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Aurigi (M5S): “Difendiamo gli animali dagli animalisti”

Centinaia di milioni di animali soppressi e più di un miliardo di esseri umani sotto la soglia della povertà se le proposte del fondamentalismo animalista diventassero legge

di Mauro Aurigi

A palle ferme (e spero fredde, ma con certa gente non si può mai dire), sento la necessità di una riflessione sulla recente fiammata anti-paliesca accesa da un parlamentare del M5S che ha chiesto ufficialmente al Governo l’abolizione del Palio di Siena.

Una necessaria premessa anzitutto: tutti noi, ordinari cittadini, siamo civilmente e fermamente contrari a qualsiasi forma di crudeltà e violenza, psichica o fisica, indebitamente e inutilmente inferta a qualsiasi animale.

Detto ciò, però, bisogna subito porsi la domanda: chi o cosa sono oggi gli animalisti? La risposta che mi sono data è che ormai con questo termine non si raffiguri più la grande e diffusa massa – alla quale pure il sottoscritto appartiene – di coloro che amano gli animali e non vogliono che siano sottoposti a maltrattamenti fisici o psichici. No, oggi gli animalisti sono esclusivamente i viscerali adepti di una sorta di fanatica setta dogmatica. E sulla definizione di “dogma” i dizionari sono tutti univoci, dandone più o meno questa definizione: “principio che si accoglie per vero o per giusto, senza esame critico o discussione, imposto ai credenti come articolo di fede”. Con simile gente ogni tipo di rapporto dialettico non è solo inutile, ma è anche dannoso, perché si rischierebbe di regalare loro un immeritato quarto d’ora di visibilità che altrimenti neanche si sognerebbero di avere. Infatti sono sempre e solo alla ricerca del coup de théătre. In Italia sono migliaia i cavalli degli ippodromi macellati ogni anno perché infortunati e/o scartati perché non abbastanza competitivi. Su ciò silenzio assoluto o quasi. Ma per il solo cavallo incidentato in Piazza del Campo sotto le telecamere di mezzo mondo si accendono i fuochi d’artificio.

Mi ero già occupato della questione nell’appendice al mio breve saggio “IL PALIO (o della libertà)”, ma la prima edizione è del 2002 e la seconda è del 2006, quando la situazione non era ancora così “calda”. Comunque la si può trovare qui: (attenzione: le statistiche si riferiscono al periodo pre-crisi: oggi quei valori possono essersi ridotti significativamente).

E nella stessa direzione andava un mio articolo su queste pagine esattamente di un anno fa, che potete trovare qui.

LA SOPPRESSIONE DELLE CORSE DEI CAVALLI CONDANNEREBBE DECINE DI MIGLIAIA DI CAVALLI AL MACELLO

Ma ora sento la necessità di approfondimenti su questo tema che, qui di seguito, cerco di illustrare nella stessa maniera confusa in cui mi vengono in mente (numero le considerazioni per far credere che un qualche ordine ci sia).

 

  1. Se gli animalisti chiedono e ottengono la soppressione del Palio di Siena e delle altre manifestazioni più o meno analoghe, che succede poi? Di quei cavalli “disoccupati” pagheranno loro il mantenimento, finché morte non sopravvenga, o proporranno che questo costo sia posto a carico del contribuente, ossia anche di chi non è “animalista”? O, peggio ancora, se ne fregheranno del tutto per cui per qualche centinaio di cavalli che gira intorno a quelle manifestazioni non ci sarà altro destino che la macellazione? Un bel successo davvero per chi è capace di scandalizzarsi fino all’ossessione per un solo cavallo finito al macello perché incidentato al Palio: per salvare qualche cavallo da ipotetici incidenti futuri, si macellano subito tutti, compresi quelli che si voleva salvare dal futuro ipotetico incidente (ovviamente con l’eccezione dei cavalli del Palio di Siena che finiscono la loro carriera liberi nei pascoli, mantenuti dalla nostra comunità).

 

  1. E se viene chiesta e ottenuta l’abolizione del Palio e delle altre corse analoghe, mica si continueranno a tollerare, vero?, le corse dell’ippica e i concorsi ippici, dove la mattanza equestre raggiunge vette vertiginose: migliaia di cavalli – circa il 90% dei nati – consegnati ogni anno al coltellaccio della squartatore perché infortunati o, peggio ancora, perché non abbastanza competitivi (ma che differenza fa?). Anche in questo caso il costo astronomico per il mantenimento di alcune decine di migliaia di cavalli diventati inutili a chi farà carico? Alla caritatevole, straordinaria sensibilità degli animalisti o al solito Pantalone? Oppure lo scopo di questi signori era solo quello di vincere la battaglia per motivi di principio (tipico atteggiamento di ogni fanatica setta dogmatica) dopodiché il problema non è più tale e quelle decine di migliaia di cavalli, già da loro amatissimi, possono tranquillamente finire in macelleria? Chi disse che il ”troppo amore” può uccidere più dell’odio?

 

L’ “AMORE” DEGLI ANIMALISTI ARRIVA FINO ALLE ZANZARE?

 

  1. Ma gli animalisti non sono tutti così ottusi. Qualcuno lo è anche di più. Le loro frange più estreme e “intelligenti” hanno una risposta anche per questo problema: liberare in natura tutti questi animali lasciandoli ovviamente anche liberi di riprodursi. Si pensi solo ai danni che qualche migliaio di cinghiali caprioli e cervi già producono nelle zone temperate come l’Italia, quelle zone ossia dove si pratica l’agricoltura per la sopravvivenza dell’uomo, e immaginiamoci per un solo momento cosa succederebbe se vi si immettesse anche qualche decina di migliaia di cavalli, animali celebri per avere cinque bocche: una ogni zoccolo e una sul muso. Un’ideona: salvare i cavalli per far morire di fame l’uomo! Senza contare che nessun erbivoro in natura muore di morte naturale, ma tutti (tutti!), non appena un incidente o l’età ne riducono la capacità di fuga, finiscono divorati vivi (vivi!) dai carnivori predatori. Come risultato non c’è davvero male per gente che a ogni piè sospinto si autoproclama caritatevole difensore dei cavalli dalla brutalità umana!

 

  1. Gli animali del nostro pianeta si classificano in una lunga scala che va dalla balenottera azzurra (il più grande di tutti: 180 tonnellate) per arrivare, diciamo, alla minuscola drosofila o moscerino della frutta (misurabile in frazione di milligrammo). Sarebbe interessante sapere a quale livello gli animalisti pongono l’assicella per separare da tutti gli altri quegli animali che meritano la loro protezione, ossia quali loro hanno deciso essere soggetti senzienti (capaci di provare sentimenti e dolore) e quali no. Non è una questione di lana caprina perché l’ala estrema del fanatismo animalista, i vegani, non solo non mangia carne, e non solo non mangia neanche i derivati come uova, latte e latticini, miele ecc., ma neanche si veste di pellicce e pelli animali (scarpe, cinture ecc.) né di lana o seta. La cosa vuol dire che anche i bachi da seta rientrano nella lista. Ma allora si deve pensare che pure le zanzare e ogni altro insetto molesto rientri tra le specie “protette”. Protette”!? Protette un cavolo! Perché se tutti ci comportassimo da vegani fondamentalisti – come loro vorrebbero – in tempo di una mesata bovini, ovini, maiali, conigli e pollame e anche i bachi da seta, ossia tutti gli animali oggetto del loro straordinario amore, scomparirebbero in una immane ecatombe, barbaramente massacrati e cremati. Quando l’amore è troppo è troppo.

 

L’INTERA SPECIE OVINA POTREBBE SPARIRE DALLA FACCIA DELLA TERRA

  1. La cosa mi riporta alla mente le campagne contro la tradizione che vuole gli agnellini sacrificati per la tavola pasquale. Sembra che nessuno abbia riflettuto sul fatto che nessuna azienda dell’ovinicoltura potrebbe affrontare un futuro senza più il ricavato della vendita degli agnelli, perché la sola produzione di lana e latte non sarebbe in grado di sostenere l’impresa. Anzi, la sola produzione di lana, visto che se non nascono gli agnelli non c’è neanche produzione di latte (a meno di far nascere gli agnelli e poi ammazzarli subito, sennò diventerebbero adulti e il gregge vedrebbe pressoché raddoppiati i propri capi il primo anno, quadruplicati il secondo e così via). Ergo l’intera popolazione ovina del pianeta, ossia centinaia di milioni di capi, verrebbe necessariamente sterminata. Insomma, quello che i fanatici fondamentalisti dell’ISIS vorrebbero fare a tutta la specie umana, gli animalisti riuscirebbero a farlo, ma con molto amore, a diverse specie animali (sempre che non si preveda l’aberrante proposta di restituirle tutte libere alla natura nelle zone temperate del pianeta, come i cavalli di cui prima).

 

  1. Ancora a proposito di cavalli. C’è una corrente importante del fanatismo animalista che vuole non solo l’abolizione dei circhi e degli zoo perché gli animali vi sono sottoposti a stress tremendi (è vero) per divertimento degli umani (è pure vero), ma, coerentemente e per lo stesso motivo, vuole anche proibire l’uso del cavallo a titolo privato (non agonistico) nelle passeggiate o nell’escursionismo a scopo di diletto dell’uomo. In Italia sarebbero altri 200 o 300mila cavalli (non esistono statistiche ufficiali) che andrebbero ad aggiungersi alle decine di migliaia che abbiamo ricordato sopra: o macellati o messi in libertà nei nostri campi.

 

IL CINISMO DEI CAPI E LA DABBENAGGINE DEGLI ADEPTI

 

  1. Per concludere: non c’è una sola proposta o pretesa del fanatismo animalista che, come ogni altra setta fondamentalista, non sia foriera di lutti e orrori. Dovunque si giri lo sguardo è la stessa cosa. Si pensi all’abolizione della corrida (decine di migliaia di capi della razza Miura eliminati) o ai rodei equestri in Nord e Sud America, o alle corse dei cammelli (o anche al loro semplice uso nel trasporto di persone e cose) dei nomadi del deserto, o ai cani da slitta degli eschimesi (e magari anche a quelli poliziotto o quelli dei ciechi, quelli da valanga e quelli da terremoto e, perché no?, quelli da guardia e quelli da compagnia). La dabbenaggine di chi aderisce in buona fede a certi movimenti è pari alla disonestà, cinismo, protervia e ipocrisia di chi li guida, che sa bene come stanno le cose. Ma ogni mezzo è buono, anche il più scellerato, per raggiungere il fine, ossia la visibilità, la notorietà e, purtroppo, anche il potere politico. Roba da riaprire, per certa gente, le porte del manicomio e chiudere quelle del Parlamento.

 

  1. Dimenticavo: se l’aberrante programma animalista avesse intero successo, a occhio e croce più di un miliardo di esseri umani direttamente o indirettamente sarebbe ridotta in miseria o peggio. Ma chi se ne frega: sono solo uomini, donne, bambini e vecchi, mica animali. Chapeau!

    Mauro Aurigi (consigliere comunale del M5S)

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