Mauro Aurigi spiega perché sarebbe una jattura

di Mauro Aurigi
SIENA. Recentemente, in una discussione di cui non trovo più traccia (per cui mi sfuggono i partecipanti e le loro argomentazioni) è emerso che due giuristi, Bracci (Mario, immagino) e Sabino Cassese si sarebbero dichiarati favorevoli alla trasformazione della nostra Repubblica da parlamentare a presidenziale.
Di Mario Bracci, deceduto nel 1959, so poco. Mi ricordo che nell’immediato secondo dopo-guerra, quando ero bambino, a Siena il suo nome ricorreva, con una certa frequenza e molto rispetto, nelle chiacchiere degli adulti della mia famiglia operaia e socialista.
Di Sabino Cassese invece so molto di più, perché mio coetaneo e notissimo giurista a livello internazionale. Ha un curriculum lunghissimo e prestigioso (anche membro della Corte costituzionale). Ma per me ha perso molto del suo smalto perché recentemente si è espresso favorevolmente per una legge che regolamentasse i partiti (vedasi qui: https://www.ilcittadinoonline.it/lettere/aurigi-professor-cassese-cosa-dice/) e perché, più recentemente ancora, si è dichiarato a favore, appunto, di un regime politico presidenziale e contro l’attuale regime parlamentare.
DRAGHI CAPO DELLA MAGGIORANZA E DEL GOVERNO (ANCHE DELLO STATO?)
Per quello che può contare il mio pensiero, devo dire che mi dispiace per Bracci e per Cassese (anzi, per quest’ultimo non mi dispiace per niente), ma io sono fortemente contrario all’ipotesi di un regime politico presidenziale, e lo sarò fino a quando qualcuno mi citerà, convincendomi, modelli di regimi presidenziali che abbiano dato risultati migliori di quelli parlamentari. A me dà perfino fastidio che nell’attualità il nostro sia definito come regime parlamentare mentre in realtà ora è retto da un monarca come Draghi. E mi dà i brividi che l’opinione pubblica italiota sia a Draghi riconoscente e grata, ormai dimentica di quell’altro Lui in cui già ripose ogni speranza nel corso di un famigerato e tragico Ventennio. E mi dà fastidio che, storicamente, da noi si identifichino le legislature con il nome del relativo capo del Governo (che come tale non è un eletto ma un nominato): vedi ad esempio Governo Craxi o Moro o Renzi o Berlusconi o D’Alema ecc. ecc. Insomma tale forma di rispetto formale dovrebbe essere riservato al potere legislativo, ossia a chi, eletto dal popolo, fa le leggi e non al potere esecutivo, che quelle leggi invece è incaricato solamente di applicare.
POPOLI SENZA CAPI MITICI O MITIZZATI, POPOLI FELICI
Tanto per capirci, c’è una regola fondamentale che non ha eccezioni: quanto più è ampio il numero di quelli che decidono, tanto maggiore è il livello di democraticità di un regime e tanto più alto è il livello della qualità della vita della popolazione interessata (si pensi dunque ai danni che produrrà la riduzione del numero dei parlamentari ottenuta da quei fedifraghi dei “grillini”).
E poi – ma vado a naso – quanto più sia noto il nome di un capo politico di un paese (e quanto più quello sia di fatto e/o di diritto un paese a regime presidenziale), tanto più basso è il livello di democrazia che in quel paese viene applicato. Ciò comporta, senza eccezioni, che anche la qualità della vita in quei paesi sia più basso – talvolta tragicamente – che nei paesi a regime parlamentare.
Basti pensare ai paesi del centro-nord europeo (quelli genericamente chiamati “social-democrazie” e universalmente noti per l’alto tenore della qualità della vita dei loro cittadini): di quei paesi tre soli governanti ci sono storicamente noti – Olaf Palme, Dag Hammarskjoeld e Anna Lindh – ma solo perché furono assassinati, altrimenti sarebbero per noi rimasti, anche loro, dei perfetti sconosciuti.
Ma si pensi alla Svizzera che è il Paese che ci è fisicamente e culturalmente più vicino di ogni altro (abbiamo con essa addirittura in comune la massima parte del nostro confine territoriale ed anche una parte non trascurabile della popolazione), eppure non sappiamo e non abbiamo mai saputo chi la governasse. Di più: quello svizzero è il territorio più povero di risorse dell’intera Europa (più dell’Albania che almeno ha il mare), eppure, grazie a quell’alta forma di democrazia applicata, vi vive il popolo più felice (World Happines Report 2015 dell’ONU), prospero, ricco e democratico del pianeta.
Riflettete gente, riflettete.
N.B.: Come volevamo dimostrare! Giusto ieri Draghi e Macron, alla faccia del Parlamento e sotto lo sguardo paterno di Mattarella, hanno stretto un patto di particolare collaborazione e cooperazione tra Francia e Italia praticamente su quasi tutti gli aspetti della diplomazia internazionale ed anche nazionale. E il Parlamento? Con quello che ci costa, che ce lo teniamo a fare? Intanto il popolo plaude all’iniziativa, del tutto indifferente al fatto di essere stato espropriato della propria sovranità.
Non solo in Italia, dunque, il fascismo non è nato con Mussolini né è morto con lui.