SIENA. “Di proposito, avevo deciso di prendere la parola quando la Festa era conclusa e solo per sottolineare alcuni aspetti fondamentali del significato del tutto laico del Drappellone, limitandomi comunque ad esprimere un ponderato giudizio sui simboli aggiunti sulla corona della raffigurazione mariana, penso ancora senza alcun carattere offensivo ma solo di omaggio interreligioso.
Precisare che tale immagine non è la "Madonna di Provenzano" perché vi è indicato altro, è una considerazione di fatto e non può essere ritenuto integralista o oscurantista un Vescovo che, dinanzi a tante sollecitazioni ad esprimersi chiaramente, cerca di spiegare serenamente il significato non trascurabile dei simboli di fede cattolica, senza mancare di rispetto alle opinioni altrui.
Ora dopo la presa di posizione del Sindaco e soprattutto in seguito all’attacco offensivo dell’Assessore alla Cultura, pur contrariamente al mio stile di non parlare, e tanto meno fare polemiche, specie in tempo di Palio e, a Siena già di fatto in una anticipata campagna elettorale, non posso lasciar correre come se niente fosse avvenuto. I due interventi successivi mi hanno fatto capire che, pur spenta la "tempesta mediatica" esterna, la polemica a Siena continua ed è quindi interna allo stesso Popolo delle Contrade al quale abbiamo fatto riferimento sia io che il Sindaco come il vero protagonista ed anche vero "giudice" di ogni aspetto della Festa.
L‘attacco evidente con accuse sproporzionate mi fanno supporre che l’Arcivescovo venga usato piuttosto come "capro espiatorio" per rispondere con troppa assolutezza alle molteplici lamentele ricevute.
Agli sconclusionati addebiti rispondo che è assolutamente fuori luogo il riferimento alle dotte citazioni sul rapporto della Chiesa con gli Artisti, dato che nella mia dichiarazione non c’era alcun riferimento a tale riguardo. Agli artisti del "sacro" la Chiesa non ha mai chiesto il giuramento di fede né la coerenza morale, ma ha sempre usato solo immagini che in qualche modo l’esprimessero. Ben vengano artisti che riescano a trasmetterci l’espressione del "trascendente", purché di questo si tratti. Del tutto gratuito è pure il giudizio "di censura e di discriminazione particolarmente oscurantista" e addirittura di inquisizione, persino con il riferimento alle "braghe" messe ai nudi della Cappella Sistina di Michelangelo. Un paragone ridicolo.
Non ho espresso un giudizio negativo sull’opera di Hassoun, non ho fatto distinzioni etniche, non ho detto che l’immagine non esprima il volto della Vergine Maria. Dopo aver indicato le regole del gioco, richiesto da più parti, ho solo specificato che non è la "Madonna di Provenzano", per il semplice fatto che ci è scritto altrimenti attraverso i simboli aggiunti. Se alla Madonna ci si scrive sotto un altro nome di una qualsiasi signora, si può dire che si è sublimata la figura di chi vi è ritratta, ma non la Vergine Maria venerata a Provenzano. E non si può dire che i simboli non parlino perché il Drappellone di Siena ne è volutamente pieno con l’indicazione scrupolosa di chi vi partecipa. Basta pensare agli stemmi delle Contrade e mi chiedo se sarebbe permesso ad un artista di interpretarli come vorrebbe.
Precisare che tale immagine non è la "Madonna di Provenzano" perché vi è indicato altro, è una considerazione di fatto e non può essere ritenuto integralista o oscurantista un Vescovo che, dinanzi a tante sollecitazioni ad esprimersi chiaramente, cerca di spiegare serenamente il significato non trascurabile dei simboli di fede cattolica, senza mancare di rispetto alle opinioni altrui.
Ora dopo la presa di posizione del Sindaco e soprattutto in seguito all’attacco offensivo dell’Assessore alla Cultura, pur contrariamente al mio stile di non parlare, e tanto meno fare polemiche, specie in tempo di Palio e, a Siena già di fatto in una anticipata campagna elettorale, non posso lasciar correre come se niente fosse avvenuto. I due interventi successivi mi hanno fatto capire che, pur spenta la "tempesta mediatica" esterna, la polemica a Siena continua ed è quindi interna allo stesso Popolo delle Contrade al quale abbiamo fatto riferimento sia io che il Sindaco come il vero protagonista ed anche vero "giudice" di ogni aspetto della Festa.
L‘attacco evidente con accuse sproporzionate mi fanno supporre che l’Arcivescovo venga usato piuttosto come "capro espiatorio" per rispondere con troppa assolutezza alle molteplici lamentele ricevute.
Agli sconclusionati addebiti rispondo che è assolutamente fuori luogo il riferimento alle dotte citazioni sul rapporto della Chiesa con gli Artisti, dato che nella mia dichiarazione non c’era alcun riferimento a tale riguardo. Agli artisti del "sacro" la Chiesa non ha mai chiesto il giuramento di fede né la coerenza morale, ma ha sempre usato solo immagini che in qualche modo l’esprimessero. Ben vengano artisti che riescano a trasmetterci l’espressione del "trascendente", purché di questo si tratti. Del tutto gratuito è pure il giudizio "di censura e di discriminazione particolarmente oscurantista" e addirittura di inquisizione, persino con il riferimento alle "braghe" messe ai nudi della Cappella Sistina di Michelangelo. Un paragone ridicolo.
Non ho espresso un giudizio negativo sull’opera di Hassoun, non ho fatto distinzioni etniche, non ho detto che l’immagine non esprima il volto della Vergine Maria. Dopo aver indicato le regole del gioco, richiesto da più parti, ho solo specificato che non è la "Madonna di Provenzano", per il semplice fatto che ci è scritto altrimenti attraverso i simboli aggiunti. Se alla Madonna ci si scrive sotto un altro nome di una qualsiasi signora, si può dire che si è sublimata la figura di chi vi è ritratta, ma non la Vergine Maria venerata a Provenzano. E non si può dire che i simboli non parlino perché il Drappellone di Siena ne è volutamente pieno con l’indicazione scrupolosa di chi vi partecipa. Basta pensare agli stemmi delle Contrade e mi chiedo se sarebbe permesso ad un artista di interpretarli come vorrebbe.
L’Arcivescovo non si è mai attribuito l’onere del "placet definitivo all’esposizione del Palio", e non a caso ha voluto sottolineare che la committenza spetta al Comune di Siena che non può non essere in sintonia con il Popolo delle Contrade. E perché questo avvenga, senza continue inutili polemiche, non è male servirsi di una consulenza adeguata, anche perché se così scrive e commenta l’Assessore alla Cultura, si è ben lungi dalla capacità di rispettare i contenuti della fede cristiana e della religiosità popolare che fanno parte, anche se non esclusiva, delle radici della nostra Festa”.
Arcivescovo di Siena
Antonio Buoncristiani