
SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Condividiamo l’appello del Magistrato delle Contrade, che ha espresso un disagio profondo e civile dinanzi alle condanne inflitte a otto contradaioli per episodi avvenuti nel contesto della Festa.
Una riflessione è opportuna. Il fronteggiamento fra contrade – seppur da tempo oggetto di attenzione e disciplina – resta, nella sua sostanza, un confronto fisico aspro ma rituale, privo di armi, privo di odio, parte di una storia secolare che la città ha sempre saputo comprendere e incanalare. Le responsabilità personali, quando accertate, vanno giudicate; ma ogni giudizio, per essere giusto, deve tener conto del contesto, della proporzione, del principio di equità.
Non può sfuggire – a chi osserva con onestà intellettuale – la distanza tra il rigore adottato in questa vicenda e la tolleranza con cui spesso vengono trattati episodi ben più gravi: dalle violenze urbane legate al degrado e allo spaccio, ai fatti di cronaca che vedono protagonisti minori immediatamente rilasciati o adulti che raramente pagano per reati ben più allarmanti. Né possiamo dimenticare le ferite mai sanate del nostro territorio, dove episodi di enorme portata si sono dissolti senza colpevoli.
Non si tratta di giustificare, né di invocare impunità. Si tratta di chiedere – nel pieno rispetto dell’autonomia e del ruolo della magistratura – che ogni giudizio conservi quel necessario equilibrio tra norma e realtà vissuta, tra legalità e senso comune.
La Festa del Palio non è una zona franca, ma non può diventare nemmeno un bersaglio simbolico. È un’espressione viva di identità, passione, responsabilità collettiva. Chi vi partecipa con cuore e appartenenza merita rispetto, non sospetto.
In questo spirito, chiediamo che si torni a uno sguardo più profondo e meno schematico, che non significa compiacenza o mancato rispetto di ruoli istituzionali”.