"Serve un piano straordinario per scuole, sanità e viabilità"

FIRENZE. “I dati contenuti nel rapporto annuale Istat descrivono un’Italia a due velocità, dove le comunità più periferiche vengono sistematicamente penalizzate nella qualità e nell’accessibilità dei servizi pubblici. Se vogliamo che le aree interne abbiano un futuro, dobbiamo garantire infrastrutture adeguate, presidi scolastici, sanitari e viari all’altezza del resto del Paese”.
A dirlo è Andrea Marrucci, presidente di Ali Toscana e sindaco sangimignanese, commentando i dati contenuti nel rapporto annuale dell’Istat che confermano le difficoltà crescenti delle aree interne: livelli più bassi di istruzione tra i giovani, fragilità sociali più marcate, spopolamento in costante crescita.
Scuola e sanità: non si può arretrare
“La chiusura di scuole, la politica dei continui accorpamenti tra Istituti Comprensivi, i tagli alla sanità territoriale nelle aree interne – prosegue Marrucci – rappresentano un arretramento inaccettabile dello Stato. I cittadini che vivono in questi territori non hanno meno diritti degli altri: hanno diritto a una sanità accessibile e a un’offerta formativa pubblica di qualità, in grado di contrastare la dispersione scolastica e dare opportunità ai più giovani”.
Viabilità: serve un’inversione di rotta
“I tagli annunciati per la manutenzione delle strade provinciali, ad esempio, – solo in Toscana, 58 milioni in meno nei prossimi cinque anni – sono una scelta miope e dannosa. Senza una rete viaria sicura ed efficiente come quella provinciale, che spesso è l’unica via di accesso a tante realtà interne,- dice il presidente di Ali Toscana – i servizi collassano e si isola ulteriormente chi vive nei piccoli comuni. Serve un’inversione di rotta immediata, con risorse certe e durature”.
Un piano straordinario per le aree interne
“È necessario costruire un piano straordinario nazionale per le aree interne – conclude Marrucci – che metta al centro i Comuni e riconosca il valore delle autonomie locali come presidio attivo di cittadinanza. Ci devono mettere mano il governo e il parlamento. Nessuna rigenerazione di questi territori sarà possibile senza ascoltare chi li amministra ogni giorno”.