Ma le mani non bastano. Servirebbero almeno 10 mila stagionali in più all’anno con raccolti a regime

TOSCANA. “Un prodotto su due è raccolto da mani straniere in Toscana. Mani senza le quali i primati del Made in Tuscany a tavola non sarebbero possibili. Il nuovo decreto flussi approvato dal Consiglio dei Ministri rappresenta un importante passo avanti per garantire la disponibilità di lavoratori in campagna dove la carenza di forza lavoro è costante”.
E’ il commento della Coldiretti Toscana al varo del provvedimento da parte del CdM, che porta a 47mila la quota complessiva di stagionali agricoli gestite dalle associazioni agricole a livello nazionale, con l’obiettivo di semplificare le procedure di assunzione, facendo incontrare realmente domanda ed offerta.
Uno dei problemi principali del meccanismo del decreto, più volte denunciato da Coldiretti Toscana, era legato al fatto che i lavoratori ricevevano spesso il nulla osta quando le attività di raccolta erano terminate. In tale ottica è fondamentale lavorare a una velocizzazione dei processi all’estero, attraverso il diretto coinvolgimento dei consolati.
Ma la gestione delle associazioni agricole consente anche di togliere spazio ai fenomeni criminali a partire da quello del caporalato transnazionale, rilevato nell’ultimo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie. Si tratta di vere e proprie organizzazioni malavitose attive tra Italia e Paesi extra-europei, che agiscono come agenzie informali di intermediazione illecita della manodopera agricola.
Secondo Coldiretti Toscana occorre passare ad una gestione diretta e controllata dei flussi migratori anche superando la logica del click day permettendo alle imprese di presentare le richieste durante tutto l’anno, con il supporto delle associazioni agricole e in base alle reali esigenze stagionali.
L’agricoltura è un settore costantemente in deficit di manodopera. Secondo una stima di Coldiretti sono almeno 10 mila i lavoratori stagionali in più di cui la Toscana avrebbe bisogno per soddisfare il suo fabbisogno a pieno regime. I settori che hanno più bisogno di lavoratori sono quello vitivinicolo, che nella passata vendemmia ha avuto necessità di assumere 21 mila operai, seguito dalle attività di supporto alle produzioni vegetali (18.194 avviamenti), dalla coltivazione di cereali (6.859 avviamenti) e dall’olivicoltura (5.485 avviamenti), altro settore in ripresa. La natura stagionale del comparto è evidente nel numero di assunzioni attivate tra la primavera ed il pericolo della raccolta dell’uva e delle olive tra il terzo (+16,5%) ed quarto trimestre (+31,3%): momento che coincide con la piena operatività degli agriturismi, presenti in quasi la totalità dei comuni toscani, che sono l’espressione del dinamismo e della multifunzionalità del comparto. Lo sviluppo dell’enoturismo, delle fattorie didattiche e di molte attività connesse hanno allargato il perimetro occupazionale dell’agricoltura a nuove mansioni come l’accoglienza e la ristorazione
Le difficoltà di reperire forza lavoro restano una costante anche nelle stagioni non eccezionali: quasi un’azienda agricola su due (41%) lamenta di trovarsi o si è trovata in carenza di lavoratori secondo una indagine realizzata dalla Fondazione Campagna Amica nell’ambito del progetto Demetra. Più di un’azienda su due (53%) fa ricorso a manodopera straniera da cui dipende la raccolta di un prodotto su due.