L'associazione trova "vergognoso" che isano state ammesse
A luglio 2011 arriva in Consob un esposto in cui si dice che attraverso operazioni in derivati mal contabilizzate si sono occultate perdite nel bilancio Mps. Col tempo si scopre che si tratta della ristrutturazione di Santorini fatta da Mps con Deutsche Bank, e di Alexandria stipulata con Nomura. Mps ha di fatto assicurato le due banche estere dal fallimento dell’Italia a condizioni finanziarie capestro. Santorini ha infatti generato minusvalenze per Mps ben oltre il miliardo di euro, mentre Alexandria ha comportato un esborso di cassa per 2,1 miliardi di euro. Conclusioni che non emergono dai bilanci di Mps, quelli controllati dalla Consob, secondo la quale queste operazioni sono titoli di Stato accompagnati da pronti contro termine e da finanziamenti.
La comoda tesi sostenuta nel capo di imputazione del processo che si sta celebrando a Siena, è che alla Banca d’Italia sia stato nascosto un documento dal quale emergerebbe il collegamento tra la ristrutturazione dell’operazione Alexandria e l’acquisto di 3 miliardi di euro di Btp, entrambe realizzate da MPS con Nomura, la cui mancata comprensione del collegamento avrebbe impedito alla Banca d’Italia di eccepire la corretta contabilizzazione del BTP, ipotizzata anche nell’interrogatorio reso dall’ex Capo degli Ispettori di Bankitalia Giampaolo Scardone (nel frattempo passato a Banca Carim come Vice direttore Generale) durante la testimonianza resa il 2.12.2013 dicembre 2013 (pag.186 del verbale), non regge con le carte e con l’integrale ascolto dell’udienza Link Audio Radio Radicale: http://www.radioradicale.it/soggetti/giampaolo-scardone, dove emerge chiaramente che furono i funzionari del MPS a chiarire agli ispettori il meccanismo di collegamento di Alexandria.
Chiunque abbia seguito il processo ha compreso che tale tesi, secondo la quale Bankitalia fosse stata tenuta all’oscuro delle operazioni “struttura BTP 2034 e nota Alexandria” è smentita clamorosamente dalle stesse ispezioni della Vigilanza di Bankitalia iniziate l’11 maggio e concluse il 6 agosto 2010 (firmata da Vincenzo Cantarella, Biagio De Varti, Giordano Di Veglia, Angelo Rivieccio, Federico Pierobon, Omar Qaram), ma soprattutto dalle successive ispezioni del 2011,dove gli ispettori della Banca d’Italia esaminarono i numeri di Banca Mps, nel quale dedussero esplicitamente il collegamento tra l’operazione di ristrutturazione Alexandria e i repo sui BTp condotti con la controparte Nomura, oltre che dal rapporto che la Banca d’Italia fornisce alla Consob nel mese di aprile 2012, quindi 5 mesi prima del supposto ritrovamento del Mandate il documento che legava esplicitamente le due operazioni in una oscura cassaforte.
Se non fosse stato così evidente, come mai il rapporto ispettivo di Bankitalia, che mise in luce il collegamento del repo sui BTp al 2034, la cui connessione fu fornita dai dirigenti del MPS, dedusse che avrebbe creato un serio problema di liquidità alla banca, con possibili impatti della sola operazione repo BTp con Nomura, tale da mettere a rischio la stessa sopravvivenza della banca? Già in un precedente esposto-denuncia inviato il 25 gennaio 2013 alle Procure della Repubblica, tra le quali Siena, Adusbef aveva ipotizzato l’esatta ricostruzione delle dinamiche truffaldine messe in atto dal Monte dei Paschi, con il diretto concorso della Banca d’Italia, che nonostante le ripetute ispezioni aveva fatto finta di non vedere.
Continueremo a batterci per far accertare la verità dei fatti che si vorrebbe occultare in un procedimento giudiziario che vede come parti lese risparmiatori, piccoli azionisti, lavoratori, non certo un sepolcro imbiancato come Bankitalia, indegno di qualsivoglia tutela.
Elio Lannutti (Adusbef)