Una difesa dell'autonomia scolastica e dell'istituto in cui lui stesso ha perfezionato la sua fornazione

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che l’ex assessore Luciano Cortonesi ha scritto all’assessore provinciale Simonetta Pellegrini
“Cara Simonetta,
ho visto nei giorni scorsi che si è acceso un dibattito in merito alla decisione della Regione Toscana, su indicazione della Provincia di Siena, di chiudere il corso di costruzioni, ambiente e territorio per il prossimo anno scolastico all’ITIS T. Sarrocchi di Siena.
Ti scrivo perché vorrei portare la testimonianza ed il contributo di uno che nei banchi del Sarrocchi ha visto formare la propria crescita umana e professionale. Una preparazione tecnica di alto livello che mi ha consentito, in seguito, di raggiungere importanti traguardi e cogliere apprezzabili soddisfazioni nello specifico settore di competenza.
Sono uno dei tanti che da quella specializzazione “edilizia”, che oggi si vuol chiudere, ha ottenuto un bagaglio di nozioni e conoscenze pratiche, di basilare aiuto nella vita e nella crescita lavorativa. La scelsi proprio per questo, perché, rispetto al corso dei Geometri era più operativa e più attinente e vicina alla realtà delle costruzioni. Perché ti inseriva, già a sedici anni, dentro i cantieri edili. Non a caso il mio diploma è di Perito Edile Capotecnico.
Eppure all’epoca (anni 70) andava per la maggiore il Bandini, il diploma tecnico per antonomasia era quello di Geometra. Andare al Sarrocchi era considerato di serie B, la sede divisa tra Fortezza e S. Domenico non era il massimo e le dotazioni didattiche non sempre all’altezza dei bisogni. La specializzazione Edilizia aveva una sola sezione e poco numerosa. Eppure non mi risulta che all’epoca nessuno, ne’ a Siena ne’ a Firenze, abbia pensato di attuare “salvataggi politici” spostando a colpi di direttive gli allievi dal gettonato Bandini al misero Sarrocchi.
Poi, come spesso accade nella vita, le posizioni si invertono ed oggi vediamo una situazione totalmente capovolta. Forse sarà stato merito dell’innovazione dell’offerta formativa del Sarrocchi. Forse merito degli amministratori provinciali di allora che vollero una sede nuova. O forse perché il mondo del lavoro ha premiato una preparazione tecnica più pratica e meno teorica. Fatto sta che sempre più ragazzi e genitori si sono orientati per quel percorso di studio. Tutte cose che rientrano nella normalità.
Quello che a me, invece, sembra poco normale è che oggi la politica scenda in campo per dire dove si deve andare a scuola. Perché negli anni settanta non lo fece per il Sarrocchi? Forse perché era ed è sensato e giusto lasciare la libertà di scelta.
Vero che, da quanto si apprende dalla stampa, su questo argomento vi è una corresponsabilità della Regione. Vero che le amministrazioni locali debbono essere vicine alle aziende in crisi, come sembra sia oggi il Bandini, ma da qui a mettere in atto veri e propri dispositivi legislativi, mi sembra eccessivo. Tra l’altro proprio in un momento storico, caratterizzato da un diffuso sentimento antipolitico, alla faccia dell’autonomia scolastica, la politica vuol imporre alle famiglie dove devono andare a scuola i propri figli!
In una società sempre più indirizzata a libere scelte e liberi mercati, non credi che questa imposizione, di sapore monopolistico, ricalchi impostazioni vecchie retrograde? Oggi come allora l’offerta formativa dei due istituti è sensibilmente diversa ed una globalizzazione didattica credo sia poco opportuna e sicuramente non apprezzata dagli studenti.
A mio modo di vedere la Provincia, insieme alla Regione, invece di risolvere la crisi a colpi di deliberazioni, forse dovrebbe intervenire per analizzare i motivi della scarsa affluenza al Bandini, aiutando quella direzione didattica a fare una autoanalisi anche critica. Un aiuto vero, non è spostando d’ufficio un corso di costruzioni, bensì spronando a rinnovare l’offerta didattica, aggiornandola alle nuove richieste. Ad esempio perché non si pensa a nuovi indirizzi, come quelli legati al turismo, all’arte, al restauro, alle energie rinnovabili, ecc. Insomma: “invece di dargli un pesce, insegnagli a pescare”
Forse così aiuteremmo veramente il Bandini, che potrebbe andare incontro ad uno sviluppo nuovo e di aiuto alla nostra collettività. Evitiamo di offrirgli l’appoggio ad una stampella effimera e, forse, anche temporanea.
Ti ringrazio dell’attenzione,
Luciano Cortonesi