Il Palio di oggi e un po' di nostalgia per quelli del passato

di Augusto Mattioli
SIENA. I senesi vanno ovviamente fieri della unicità della loro festa secolare, arrivata fino ai giorni nostri pur cambiando molto nel tempo. Da festa circoscritta alle mura cittadine è passata a manifestazione nazionale, a cui prestano attenzione anche importanti studiosi delle tradizioni.
Quando era una festa solo senese, quando non c’era la TV e tantomeno gli invadenti social, quello che accadeva – cazzotti compresi – rimaneva tra le nostre mura. E chi aveva qualche conseguenza fisica dallo scontro contradaiolo al pronto soccorso diceva di essere caduto da un palco. Oggi la nostra festa è un fatto non solo nazionale. Per cui certi atteggiamenti che in passato erano normali vengono visti in maniera diversa. Compreso l’intervento della magistratura che non fa distinzioni. Se prima uno scontro tra venti e venti era folclore ora tra gruppi più numerosi di contradaioli dà l’impressione, a chi osserva da fuori e non conosce i meccanismi del Palio, di una rissa tra tifosi ultras. I contradaioli non sono certo delinquenti come sottolinea Bendetta Mocenni, rettore del magistrato delle Contrade nel suo lungo intervento in difesa dei condannati. Oggi bisogna prendere atto del cambiamento di questa festa (compreso il numero sempre più alto dei senesi che nei giorni della festa sono presenti in piazza e nel rione) molto regolamentata, controllata in ogni suo passaggio proprio, come già detto, perché è un evento non più locale.
E che sia cambiata lo avvertono molti contradaioli più avanti con l’età, che ricordano un altro modo di vivere la tradizione del Palio. Arrivato fino ad oggi perché si è adattato alla realtà dei nostri giorni.
Può non piacere, ma è un dato di fatto.