Successo del team senese nei 1250 km della Parigi-Brest-Parigi

SIENA. Sono tornati stanchissimi e felici i senesi che hanno partecipato alla Parigi-Brest-Parigi, la maratona del ciclismo, con la soddisfazione di aver portato in fondo la più massacrante delle corse. Hanno guardato in faccia la fatica per 1.250 chilometri e l’hanno domata facendo registrare tempi di tutto rispetto che vanno dalle 68 alle 78 ore. Tre giorni e tre notti sono stati sufficienti per attraversare la Normandia e la Bretagna e tornare indietro da Brest fino a Parigi. Una vera impresa sportiva compiuta da persone normali che hanno la loro forza nella grande passione per la bicicletta.
I nomi: Suzie Regul prima italiana tra le donne; i velocissimi Furio Giannini e Claudio Marinangeli; Paolo Morini, Mauro Posarelli, Angela Zizza; Luca Bonechi alla sua terza esperienza e la bravissima Antonella Chini per la prima volta finisseur in una ultramaratona. Unico neo, la caduta che ha costretto il bravo Stefano Sgarbi al ritiro. Bulletta Bike si è confermato il team leader in Italia con 8 finisseur ed ha così contribuito all’affermazione della Nazionale Italiana, quarta forza tra i paesi ospiti dopo Stati Uniti e Germania e Gran Bretagna. Punto di riferimento e conforto per tutti i ciclisti italiani, il camper Trigano “Terre di Siena” messo a disposizione dall’Amministrazione Provinciale di Siena, una vera e propria Casa Italia. Le cifre: 5.000 partenti su 5.200 iscritti di 55 paesi diversi. Ben 1.100 sono stati i ritirati ed i non omologati in quanto arrivati fuori tempo massimo. In 3.900 hanno portato a termine la gara. Tra questi circa 250 dei 300 italiani partiti su 325 iscritti. Tra gli italiani 17 le donne. Da segnalare in particolare le prove della non vedente Colussi Cinzia in tandem e di Andrea De Vincenzi che ha portato a termine l’impresa pur privo di una gamba. Per i randonneurs partenza alle ore 18 di domenica 21 e, dopo i controlli di Mortagne au Perche e Villaines La Juhel, il primo stop è stato presso il camper Trigano nella station di Fougéres dopo 310 km dal via. La prima notte in bianco purtroppo si è dimostrata fatale per chi, come Stefano Sgarbi, non ha retto al sonno. Il percorso si è dimostrato molto impegnativo con continui saliscendi, taluni anche ragguardevoli. La lunga salita di Roc Trevezel è stata il preludio al primo vero e proprio riposo posto a Brest, dopo 620 km. Tre-quattro ore sono bastate per una doccia, una buona alimentazione ed un breve sonno. Si deve dormire poco nelle ultramaratone e solo quando serve, pena il deterioramento muscolare e la perdita di motivazione.
Grande e commovente la partecipazione del pubblico lungo tutto il percorso e persino nelle foreste della Normandia e Bretagna anche a notte fonda. In strada si trova sempre un gruppo di bambini e di adulti organizzati per offrirti un caffè, dell’acqua e talvolta anche un divano per riposare. Orgogliosi i contadini sempre pronti con ceste dei loro prodotti. Sono questi episodi straordinari che fanno della Paris-Brest-Paris un esempio civiltà e di tolleranza. Un esempio di ciò che dovrebbero essere il mondo ed i rapporti tra le persone.
In questo modo alla fine vincono tutti: i ciclisti, gli spettatori e gli automobilisti che, rispettosi, procedono lentamente divenendo così anch’essi protagonisti di una grande festa.