di Mauro Aurigi
SIENA. Giorgio Gaber se lo domandava disperato e ne aveva ben donde, perché di sicuro in Italia si è fatta una bella confusione. Si sente anche affermare che la sinistra sia in piena crisi epocale (mentre la destra cresce) soprattutto per colpa proprio della sinistra stessa o, meglio, per la puzza al naso che si sostiene essere una caratteristica ormai consolidata dalla sinistra tradizionale. Per questo, quindi, viene accusata dai più per una immeritata superiorità intellettuale dei suoi adepti, pretesa che risulterebbe solo fastidiosa e controproducente. Sarà: probabilmente è vero, ma non ho elementi concreti per giudicare. Una cosa però mi è certa: chi è realmente di sinistra deve sentirsi fiero di essere tale, alla faccia della puzza al naso e della pretesa superiorità intellettuale.
E mi spiego (la cosa è così importante che la ripeto tutte le volte che posso).
La falsata realtà politica dell’Italia di oggi attribuisce ai termini “destra” e “sinistra” un significato che nulla ha a che vedere con la loro accezione originale e genuina, determinatasi alla fine del Settecento e dovuta al fatto che all’Assemblea rivoluzionaria francese i repubblicani più radicali sedessero a sinistra e quelli più moderati a destra.
Secondo quell’originaria distinzione, infatti, a destra sta l’assolutismo regio, l’impero, il dispotismo, la tirannia, l’autocrazia, il centralismo statale, la volontà che scende dall’alto, i governati controllati dai governanti, il governo forte coi deboli e debole coi forti, la sfiducia verso l’autogoverno popolare e quindi il convincimento che solo il potere saldamente nelle mani di pochi (o di uno solo) possa garantire la serena esistenza del popolo. In sintesi: a destra sta la società organizzata verticalmente.
A sinistra invece sta la repubblica, la democrazia, l’autogoverno locale, la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati (quindi i cittadini, comunque abbiano votato, tutti all’opposizione rispetto al governo), il governo forte coi forti e debole coi deboli, il governo dei molti (o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet, ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato, insomma il populus sibi princeps, il popolo principe di se stesso), e quindi l’ottimismo verso la capacità del popolo di autogovernarsi. In sintesi: a sinistra sta la società organizzata orizzontalmente.
Per cui, schematizzando, si può dire che quanto più una situazione è democratica e repubblicana, quanto più il potere è decentrato e diffuso e la volontà sale dal basso, quanti più sono quelli che governano, tanto più quella è una situazione di sinistra. E viceversa per la destra.
Poiché non esiste altra distinzione logica tra destra e sinistra che questa, se ci si riflette bene si capisce che nell’Italia odierna c’è una sinistra ufficiale, ma una sinistra reale non c’è (forse non c’è mai stata). E quindi molti che si considerano di sinistra in realtà sono di destra (e forse viceversa).