Investimento da 1,9 milioni per l’attrezzatura e 874mila per lavori

SIENA. Inaugurato all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena un neuro-angiografo biplanare di ultima generazione, già operativo per le attività di alta specializzazione della Neuroradiologia Diagnostica e Terapeutica, diretta dalla dottoressa Sandra Bracco. Il nuovo strumento sostituisce la vecchia apparecchiatura, nell’ambito del piano di ammodernamento delle strumentazioni messo in atto dall’Azienda ospedaliero-universitaria Senese e finanziato con fondi PNRR e della Regione Toscana. L’investimento sostenuto per l’attrezzatura è di 1,9 milioni, di cui 1,7 milioni finanziati con fondi PNRR e il resto con fondi regionali. L’importo dei lavori è di 874.000 euro. L’angiografo fornisce immagini più definite e dettagliate mantenendo una grande nitidezza anche ai massimi ingrandimenti e questo è di grande importanza per aumentare la precisione, talvolta sub-millimetrica e ridurre i rischi di errore.
Oltre alle immagini, le componenti meccaniche rappresentano un elemento di grande qualità dell’apparecchiatura dotata di movimenti agili, fluidi e veloci, comandabili sia dall’operatore medico che dal personale tecnico che in qualsiasi momento, come fosse un “secondo pilota”, può intervenire attivamente sugli spostamenti del tavolo operatorio e dei tubi radiogeni attraverso una identica plancia di comando. L’ingombro dell’apparecchiatura è flessibile e modulabile in base al tipo e ai momenti dell’intervento con la possibilità di lasciare ampio spazio alle figure di supporto per il necessario margine di manovra in fase di allestimento e di fine procedura. La strumentazione base è stata dotata di tutti gli elementi meccanici e software opzionali per consentire il massimo confort del paziente e dell’operatore come lettino riscaldato, poggiatesta modulabile, poggia-braccio per l’accesso radiale, supporto toracico per la posizione prona, comandi in plancia e a pedale, tavolo di lavoro ed illuminazione modulabili, solo per citarne alcuni.
La nuova dotazione tecnologica è stata inserita all’interno di uno spazio completamente riprogettato per dare vita al così detto “polo angiografico”. La progettazione del polo in cui sono stati attivamente coinvolti i direttori delle strutture afferenti di Neuroradiologia e di Radiologia Interventistica, ha visto muovere i primi passi circa 3 anni fa. Sono stati anni impegnativi, coordinati dal Dipartimento Tecnico, con la costante supervisione della Direzione Aziendale e la partecipazione attiva di un gran numero di professionisti la cui collaborazione è stata fondamentale.
Prima che avessimo a disposizione la TC (tomografia computerizzata) e la RM (risonanza magnetica), l’angiografia cerebrale ha rappresentato per diversi anni l’unico esame neuroradiologico in grado di fornire informazioni sul contenuto della scatola cranica, attraverso la visualizzazione dei vasi del cervello. Ora la neuroradiologia moderna si avvale di angiografi digitali di terza generazione che hanno accompagnato la progressiva evoluzione interventistica dell’angiografia, da esame puramente diagnostico a metodica “operatoria”. Infatti con l’impiego di cateteri introdotti nel sistema vascolare dall’inguine o dal polso, il neuroradiologo può eseguire la diagnosi ma anche intervenire per risolvere le cause del danno in caso di emorragie cerebrali o ostruzioni vasali e per ridurre alcune lesioni tumorali con la somministrazione in loco di chemioterapici, solo per citare alcuni esempi di terapie endovascolari. Successivamente si è aggiunta la cura della patologia rachidea degenerativa, fratturativa e neoplastica con approccio percutaneo diretto. Negli anni abbiamo così assistito ad una evoluzione del neuroradiologo in figura ibrida, diagnosta e terapeuta, una sorta di “chirurgo” esperto di imaging diagnostico, operante in una sala angiografica del tutto assimilabile ad una sala operatoria, dove personale altamente specializzato, tecnico e infermieristico, con il costante supporto dei neuro-anestesisti, collabora in equipe per la riuscita di interventi mini-invasivi e al tempo stesso complessi e rischiosi. L’operatore manovra dall’esterno strumenti sofisticati, guidati all’interno del cervello attraverso vie vascolari, in un campo operatorio chiuso; le immagini, bi o tridimensionali, sono ottenute dall’angiografo attraverso il passaggio di raggi X, elaborate in formato digitale e visualizzate in tempo reale su un grande schermo ad alta definizione.