piano prevede anche la chiusura di ulteriori sportelli della banca, puntando più sull’home banking.
Dopo il caso Cipro, peraltro, la Ue ha virato di bordo, scegliendo non più la linea dei salvataggi a carico dei contribuenti con il cosiddetto bail-out, bensì a carico di manager, dipendenti, azionisti, creditori e obbligazionisti (in sintesi: bail-in), con Banca Montepaschi chiamata a fare da cavia alla nuova linea europea.
Pare che tra le idee del Tandem vi sia anche quella di sanare l’esposizione dei 25 miliardi di Btp in pancia alla banca con un costo di circa 320 milioni (e sempre la solita ghigliottina sui posti di lavoro); il rischio di una vendita obbligata darebbe però un segnale di debolezza ai mercati contribuendo ad aumentare i timori degli investitori sul rischio di portare capitali in Italia. La banca ha anche altri “grattacapi” tra cui restituire alla scadenza i 29 miliardi di prestiti straordinari «Ltro» della Bce. Un duro colpo alla redditività del Monte… La Ue ha altresì chiesto alla banca di ridurre la remunerazione di bond subordinati e ibridi (i 2 miliardi di bond upper tier 2, in gran parte in possesso dei risparmiatori), con il rischio, per chi se li trova in portafoglio, di avere il “congelamento della cedola.
Insomma, la situazione non è precisamente allegra per Siena. Tanto per cambiare.