Senesi rassegnati come i greci. Creditori della Fondazione accampati alle porte della città

di Red
SIENA. L’incremento dei crediti deteriorati di 1,9 miliardi rispetto alla fine del 2010 è un’altra bomba (se mai ce ne fosse stato bisogno) sotto la sedia del Direttore Generale Antonio Vigni. Non sotto quella del presidente che, come è noto, non si occupa più della banca da tanto tempo, preso com’è dalle “vacanze romane” all’Abi. La decisione di Unicredit di svalutare i propri attivi immateriali, che ha condizionato pesantemente il conto economico del terzo trimestre pigiando l’acceleratore sulla ricapitalizzazione, spingerà sicuramente istituti come Monte dei Paschi a fare altrettanto. Per Rocca Salimbeni gli attivi immateriali toccano la quota del 45% sul valore del patrimonio netto. Il titolo capitalizza attualmente in Borsa a un livello assurdamente inferiore al patrimonio netto, la svalutazione potrebbe tendere al riequilibrio, ma il precedente proprio di Unicredit, che non ha raggiunto lo scopo, non è incoraggiante.
La rassegnazione dei greci assomiglia tanto a quella dei senesi. La popolazione che vive nel paese ellenico guarda con indifferenza alle manovre dei governanti, vista la mancanza di capacità di incidere sui fatti e sulle persone e sull’establishment: indebitati o falliti, per la maggioranza dei cittadini non farà alcuna differenza. Lla Grecia si sta preparando al ritorno della dracma e all’uscita dall’euro oltre alla gestione di un deficit senza fine. E nella città del Palio – a parte l’Osservatorio Civico – nessuno sembra indignarsi per l’allegra gestione della banca che ha portato a oltre 4 miliardi di perdite e a uno spaventoso indebitamento la Fondazione MPS.
Un altro colpo ieri è stato inferto alla credibilità del Monte su Radio 24 nella trasmissione “Salvadanaio” condotta da Debora Rosciani. La giornalista ha raccolto numerosi rumours borsistici che danno per imminente l’ulteriore aumento di capitale di Rocca Salimbeni (poiché le azioni di imbellettamento del Dg Vigni non potranno dare i risultati sperati) e che il diktat dell’Eba sia irrevocabile, visto che il presidente Abi non se lo fila nessuno in Italia e in Europa. Così che il sindaco di Siena continui a dire che bisogna stendere un velo di silenzio sulla Fondazione ci sembra ancora più ridicolo: fuori città tutti sanno tutto, dentro le mura si vorrebbe controllo e subordinazione a una politica assolutamente incapace di gestire l’ordinario, figuriamoci questa emergenza.
Prepariamoci quindi alle novità del nuovo azionista di maggioranza, che sarà sicuramente esterno alla attuale composizione societaria, visto che gli attori presenti non hanno consistenza, anzi come Caltagirone, ormai presi dai propri conti in crisi, tendono a defilarsi. La signora Rosciani ha anche avuto notizia che la Fondazione appartiene a questa categoria di soci, non ha capacità di mantenere la maggioranza assoluta in assemblea e si prepara a scendere nel capitale sociale, vista la carenza di quattrini e l’immensa mole dei debiti. Tanto finché non fanno l’aumento di capitale il valore del titolo in Borsa non può salire: farebbe spendere di più solo i nuovi padroni, che infatti, nascosti dietro la tenda, continuano a controllare la quotazione borsistica. Non vi meraviglierete, un giorno, se scoprirete che questi probabili nuovi soci appartengono in vario modo alla pletora dei creditori di Palazzo Sansedoni. Infatti, per tornare al punto di partenza, stamattina sul titolo Unicredit girano voci di default e, guarda caso, nascerebbe tutto dall’espansione che la banca ha avuto nel periodo 2003-2008 con lo shopping di banche italiane e l’espansione ad est, benedetti dalla Bankitalia di Antonio Fazio prima e Mario Draghi poi.