Appolloni (Sena Civitas) propone una pluralità di tempi formativi
SIENA. A Natale la scuola si concede una giusta pausa, cedendo tempo alla famiglia e ai suoi affetti. Se questo servisse da modello, potremmo pensare ad una società che organizza sé stessa ed i propri impegni di lavoro in relazione con il tempo scuola più adatto ai bisogni formativi dei futuri adulti.
Babbi e mamme che lavorino con tempi tali da consentire loro la migliore e pacata gestione delle esigenze primarie domestiche, in modo da far sentire ai minori un certo “calore” domestico proprio delle case abitate da mamma e papà. Questo ad oggi non accade ed i tempi scuola prevedono spesso un po’ dappertutto per i più piccoli, tempi di permanenza a scuola più lunghi. Con modeste possibilità di conversazione con i genitori, lasciati alle otto della mattina e ritrovati alle diciassette, se non alle diciotto od anche più tardi (complice qualche “corso) del pomeriggio.
Sembra di assistere, tuttavia, ad una tendenza della scuola ad accorciare a cinque giorni, rispetto ai canonici sei, le attività didattiche, caricando ore, con le mense, sui primi pomeriggi. Contestualmente, purtroppo, il mercato del lavoro vede obbligati parte dei genitori a lavorare anche di sabato.
I tempi della scuola rischiano di non armonizzarsi con quelli delle famiglie. Partime e telelavoro mostrano scarsa attrattività e gli adulti conoscono le proprie abitazioni come luoghi in cui stazionare poche ore, senza gran piacere, se non quello di dormire.
La scuola può favorire le famiglie e la diversità dei loro bisogni, proponendo una pluralità di tempi educativi, alcuni brevi altri più lunghi, su cinque e su sei giorni, garantendo una stessa qualità formativa.
In attesa che, come nel tempo di Natale, la famiglia venga rimessa al centro.
Oliviero Appolloni – SENA CIVITAS