Il romanzo di Sacher-Masoch rivisitato con maestria
di Paola Dei
SIENA. L’alchimista del grande schermo, Roman Polanski, si cimenta con un tema scabroso che ne racchiude altri e poi altri in una sorta di scoperta continua con le bambole russe che lui riesce a proporre senza essere mai scontato, banale o stereotipato. Al Cinema Pendola in questi giorni “Venere in pelliccia” con Emanuelle Seigner e Mathieu Amalrich, tratto dal romanzo erotico dell’autore austriaco Leopold von Sacher-Masoch, che ha dato il nome al termine “masochismo”. Distribuito da Rai Cinema in una Co-produzione franco-polacca, il film è tratto dal romanzo pubblicato nel 1870 e fa parte della raccolta L’eredità di Caino all’interno del primo volume della serie dedicato all’amore.
L’eterno gioco della seduzione e delle dinamiche di potere fra uomo e donna, femminile e maschile, messo in scena con grande maestria e con due attori d’eccezione che si calano nei personaggi squarciandone i veli fino a farceli scoprire nella maniera opposta a come si presentano a noi in una ripetizione di antichi schemi che il regista stesso ritiene superati fino a quando non li vive in prima persona. Un viale alberato con piante spoglie sotto una pioggia incessante ci conduce davanti al portone di un vecchio Teatro dove si tengono le audizioni per la rappresentazione della pièce teatrale: La Venere in pelliccia. Il regista stanco sta per tornare a casa dalla fidanzata quando entra lei, Wanda, alias Nuova Venere, ed inizia con lui un gioco di contrasti, gorgheggi, sussurri, piccole e grandi prevaricazioni, soprusi, fino a ridurlo esattamente nella condizione in cui fu piegato il protagonista del testo di Von Masoch. Il protagonista del racconto ricorda come da bambino fosse stato frustato da una zia in pelliccia che scatenò in lui i primi impulsi erotici che mescolavano piacere e dolore e da allora di essersi incamminato alla ricerca di una donna capace di dominarlo. La femminilità di Emanuelle Seigner, Wanda, esplode in ogni fotogramma mostrandosi a momenti prorompente, in altri momenti sfacciata, in altri ancora volgare, mentre Thomas Nivac, il regista, sorpreso, incantato, sedotto, recita pezzi del romanzo riadattato: “Tutti siamo facilmente spiegabili ma restiamo inestricabili”. “In amore come in politica solo una delle parti deve avere il potere, uno è il martello, l’altro l’incudine, accetto volentieri di essere l’incudine….”. “Io cerco il dolore, voi il piacere… era un’epoca in cui le persone erano più introverse e una semplice conversazione era già erotismo”.
Il romanzo nel 1870 fece scandalo e fu inserito nella letteratura erotica ma mai come nel film di Polanski è sembrato ancora così attuale e intriso di quelle atmosfere da commedia goldoniana stile Locandiera intrise però di maggior malizia e di squarci di sensualità che caratterizzano dinamiche di potere mai sopite..
SIENA. L’alchimista del grande schermo, Roman Polanski, si cimenta con un tema scabroso che ne racchiude altri e poi altri in una sorta di scoperta continua con le bambole russe che lui riesce a proporre senza essere mai scontato, banale o stereotipato. Al Cinema Pendola in questi giorni “Venere in pelliccia” con Emanuelle Seigner e Mathieu Amalrich, tratto dal romanzo erotico dell’autore austriaco Leopold von Sacher-Masoch, che ha dato il nome al termine “masochismo”. Distribuito da Rai Cinema in una Co-produzione franco-polacca, il film è tratto dal romanzo pubblicato nel 1870 e fa parte della raccolta L’eredità di Caino all’interno del primo volume della serie dedicato all’amore.
L’eterno gioco della seduzione e delle dinamiche di potere fra uomo e donna, femminile e maschile, messo in scena con grande maestria e con due attori d’eccezione che si calano nei personaggi squarciandone i veli fino a farceli scoprire nella maniera opposta a come si presentano a noi in una ripetizione di antichi schemi che il regista stesso ritiene superati fino a quando non li vive in prima persona. Un viale alberato con piante spoglie sotto una pioggia incessante ci conduce davanti al portone di un vecchio Teatro dove si tengono le audizioni per la rappresentazione della pièce teatrale: La Venere in pelliccia. Il regista stanco sta per tornare a casa dalla fidanzata quando entra lei, Wanda, alias Nuova Venere, ed inizia con lui un gioco di contrasti, gorgheggi, sussurri, piccole e grandi prevaricazioni, soprusi, fino a ridurlo esattamente nella condizione in cui fu piegato il protagonista del testo di Von Masoch. Il protagonista del racconto ricorda come da bambino fosse stato frustato da una zia in pelliccia che scatenò in lui i primi impulsi erotici che mescolavano piacere e dolore e da allora di essersi incamminato alla ricerca di una donna capace di dominarlo. La femminilità di Emanuelle Seigner, Wanda, esplode in ogni fotogramma mostrandosi a momenti prorompente, in altri momenti sfacciata, in altri ancora volgare, mentre Thomas Nivac, il regista, sorpreso, incantato, sedotto, recita pezzi del romanzo riadattato: “Tutti siamo facilmente spiegabili ma restiamo inestricabili”. “In amore come in politica solo una delle parti deve avere il potere, uno è il martello, l’altro l’incudine, accetto volentieri di essere l’incudine….”. “Io cerco il dolore, voi il piacere… era un’epoca in cui le persone erano più introverse e una semplice conversazione era già erotismo”.
Il romanzo nel 1870 fece scandalo e fu inserito nella letteratura erotica ma mai come nel film di Polanski è sembrato ancora così attuale e intriso di quelle atmosfere da commedia goldoniana stile Locandiera intrise però di maggior malizia e di squarci di sensualità che caratterizzano dinamiche di potere mai sopite..