SIENA. Quattro di qua, cinque di là, ma sempre di pecore si tratta e sempre di pastori che pagano il prezzo per il mantenimento del lupo nei nostri territori, alcuni chiedono i danni, e così oltre alla presenza della lupa si trovano anche quella delle USL, della forestale, dei veterinari, che vanno a verificare il danno, che fanno dannare e perdere tempo, come se chi lavora ne avesse in abbondanza.
Intanto, alcune aziende delle provincie di Siena Arezzo e Grosseto chiudono i battenti e il loro sogno, di un lavoro con i propri animali, in mezzo alla natura è stroncato dalle bizze di chi vuole sapere ed essere certo che nei nostri territori esistono canidi a spasso della specie canis lupos, mi piacerebbe tanto vedere la loro faccia nel trovarseli davanti durante una passeggiata in mezzo ai campi, o durante una giornata a cercare i funghi, ma questo resterà un sogno.
I pastori invece, questa realtà la conoscono, a loro capita spesso di trovarsi a faccia a faccia con questo predatore e gli capita anche di dover restare inermi a guardare mentre gli attaccano il gregge, disarmati e senza possibilità di difesa, salvo i cani, che spesso fanno la stessa fine delle pecore.
Secondo questi signori che fanno leggi e decreti oltre che regolamenti e accordi, mentre il lupo ha tutto il diritto di vivere a scapito degli animali d’allevamento, i pastori e gli allevatori di bestiame in genere, hanno il dovere di pagarne le spese, L’assessore regionale, con grande orgoglio e tanta vivacità ha detto anche a mezzo stampa che la regione ha attuato i rimborsi a 155 allevatori che ne hanno fatta richiesta, per un totale di 537 mila euro.
Nessuno nota l’assurdità di questo fatto? Come minimo, togliendo chi ha preferito smettere, e chi, prima di perdere tutto il tempo che occorre per le verifiche preferisce arrangiarsi, sono stati comunque 155 aziende colpite dal lupo, centocinquantacinque persone messe in difficoltà e certamente ben oltre mille i capi abbattuti da questo selvatico. In Svizzera, certamente molto più attenti di noi al proprio ambiente, gli bastano venticinque capi da reddito uccisi in un mese dal
lupo, per agire attraverso gli abbattimenti.
Anche in Italia sono previste le deroghe, sono riportate nel decreto trecentocinquantasette, ma figuriamoci se qualcuno osa pensarci, rende troppo di più spendere i soldi in forma diversa, prenderli dall’agricoltura e farli passare dalle USL, dai centri di ricerca per monitoraggi e altre stupidaggini del genere. Volete capire o no che l’unica soluzione per ridurre il problema, pur salvaguardando la specie, è solo l’uso del fucile? Quando si arriva al danno che pregiudica il
reddito dell’uomo, la sua tranquillità, la sua incolumità, la reazione deve per forza essere determinata e risolvente, le parole, hanno sempre e solo risolto il problema di chi le dice, mai per chi le ascolta.
Massimo Mori
