
di Enzo Martinelli
SIENA. A quanti gli hanno chiesto se Matteo Renzi può far parte della comitiva del cosiddetto “campo largo”, il presidente Romano Prodi ha risposto che il politico fiorentino deve prima “pentirsi”, poi “fare la penitenza” e infine dovranno essere verificate le condizioni per ammetterlo al tavolo. Ruggine antica che alcuni attribuiscono alla mancata elezione di Prodi alla presidenza della Repubblica, fallita per i 101 parlamentari del PD che impallinarono il professore bolognese?
Sta di fatto che Renzi, a sinistra, vittime ne ha fatte molte. Scalzò Lapo Pistelli nella corsa a sindaco di Firenze, Bersani dalla sedia di segretario PD, Enrico Letta da quella di presidente del Consiglio, negò a D’Alema la nomina europea e lo costrinse a fondare “’Articolo 2”. Infine anche coloro che hanno una memoria lacunosa difficilmente dimenticano i suoi perenni strali contro Conte; si attribuì perfino il vanto di avere provocato la caduta del suo secondo governo.
Insomma da ogni parte del tavolo del campo largo trova persone scarsamente disponibili a ritenerlo interlocutore “affidabile”. Se si considera poi che con con il partito di Calenda le liti sono permanenti e con i Verdi e la Sinistra di Fratojanni i rapporti sono stati fin da ragazzo totalmente divergenti, si può cautamente affermare che una stanza nel palazzo dello Stato Maggiore del “campo largo” o una tenda nel giardino di pertinenza, sono per Matteo luoghi difficili da abitare… serenamente.
Renzi però orgoglioso, intelligente e determinato, nel bene e nel male, non si è scoraggiato di fronte a tante difficoltà. Si è autoproclamato il più energico oppositore di Giorgia Meloni, carta di identità che, secondo lui, dovrebbe assicurare e garantire tutti coloro che contendono il potere all’attuale maggioranza di centro destra. Per assecondare questa nuova linea politica (e forse per fare la penitenza richiesta) ha rotto ogni rapporto con quanti sognano o lavorano per costituire un terzo polo di centro. La scelta ha però provocato un ulteriore ridimensionamento degli elettori di Italia Viva, che i sondaggi collocano su percentuali di gradimento molto basse. Senza alleanze il suo giovane partito rischia dunque di sparire dalla geografia istituzionale.
In Toscana i consensi elettorali di Renzi, pochi o tanti che siano, ammainata la bandiera di Italia Viva, saranno così consegnati al PD tramite la lista del presidente Giani.
Le doti e l’intuito politico di Matteo, che sovrastano di gran lunga quelli dei suoi interlocutori in riva all’Arno, in questa fase in cui si elegge il Consiglio regionale, lo obbligano a proseguire i suoi giri nel contado di Canossa, per farsi perdonare il passato. Peraltro in Toscana la Meloni e la coalizione di centrodestra sono perdenti.
Sarebbe davvero ridicolo allora che a Firenze finissero all’opposizione sia Giorgia sia Renzi, che si dichiara il suo più grande avversario!
E in futuro poi che succederà? Come sempre il sole dell’avvenire… è lontano e la nottata… passerà! Oggi è l’ora di tirare a sopravvivere, conservando al meglio le doti che renderanno di nuovo Matteo protagonista a Firenze e a… Roma.