Storia di una battaglia ancora in corso nell'analisi della rete dei comitati ambientalisi della Toscana
Riceviamo e pubblichiamo di seguito il testo dell’intervento del comitato all’assemblea della Rete di Comitati per la Difesa del Territorio (detto “di Asor Rosa”) in occasione dell’assemblea tenutasi a Firenze il 18 giugno scorso
L’ antefatto
La storia parte nel 2007, quando si costituisce il Comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano (l’aeroporto di Siena, situato nel Comune di Sovicille). I cittadini in massa si sono allora ribellati, di fronte alla prospettiva di uno scalo di 2 milioni di passeggeri l’anno entro il 2020. Particolare non secondario è il fatto che la proposta venne sostenuta all’epoca dai soci pubblici della Società aeroporto.
Da quel momento in poi la strada seguita dal Comitato è quella già percorsa da una nuova generazione di Comitati: un insieme di lavoro e creatività, che porta alla formazione di esperti non professionisti, interlocutori validi delle Istituzioni e portatori di interesse dei cittadini.
Ma negli avvenimenti che si susseguono si rintraccia un “filo conduttore coerente”: un susseguirsi di distorsioni delle regole e delle procedure da parte della “Società Aeroporto di Siena”, a cui si contrappone la determinazione del Comitato nel portarle allo scoperto e segnalarle a chi di dovere.
E’ infatti da tenere a mente che nel caso specifico la vertenza ha riguardato principalmente la contrapposizione tra Comitato e Società aeroportuale spa, con conseguenze non secondarie nello svolgersi degli eventi.
Nella prima parte della vicenda, due sono le tappe da ricordare.
La prima: nel 2009, anche a seguito delle segnalazioni del Comitato, arrivano in successione i pareri negativi (“allo stato delle cose”, si dice, cioè salvo dimostrazione contraria) di ENAC, Ministero dell’Economia e Ministero dei Trasporti, per irregolarità nel processo di privatizzazione e nell’accordo tra soci.
La prova più rilevante è con ogni probabilità un contratto per “facilitare” l’ingresso nella società del socio privato Galaxy Fund (di proprietà tra gli altri della Cassa Deposito e Prestiti), sottoscritto 5 mesi prima della pubblicazione del bando di gara, che ha poi portato all’ingresso di Galaxy nel 2008, con il 56,38 % delle quote. L’ evidenza, a parere del Comitato, è che si sia trattato di una aggiudicazione pilotata.
Il parere positivo del Ministero non è cosa da poco per la Società.
Infatti l’accordo tra soci della spa, sottoscritto nell’aprile del 2008, è condizionato al parere positivo del Ministero dei trasporti, entro il 31 Dicembre 2010.
Ma evidentemente il Presidente e il Consiglio della Società non si sono preoccupati più che tanto e sono andati avanti per la loro strada, facendo entrare Galaxy a tutti gli effetti nella Società nel maggio 2008, nonostante fosse già in corso l’indagine del Ministero (che ha poi portato all’espressione del parere negativo).
La seconda: contemporaneamente si formalizza un’inchiesta della Procura della Repubblica – in seguito ad un esposto del Comitato – per concorso in turbativa d’asta e falso in atto pubblico, che porta a 16 avvisi di garanzia, compreso quello al Presidente del Monte dei Paschi di Siena (socio privato della Società), e al sequestro delle azioni di Galaxy fund, con il conseguente congelamento del quadro societario. Un sequestro la cui sostanza – è bene ricordarlo – è quella della tutela dei soci pubblici, considerati come parte offesa.
Il Comitato ha vinto, almeno così sembra, e di questo ci rallegriamo tutti in occasione dell’assemblea della Rete dei Comitati AAR, a Luglio del 2010.
Ma non è questo il punto. Quello che è accaduto avrebbe dovuto indurre ad una riflessione sul modus operandi della Società e sulla opportunità delle scelte, ma ancor più sul ruolo dei soci pubblici all’interno della Società. Ci si aspetterebbe infatti che al di là della entità delle quote detenute, questi ultimi esercitino un ruolo sia propositivo che di controllo – e non solo formale – sulle decisioni prese e sul modo di procedere. Ciò che è accaduto da quel momento in poi dimostra purtroppo esattamente il contrario.
Gli sviluppi recenti
Gli avvocati di Galaxy (ma l’interesse è anche della Società aeroporto) si mettono al lavoro e nel dicembre 2010 la Procura della Repubblica accetta la richiesta di dissequestro delle azioni di Galaxy, tappa obbligata per il riassetto della Società, ponendo due condizioni: (a) l’approvazione di tutti i soci pubblici (cioè i soggetti danneggiati) di un “accordo transattivo” per il riassetto societario e (b) l’esecuzione degli adempimenti correlati.
Intanto le voci più informate, di prima e di seconda mano, sostengono l’ipotesi tranquillizzante che la Società si “riassetti” nella forma precedente a quella dell’ingresso del privato, ridistribuendo le quote ai soci pubblici, garanti di fronte ai cittadini del futuro dell’aeroporto. Così ancora una volta possiamo stare tranquilli!
Ma sia l’accordo transattivo che lo Statuto della nuova società – sottoposti all’ approvazione, mediante delibera, dei soci pubblici – dicono qualcosa di diverso.
In particolare il nuovo Statuto non assicura una quota maggioritaria per i soci pubblici, nè una presenza prevalente degli stessi nel Consiglio di amministrazione, a prescindere dalle quote. Le modalità della gara di privatizzazione sono tali da lasciare ai soci privati l’80% delle quote; l’accordo stabilisce inoltre il limite inferiore delle quote per i soci pubblici – non meno del 20% – secondo quanto prescritto per le società aeroportuali il cui sedime insista sul demanio pubblico.
Si smentiscono così le voci tranquillizzanti, solo sulla base di una accurata lettura delle carte.
Se poi si considera l’accordo transattivo, si rileva come sia sfavorevole sul piano economico per i soci pubblici; il valore delle quote è stato calcolato erroneamente a favore del socio privato, che viene liberato da ogni responsabilità pregressa e “liquidato” con una somma di denaro, senza chiedere al contrario di versare in proporzione la sua quota di perdite (5 mln in 3 anni).
Per completare il quadro e rendere appetibile ad eventuali futuri acquirenti privati l’”oggetto” aeroporto manca solo la concessione totale e ventennale da parte dell’ENAC (attualmente c’è una concessione annuale). Ma per questo è necessario che sia avvenuto il riassetto societario e il recesso di Galaxy in seguito al dissequestro delle quote.
Così la Società accelera i tempi, e attiva una procedura del tutto “inusuale”. Convoca per lo stesso giorno – il 25 marzo 2011– tre assemblee della società, in cui i soci dovranno deliberare a cascata su una serie di punti, quelli indicati dal Codice civile (il diritto di recesso del socio privato, la rinuncia ad esercitare il diritto di opzione, la riduzione di capitale, il nuovo statuto della società, i nuovi amministratori che comporranno il Consiglio).
Tutto in blocco, senza tenere conto dei tempi e delle modalità (ad esempio il deposito presso il registro delle imprese per un certo numero di giorni) previsti dal Codice civile per ciascuna di queste tappe, a garanzia dei diritti di eventuali terzi.
I soci pubblici, in particolare il Comune di Siena, il Comune di Sovicille (dove è situato l’aeroporto) e l’amministrazione Provinciale di Siena, sono chiamati a deliberare in tutta fretta, e nello stesso giorno (il 22 marzo) e alla stessa ora (come già nel primo atto di questa lunga storia, per l’ingresso di Galaxy fund) vengono convocati i Consigli comunali e provinciale.
A scatola chiusa, cioè senza conoscere il business-plan, che il Presidente della Società ha già inviato da tempo all’ENAC (e negato sia ai soci che al Comitato!). Ma nella delibera predisposta per l’approvazione, i Consigli candidamente “invitano la società aeroporto, dopo la conclusione dell’accordo transattivo, a presentare a tutti i soci pubblici un preciso e dettagliato piano di rilancio dell’aeroporto..”. Ciò potrebbe rivelare un rapporto molto singolare – di fiducia? – tra il Presidente della società aeroporto e gli amministratori locali, se non fosse smentito dagli eventi successivi.
Il giorno in cui i soci pubblici dovevano deliberare sull’accordo transattivo c’è stato un colpo di scena: i Consigli Comunali e provinciale, a partire dal Comune di Siena, decidono di rinviare il voto a data da destinarsi. Un miracolo del clima elettorale? Staremo a vedere.
Il risultato del mancato riassetto non è cosa da poco: infatti il mancato riassetto ha bloccato la possibilità per la Società di richiedere la concessione ventennale
Esisteva una scadenza per inoltrare la richiesta al Ministero (31 marzo, il che spiega la fretta nella accelerazione delle procedure); purtroppo a distanza di pochi giorni il Ministero ha provveduto a prorogare la scadenza a dicembre 2011. Per cui i giochi sono ancora aperti.
Perché è questo il vero obiettivo della Società, e lo è tuttora: quello di ottenere la concessione totale e ventennale in modo da rendere Ampugnano appetibile per eventuali acquirenti privati (ipoteticamente una compagnia low cost, con tutto quello che ne può derivare). Non a caso la società – con perdite annuali costanti (5 mln in 3 anni) – sta ora utilizzando i pochi fondi disponibili per rimodernare l’aero- stazione e rendere più presentabile l’areoporto.
Una prima considerazione che possiamo trarre da una analisi di ciò che si è verificato in questi anni è che i successi del Comitato – senza nulla togliere all’impegno e alla determinazione dei cittadini – siano stati resi possibili dalla incapacità e dagli errori della Società. Paradossalmente, se la società fosse stata più accorta e più capace, il Comitato avrebbe avuto minori possibilità di intervento, considerata anche la natura di una società regolata dal diritto privato.
Da cui nasce un quesito che riguarda non solo il caso Ampugnano:
ci chiediamo come si possa evitare che scelte così importanti per il futuro di un territorio e dei cittadini che lo abitano (e con effetti irreversibili) siano lasciate agli interessi di una piccola società con ambizioni locali.
Il che chiama in causa il ruolo dei soci pubblici, che dovrebbero essere i garanti degli interessi collettivi, nelle società partecipate.
Nel nostro caso le istituzioni si sono rivelate impotenti e incapaci di garantire, nei riguardi della società, il rispetto delle regole nonché la trasparenza e la disponibilità degli atti, che spesso i soci pubblici dimostravano di ignorare.
La politica è stata praticamente assente da questa vicenda e sembra che nessuno voglia assumersi la responsabilità di una scelta “scomoda”
Nel periodo elettorale il Comitato ha incontrato i candidati.
Il sindaco eletto, Ceccuzzi, in quota PD, ha riconosciuto che è mancato nella vicenda Ampugnano un ruolo politico dei soci pubblici istituzionali ed ha ribadito che le dimensioni accettabili dell’aeroporto sono quelle indicate dalla regione, di 100.000 passeggeri tra arrivi e partenze. Sembrerebbe un’assunzione di responsabilità, e speriamo che non si tratti solo di promesse elettorali.
Allo stato dell’arte, quale potrebbe essere il futuro di Ampugnano?
Tutto dipenderà dal fatto che la società ottenga o meno la concessione ventennale.
Se la otterrà, l’aeroporto verrà messo sul mercato.
Se non la dovesse ottenere si apre la possibilità che il sedime aeroportuale, in applicazione del federalismo demaniale, possa passare alla Regione.
In questo caso le scelte su Ampugnano potrebbero essere fatte non sulla base di particolarismi territoriali e nell’interesse di pochi ma in sinergia con il sistema regionale degli aeroporti, già allo studio, e più in generale dei trasporti. Ciò non sarebbe invece possibile nel caso di concessione ventennale, che vincolerebbe il sedime aeroportuale, sottraendo alla Regione ogni possibilità di intervento.
Assemblea della RETE, 18 giugno 2011