SIENA. Alla PAM di Siena è accaduto un fatto gravissimo: un delegato sindacale di 62 anni, a pochi anni dalla pensione, è stato licenziato con la scusa di un controllo tramite “cliente invisibile”. Un metodo opaco, già usato in passato, che oggi torna a colpire chi ha sempre difeso i diritti dei lavoratori.
Quel lavoratore aveva già superato il test in altre occasioni. Eppure, l’azienda ha deciso di tendergli una nuova trappola. Questa volta riuscita. Un licenziamento che ha tutto il sapore della ritorsione, in un clima che le lavoratrici e i lavoratori descrivono come sempre più teso e intimidatorio.
Come funziona il cliente invisibile? Un ispettore mandato dall’azienda finge di essere un cliente e prova a fregare il cassiere: si va dal furto vero e proprio di prodotti allo scambio di etichette per pagare di meno.
Non è un caso isolato: altri due cassieri sono stati licenziati con lo stesso metodo nella sede di Livorno. E poi altri a Roma e nel Lazio con la tecnica delle etichette del tonno o del latte “scadute”. È evidente che siamo di fronte a un uso distorto e vessatorio di strumenti che dovrebbero servire a migliorare il servizio, non a colpire chi alza la testa o è diventato poco simpatico all’azienda.
Per questo a inizio settimana ho portato il caso in Parlamento, depositando un’interrogazione alla ministra Calderone. Non possiamo permettere che lo Statuto dei lavoratori venga calpestato, né che si torni alla stagione dei licenziamenti punitivi contro chi fa sindacato.
Chi tocca uno tocca tutti. E noi non staremo a guardare.
Marco Grimaldi, deputato per AlleanzaVerdiSinistra






