La bozza del nuovo statuto non è ancora disponibile alla pubblica lettura

di Red
SIENA. Otto giorni fa la Fondazione MPS ha emesso un comunicato in cui approvava “la bozza di Statuto dell’Ente, con modifiche e commenti, da proporre quale “Documento in Pubblica Consultazione”, prima fase del processo di revisione statutaria, da avviarsi mediante pubblicazione, che avverrà quanto prima, sul sito internet della Fondazione, e da svolgersi con l’osservanza delle regole che, nello stesso sito, saranno contestualmente pubblicate”. Una settimana è passata, ma del documento nessuna traccia. Forse si tratta della “ammuina” di una Deputazione delegittimata, forse c’è un problema di rappresentatività statutaria, come emerge dalle indiscrezioni cavate a forza alla Deputazione. Il comunicato stampa del 1 marzo è sempre lì sul sito della Fondazione, naturalmente, a ricordarci che quanto promesso sarà fatto.
Il consiglio dell’Acri del 7 febbraio ha sollecitato un adeguamento entro il 30 giugno dei vari statuti alla Carta delle Fondazioni, in particolare laddove si chiede “discontinuità in ingresso e in uscita tra incarichi politici e incarichi in Fondazione”. Le Fondazioni, è bene dirlo per sgomberare il campo dalle apparenze, sono veri apparati nominati dalla politica. Il presidente Acri, Giuseppe Guzzetti, è un navigato politico di lungo corso. Il 25 gennaio 2013 ha dichiarato che “lo statuto della Fondazione Mps è illegittimo, perché il presidente è eletto da un consiglio nominato per 14 sedicesimi da Comune, Provincia e Regione Toscana: un’influenza politica eccessiva perfino per gli standard molto elastici delle fondazioni. Eppure ciò non ha impedito allo stesso Guzzetti di cooptare entusiasticamente Mussari (allora presidente della Fondazione Mps) come suo vicepresidente nel 2001”. E, aggiungiamo, l’ex democristiano presidente della regione Lombardia, nonché senatore, è talmente influente che non si trova giornalista che gli possa chiedere come e perché, in regime di conclamata illegalità dello statuto di Palazzo Sansedoni, abbia tenuto accanto a sé per ancor più anni come vicepresidente anche Gabriello Mancini, che della Fondazione senese è presidente proprio in virtù dell’illegittimo succitato Statuto.
Ovvero: finché conveniva, anche per Guzzetti il rispetto delle regole è rimasto un optional. Se ciò gli abbia procurato vantaggi – tanto da rimanere dal 2000 ad oggi presidente Acri alla bella età di 79 anni, confermando che l’Italia non è un paese per giovani – non è dato saperlo. Ma visto che anche la Fondazione Carige, con il suo 44,06% di azioni dell’omonimo gruppo bancario ligure e risultante in quota centrodestra (vicepresidente Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro Claudio) non rispetterebbe l’articolo 6.3 del DL 17 maggio 1999, n. 153, l’equilibrio della politica si rende evidente per il cittadino costretto dagli avvenimenti ad aprire gli occhi.
Ora questo nuovo statuto in gestazione per Palazzo Sansedoni sembra che voglia togliere il potere di nomina della Deputazione al sindaco di Siena per trasferirlo a non precisati enti del territorio. Enti come sindacati e associazioni professionali che, diligentemente, il PD ha occupato a Siena in questi anni. Ovvero chissenenfrega se il prossimo sindaco sarà piddino o meno, tanto il potere (che sembra oggi piccola cosa, ma che potrebbe essere rivitalizzato proprio dalla politica) nel frattempo sarà stato trasferito altrove. Vincano Grillo o Tucci o Neri o Vigni, rimarranno tutti con un palmo di naso.
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