L'analisi impietosa di Enzo Martinelli sulla situazione attuale

SIENA. Da Enzo Martinelli riceviamo e pubblichiamo.
“In uno dei servizi giornalistici che le cronache locali, quotidianamente rifornite dall’ufficio stampa delle Scotte, presentano ai lettori, si legge che nell’Azienda ospedaliera Universitaria senese lavorano 2.763 dipendenti pagati dalla Regione Toscana e 178 operatori (di cui 116 medici) a carico dell’Università di Siena. Il policlinico è dunque sempre più ospedaliero e sempre meno universitario, atteso che in questi ultimi anni è sempre più cresciuta la presenza della Regione Toscana e sempre più diminuita (quasi dimezzata) la componente riferita all’Ateneo. Non a caso nelle ultime elezioni per ricoprire la carica di Rettore, per anni espresso dalla Facoltà di medicina (Barni, Grossi, Tosi), il ruolo esercitato “dai baroni” e dai loro collaboratori, per l’esiguità della componente medica, è stato quasi nullo.
Al di là della scarsa rappresentanza accademica nella struttura ospedaliera, preme qui evidenziare un documento dell’ANAAO Assomed Toscana, un’organizzazione sindacale dei medici, in relazione al funzionamento delle scuole di specializzazione a Siena. L’associazione evidenzia che nessun medico si è iscritto a Siena per ricoprire i 31 posti a disposizione dal Ministero per la specializzazione in medicina di
emergenza urgenza. Nelle altre scuole di specializzazione italiane tale disciplina è coperta solo al 25-30 per cento. Ma scrive l’Anaao “a Siena anche un’altra scuola di specializzazione registra il 100 per cento dei posti rimasti liberi, in 12 scuole le mancate assegnazioni superano il 50% e in 11 di essi l’80%”.
Sono dati brutti e gravi nell’immediato che avranno riflessi negativi anche nei prossimi anni. Il vuoto attuale di iscritti si ripercuoterà infatti nella quinquennale durata dei corsi di specializzazione. Inoltre, in tempi di denunce e scioperi nelle università per carenza di finanziamenti
pubblici, avere a disposizione stanziamenti ministeriali e non aver possibilità di intercettarli si rivela davvero dannoso per l’Ateneo e per la città.
Il peso e l’orientamento politico della gestione della sanità locale sono evidenti. La Regione Toscana ha i soldi e quindi dà le carte, decide tempi e modalità d’intervento (vedi palazzo di Viale Sardegna). L’Università è costretta purtroppo a recitare la parte del figliol prodigo salvato dal fallimento finanziario (lo rivendicava l’ex presidente Enrico Rossi). E il Comune di Siena, territorio sul quale accadono i fatti accennati, che ruolo recita? Tesse la “rete” oppure è dentro la rete?
Il sindaco ha appreso dalla stampa il nominativo del nuovo direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale del sud della Toscana. Il fatto di
per sé non solo la dice lunga in termini di “educazione istituzionale”, ma soprattutto sui mancati possibili riequilibri politici nel settore sanitario dopo sette anni di gestione municipale da parte del centrodestra. Sembra che nella stessa maggioranza di Palazzo Pubblico si avvertano malumori sull’attività dell’assessorato competente impegnato “nei teorici discorsi sanitari” in supposti “stati generali” lontani dai bisogni e dalle attese delle gente. L’iniziativa comunale (concreta) di “dare la mancia” ai benestanti medici di base che operano nel Centro storico è stata definita ridicola dalla sinistra… e non solo.
In politica più che le illazioni e le chiacchiere contano i fatti e questi purtroppo non sono brillanti per la città e neppure per tutte le forze politiche che la rappresentano”.