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Basket: le pagelle della Coppa Italia

Mens Sana sugli scudi, conferma per Varese e Sassari

di Umberto De Santis

SIENA. Tempo di pagelle per i protagonisti delle Final Eight di Coppa Italia 2013. Per Siena una competizione fantastica, perché vinta con pieno merito partendo non come favoriti – e forse qualcuno che aveva intonato il de profundis a inizio stagione dovrà fare ammenda – in un particolare momento sociale ed economico di grave disagio per la città. Certo è che l’ambiente ha fatto quadrato come non mai intorno alla squadra e non c’è stato mai un momento di palesata insicurezza nello staff tecnico al sorgere dei tanti problemi di infortuni e di tagli al roster. E partiamo proprio da qui fino all’ultima protagonista della kermesse al Forum di Assago.

Mens Sana Siena 10: Non c’è altro voto per chi vince, specialmente se è la sua quinta coppa Italia consecutiva, per la prima volta non da favorita. Cambiare allenatore, gran parte dei giocatori rinunciando alle stelle più care, con un budget dimezzato e in più sotto lo schiaffo della Guardia di Finanza non sono servite a distruggere uno spirito e un consesso tecnico all’avanguardia. Paradossalmente era la squadra più stanca: con 16 partite di Euroleague in più e una tournée taglia gambe in America ha trovato l’energia per battere Reggio Emilia nei quarti, rimontare 13 punti alla Dinamo Sassari in semifinale, replicare dopo sette giorni in finale la vittoria in campionato contro Varese dando anche un chiaro segnale per il Campionato. Per firmare la sua prima grande vittoria da head coach, Luca Banchi non poteva chiedere di più. Venerdì si presenterà la Coppa ai tifosi nell’occasione della gara interna con il Caja Laboral, poi con il recupero di Ress e Carraretto si potrà pensare a quell’aggiunta sotto canestro per tentare ancora una volta l’avventura continentale.

Hackett 9: MVP di questa Final Eight, a furor di popolo. E già leader, come lo scorso anno a Pesaro. Poteva essere a Milano, ma il progetto di Siena era più concreto e intrigante. Hackettime: importante nel quarto contro la Trenkwalder, devastante in semifinale contro il Banco di Sardegna, decisivo con la tripla sfacciata a chiudere la rimonta tardiva della Cimberio in finale. Per mettere insieme numeri (quasi) da record ha chiesto di poter avere il palazzetto senese aperto a qualsiasi ora: e il progresso individuale di Daniel ne ha tratto ulteriore giovamento (anche ai liberi).  

Roma e Sassari 8: Semifinaliste perdenti, ma non per questo inferiori. Due società con due percorsi diametralmente opposti, ma entrambi avvincenti. L’Acea è risorta dalle ceneri in cui qualcuno frettolosamente l’aveva ridotta, ha confermato le sue qualità nell’amalgama e nei singoli, ha battuto Cantù e in semifinale con Varese è rimasta in gara fino alla fine. Non solo Datome (due gare con il 38% al tiro) e questa è una bella notizia. Squadra forse un po’ corta, ma che dovrebbe aver raggiunto la consapevolezza di poterci provare in chiave scudetto, se il rientrante Dagunduro si dimostrerà all’altezza. Sassari aveva confermato in estate l’impianto dello scorso anno, si è presentata senza Vanuzzo, e sembrava poter raggiungere l’addizione Mancinelli, che poi è andato a Cantù. La squadra regina del corri e tira ha dato spettacolo contro l’Enel Brindisi, ma di fronte all’arcigna difesa della Montepaschi ha palesato piccole difficoltà, ma purtroppo hanno fatto la differenza. Grandissimo Thornton, è venuta a mancare l’alternativa tattica alle difficoltà incontrate dai cugini Diener, soprattutto sotto canestro. In chiave playoff sarà uno dei clienti più gettonati per raggiungere la finale scudetto.

Sportitalia 8: A noi Trigali e Peterson e il lavoro di tutta la troupe che ha fatto funzionare la trasmissione di questi quattro giorni di Final Eight sono piaciuti molto. Ovvio, quando fa le sue previsioni o emette le sue sentenze, il buon vecchio Dan fa toccare molti portafortuna…

Varese 7: l’ottimo girone d’andata la vedeva come favorita nella competizione, visto che giocando a pochi chilometri da casa avrebbe goduto di un supporto massiccio dei suoi tifosi. E la squadra ne ha risentito negativamente di queste tante attese, per un trofeo che manca in bacheca da 40 anni. Disvelato il bluff Olimpia Milano, ha dato prova di cinica solidità in semifinale contro Roma. E’ crollata alla terza partita in quattro giorni: Vitucci e i suoi ragazzi hanno pagato cara la mancanza di abitudine a giocare incontri di alto livello in così poco tempo, sia sul piano fisico che su quello mentale. Banks, Ere e Polonara sono stati out per tutta la gara, Dunston e un fantastico Green non potevano tirare la coperta da tutte le parti, certamente la partenza ad handicap (0-18) è stata un disastro nel disastro. Crediamo che la lezione servirà in vista dei play off che si giocheranno al meglio delle sette sfide: fa parte del necessario processo di crescita del gruppo.

Brindisi e Reggio Emilia 6: Esserci, da neopromosse, è stata già una vittoria. Brindisi ha confermato l’ottimo lavoro di coach Bucchi, che ha messo insieme un gruppo imprevedibile con qualche talento che farà strada, e Sassari ha prevalso solo all’overtime. Forse se Bucchi avesse avuto, in quei tre secondi finali, un timeout a disposizione avremmo visto un finale diverso. Reggio Emilia del coach fatto in casa Menetti aveva sulla sua strada una Siena contro la quale per vincere devi essere in gran giornata e sperare che loro siano sottotono. Ha perso, ma giocando con la faccia giusta per 40’.

Cantù 5: Non è una delusione, secondo noi, ma una conferma. Il punto più alto della presidenza Cremascoli è stata la vittoria in Supercoppa, dopo parabola discendente. Troppe difficoltà si sono parate sul cammino di Cantù, comprese proprio a ridosso delle Final Eight nell’ordine: la partenza di Markoishvili,l’arrivo di Mancinelli, l’infortunio di Tyus, la pessima scelta di Anderson. Domenica a Brindisi parte una nuova squadra, che si porta dietro il problema dello sponsor. La base di partenza è buona, però, bisogna che Trinchieri e i giocatori ci lavorino molto, partendo da quattro (il posto in classifica).

Organizzazione 4: molti giornalisti sono rimasti fuori senza accredito per mancanza di spazio. Però in televisione si sono viste le curve dietro i canestri sconsolatamente vuote. Un danno d’immagine peggiore per il basket del mancato tutto esaurito che una piazza come Milano poteva garantire: c’erano tre squadre lombarde presenti, e tutte raccolte in un fazzoletto; c’era equilibrio in campo senza una vera favorita come negli anni passati. Al Forum ottomila persone non sono un granché e sembra che la parola “promozione dell’evento” sia sconosciuta alla Legabasket che di cappellate in questo senso ne commette tante ogni anno (la questione delle dirette di La7d su tutte). Non è che si poteva pensare a qualcosa di meglio? Anche piazzare lì i tifosi delle squadre in campo (almeno in finale) avrebbe aggiunto calore e passione …

Milano 4: La rappresentazione dell’Olimpia Milano, non ce ne vogliano, è nell’atteggiamento di Alessandro Gentile. La sfacciataggine positiva del campioncino di famiglia è sembrata diventare supponenza ai limiti dell’indolenza, tanto da far temere un precoce regresso tecnico del ragazzo. L’arrivo di Marques Green, le quattro vittorie in campionato, il fatto di giocare in casa avevano illuso che il basket tricolore avesse trovato la vera alternativa a Siena, tanto da far rientrare le trite lamentele sulla conduzione arbitrale. Ma con dodici giocatori prime donne e spaesati nella grande città non si fa una squadra. Va così male da mettere in discussione le capacità tecniche di un allenatore vincente come Scariolo! L’esame di coscienza forse dovrebbero farlo in società perché gestire un gruppo del genere richiede gran polso: il primo dei cambiamenti. Prendere un Obradovic al posto di Scariolo o aggiungere un’ala forte privandosi di qualche finta stella del parquet nel roster potrebbe non essere sufficiente nemmeno a tentare di raggiungere l’ultimo obiettivo rimasto nella stagione.

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